Il Presepe Dipinto di Mario Carotenuto, il Crocifisso ritrovato, il consesso di Studio Apollonia, la renaissance del Centro Storico
Olga Chieffi
“….Qua poi ci vengono tutte le montagne con la neve sopra. Le casette piccole per la lontananza. Qua ci metto la lavandaia, qua viene l’osteria e questa è la grotta dove nasce il Bambino. Te piace, eh? Te piace!”. E’ questo il presepio della tradizione, il presepio di Luca Cupiello, costruito e fortemente voluto quale simbolo di quel mondo che è cancellazione e rigenerazione del Tempo, completamente nuovo, nel quale tutti desiderano ri-nascere a una vita non più basata sul privilegio e sulla discrimazione, in questa vacatio, in questa sospensione del quotidiano, in questo arresto momentaneo del normale ritmo di vita, il desiderio di eliminare tutto il male del mondo, per cui si instaura una dimensione di ritorno all’”initium mundi”, prima che la Storia regolasse gli accadimenti umani, in un continuo divenire: ultima meta la Morte. E’ giunta la sera dell’antivigilia di Natale la notizia che è mancato ai vivi Peppe Natella, nel tempo della preparazione ad una nascita, nella sera di massimo da fare per l’attesa di questa notte, nella sistemazione, magari di un’ ultima statuina, un angelo, un cesto di frutta scelto proprio nella sua bottega. Peppe era, anzi, è teatro, ceramica, scenografia, poesia, musica. Ma il suo nome è legato a filo doppio con il Presepe Dipinto di Mario Carotenuto, un presepe che accompagna la città da ben 25 anni, nato da quella mancanza di gioia che fu il terraemotus dell’80. Tutti conoscono le storie vive che sono dietro quelle sagome, l’incontro tra Mario Carotenuto e Concetta Barra, trasformatasi in qualche minuto da elegante signora in zingara musicante, dell’ottusa immobilità del carabiniere, dello sguardo infinito di Alfonso Gatto, racchiudendo poi, tutta la storia, il sentire di una Salerno continuamente rinnovatesi. Peppe accompagnava spesso, quasi per mano, i visitatori in questo mondo di sogno, suo l’invito a conciliare con la vuota civiltà dell’immagine, della macchina, con le emozioni, quelle indecisioni, quell’Angoscia, quel Dubbio che è e sarà solo dell’Uomo e dell’ Arte. Ma l’Uomo riesce a dimenticare le proprie tradizioni, la sua memoria. Ed ecco che Peppe Natella inventa il Crocifisso Ritrovato in cui il centro storico di Salerno ritorna indietro nei secoli per animare la brillante primavera del nostro Sud, immergendola in un’atmosfera di antiche locande e botteghe artigiane, tra mangiafuoco, trampolieri e decine di artisti di strada che sfilano in costume tra via Masuccio Salernitano, largo San Petrillo, piazza Abate Conforti, largo Cassavecchia, piazza Tempio di Pomona, piazza Alfano I, largo Barbuti e largo Campo, con cortei storici che attraversano le vie del centro guidati dai trombonieri, manifestazioni in costumi medioevali, rievocazioni storiche, botteghe artigianali e performance di artisti di strada, affidati a gruppi provenienti da tutta Italia, come la compagnia del sipario di Verona, la compagnia degli arcieri di Avalon di Salerno, il gruppo di rievocazione storica di Monna Cinzia da Fabriano e l’associazione specializzata in danze medioevali “Il Contrappasso”, degustazioni di prodotti tipici dell’enogastronomia del territorio, reinterpretati secondo le ricette dell’epoca di Manfredi, che nel 1259 istituzionalizzò la Fiera salernitana, spettacoli teatrali e musicali, relativi allei personaggi e alle leggende di quel tempo. Il cuore di Peppe era stato rapito anche da un altro luogo affascinante, la Chiesa di Santa Apollonia, che la curia gli aveva affidato per animarla. Nasce così Studio Apollonia, un laboratorio aperto, un luogo di incontro e di confronto, uno spazio dove il tempo interiore si fa presente di azioni e di riflessioni. L’antica chiesa si ripropone come fucina di idee, esperienze ed iniziative, cenacolo multiculturale e multidisciplinare in una società confusa nel labirinto di incertezze e crisi, per un rinnovato ruolo della cultura che riconosca nella bellezza il valore primario da cui ripartire. In questo spazio grazie alla completa disponibilità di Peppe Natella, sono state e sono in essere mostre, c’è una fitta programmazione musicale, presentazioni di libri, rassegne di teatro contemporaneo, il conservatorio Martucci, ivi propone al pubblico, i più valenti allievi e maestri della propria istituzione, con un Festival di musica da camera impreziosito da produzioni originali, tra cui un elegante allestimento dell’Opera da tre Soldi del binomio Brecht-Weill, che verrà riproposta al teatro Augusteo di Salerno e nella Sala del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, a fine dicembre, da oggi con una dedica particolare. Grazie a questi atti d’amore non ci sarà mai una fine. Negli occhi di Peppe, che abbiamo incrociato, tra le bacchette internazionali del Salerno Festival, e il verde acqua di quelli del pastore Alfonso Gatto, siamo riusciti sempre a leggere l’incanto che non è solo meraviglia, ma è continua riflessione: la riflessione del “cogito”, che prova insieme l’angoscia del silenzio e la gioia del “canto” delle cose. L’invito è quello di incamminarci sulle strada segnata da Peppe per continuare, per sempre, a domandare e a meravigliarsi, per scoprire nuovi mondi, nuovi sentimenti da cogliere, nuove nascite, in un viaggio che ci porti a vedere allo stato puro, la propria essenza.