Il Gip: Alfieri e gli ambienti criminali - Le Cronache Ultimora
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Il Gip: Alfieri e gli ambienti criminali

Il Gip: Alfieri e gli ambienti criminali

di Erika Noschese

Preoccupante propensione e disponibilità a realizzare i propri interesse elettorali anche avvalendosi dell’apporto di ambienti criminali di elevato spessore. È il profilo che il giudice per le indagini preliminari Annamaria Ferraiolo tratteggia di Franco Alfieri, ex sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, raggiunto, nella giornata di giovedì, da un provvedimento di arresti bis, accusato di scambio di voto politico mafioso. Il Gip evidenzia come, in occasione dei fatti contestati, manifestava una peculiare abilità, ponendo quale condizione per la sua candidatura la partecipazione alle competizioni elettorali di Stefania Nobili, moglie di Roberto Squecco, per assicurarsi un notevole incremento di voti. Un rapporto di amicizia che va avanti fino a quando l’ormai ex sindaco non decide di ripulirsi l’immagine e prende le distanze dalla camorra con un segnale inequivocabile: l’abbattimento del lido Kennedy di proprietà dell’imprenditore capaccese. Alfieri, secondo quanto emerge, non sarebbe tornato in carcere in quanto dimissionario ma il Gip mette nero su bianco che «maturava sul territorio profondi e ramificati legami politici, certamente spendibili in funzione di interessi scambievoli con gli ambienti criminali». Arresti domiciliari scattati per l’assessore Maria Rosaria Picariello, Antonio Cosentino e Domenico De Cesaree in quanto per loro vi è il pericolo di commettere altri delitti simili. Dunque, vi è il pericolo di reiterazione del reato mentre il «presupposto dell’attualità richiede una valutazione prognostica, in ordine al periculum libertatis nella sua dimensione temporale, fondata sulle modalità del fatto, sulla personalità del soggetto e sul contesto socio ambientale in cui egli verrà a trovarti ove non sottoposto a misura», si legge nell’ordinanza. Squecco dunque, secondo quanto emerge dall’intercettazione, era diventato il nuovo boss, sostituendo di fatto il boss Giovanni Marandino, noto sul territorio. L’ultimo esponente del clan è deceduto e l’imprenditore, che gestiva una società di 118 operante a Capaccio Paestum, si era imposto come boss, intrattenendo rapporti con la malavita. Braccio destro Antonio Bernardi, vigile urbano in servizio a Capaccio Paestum, che – secondo il Gip – mostrava una allarmante disponibilità nei confronti di Roberto Squecco, nella piena consapevolezza della sua capacità criminale, denotando una notevole propensione a dare esecuzione alle sue direttive illecite, sintomatica di uno stabile inserimento nel circuito criminale ruotante attorno alla sua figura carismatica e di una personalità negativa e dedita alla commissione di condotte illecite, indicativa di un elevato rischio di recidiva specifica. Ruolo fondamentale anche quello svolto da Michele Pecora, funzionario del Comune, che ha mostrato una preoccupante disponibilità nei confronti di Squecco di cui conosceva il carisma criminale, rendendosi disponibile a fornire il proprio contributo per l’attuazione alle sue direttive illecite e denotava uno stabile inserimento dell’ambiente delittuoso ruotante attorno all’imprenditore, sintomatico di un elevato rischio di recidiva specifica. E per queste ragioni che sono scattati, per tutti gli indagati, che saranno ascoltati prossimamente.

1 Commento

    Poco da commentare non li mollate continuate ha chiedere a Borrelli di non lasciarci soli c’è ancora tanta roba da portare a galla ma la procura cosa fa?

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