Dalla tre giorni di masterclass svoltasi tra il verde del monte Vellizzano, i premi dopo il concerto finale diretto da Giovanni Liguori. Soddisfazione dei clarinettisti docenti Giammarco Casani, Gaetano Falzarano e Fausto Franceschelli, che hanno trascorso giornate di intenso lavoro e condivisione
di Olga Chieffi
“Francesco Florio ha vissuto cercando di accendere una scintilla negli allievi, la volontà di andare oltre il suono, il ritmo, oltre se stessi, inseguendo quel profumo del rischio e dell’azzardo che rende memorabile un’esecuzione e la vita stessa”. L’alea, la sfida, l’agone artistico è ciò che ha augurato di seguire e perseguire, attraverso la ricerca e lo studio, ricordando il Maestro Francesco Florio, Don Marco, il quale negli splendidi e ordinati spazi, valorizzati da una raffinata illuminazione, del Convento dei Frati francescani, tra il verde del monte Vellizzano, unitamente a Don Fabio, ha accolto gli oltre quaranta ragazzi che hanno partecipato alla masterclass, di alta formazione, che ha segnato anche il debutto dell’ associazione musica, arte e spettacolo dedicata al primo maestro di sassofono italiano, presieduta da Gerardo Ferrentino. Sono stati tre giorni intensi tra competizione, masterclass, conferenza, nozioni di manutenzione dello strumento e musica d’insieme dalle ore 8 alle 24. Grande soddisfazione da parte dei tre docenti Giammarco Casani e Gaetano Falzarano del conservatorio di musica Giuseppe Martucci di Salerno e Fausto Franceschelli, docente presso il conservatorio di musica Nicola Sala di Benevento, nonché del Maestro Giovanni Liguori, che ha svolto l’attività con il coro dei clarinetti, preparando il concerto finale, con prove a fine giornata. Attività full immersion, quindi, che nel corso della tre giorni, ha salutato la presentazione del libro “Il clarinetto in Italia” redatto dal musicologo Adriano Amore, un interessante incontro sulla manutenzione del clarinetto tenuta dal Maestro Tommaso Di Riso e una competizione “Cavallini Prize” riservata ai corsisti con l’esecuzione di un capriccio a libera scelta tra i trenta raccolti nell’edizione Ricordi. Gli sponsor RZ Woodwind Manufacturing, Henri Selmer, Zac legature, Jewel legature, Vandoren, Raffaele Inghilterra e la casa editrice “Edizioni Diarmonia”, che hanno sostenuto non solo l’iniziativa ma offerto i premi ai vincitori e alle menzioni speciali, a partire dal vincitore assoluto Gianmarco Lonardo, seguito da Maria Apuzzo e Francesca Pitasi, quindi Michele Pisciotta, Carmine D’Alessio, Leandro Fanelli, Elpidio Matteo Buonpane, Paolo Sabatino e Vincenza Fiorillo. Gran concorso di pubblico, con autorità religiose, civili e militari della città di Solofra per il concerto serale, che ha avuto un virtuosistico preludio con l’Histoire du Tango di Astor Piazzolla, eseguito dal Mediterranean clarinet quartet, con Francesco Pio Ferrentino al piccolo in Mi bemolle, Raul Jaine e Francesco Liguori ai clarinetti in Si Bemolle e Alberto Apicella al clarinetto basso una sorta di piacevole malinconia, di lento abbandono, di gioco consapevole che si esprime anche al di fuori della danza, in un pensiero sinuoso, elegante, razionale e mobile del quale i ragazzi sono riusciti a creare, un equilibrio di atmosfere, spazi, silenzi. In campo il vincitore del concorso GianMarco Lonardo che ha eseguito il Concertino in mib op. 26 di Weber controllo, staccato facile, venerazione maniacale della partitura, lucidità del fraseggio, piena rotondità del suono, quasi perfezione dell’intonazione, ma eravamo all’aperto in una giornata ventosa. Applausi e il coro di clarinetti guidato da Giovanni Liguori ha dato inizio ad un lungo intervento, spaziando da Claribel di Roland Cardon al Preludio dell’Attila di Verdi, con i suoi contrasti emotivi, ma semplice e lineare. Si è proseguito con il Balletto egiziano di Alexandre Luigini e l’intermezzo dalla Cavalleria Rusticana, con Giovanni Liguori che ha esibito direzione passionale ed espressiva, attento alla coesione d’insieme e ancora Fanta Verdi una fantasia per coro di clarinetti, con i temi più amati, il verismo e l’ancia evocativa per Pagliacci di Leoncavallo e il solo di Leandro Fanelli per Ständchen, Serenata, di Franz Schubert, la quarta composizione della raccolta Schwanengesang, connotata da sonorità che ci hanno condotto a contatto con la Natura, attraverso un sentimento che, come avviene in genere per Schubert, viene vissuto in modo molto intimo. Due i brani dedicati “Cum Tarantola” composto per quartetto di sassofoni da Ciro Ferrigno in memoria del M° Francesco Florio e affidato al coro di clarinetti, dalla tessitura non semplice e dissonante, liberatoria nel finale, e Clarinet Memories, una fuga su temi di Ernesto Cavallini, un omaggio al compianto clarinettista Raffaele Di Costanzo di Walter Farina, dalla fresca e vivida intenzione, per chiudere con il Theme for clarinet e la Jewish Suite due pagine composte da Michele Mangani, dalle speziature Klezmer. Non c’è musica senza festa nè il contrario: alla fine del concerto il momento conviviale, i commenti, le memorie delle grandi stecche, gli aneddoti, dalle marachelle ai fervori calcistici, non potevano mancare, poiché Gioco e quindi musica, Gioia, Terra e Conoscenza, in greco hanno la stessa sorridente radice.