Il discorso di Rosa Volpe - Le Cronache Ultimora
Ultimora Salerno

Il discorso di Rosa Volpe

Il discorso di Rosa Volpe

di Michelangelo Russo

E’ la voce di una ragazza quella che domina il silenzio più assoluto dell’affollatissima grande aula C del nuovo Tribunale, dove la Corte attesta l’avvenuta presa di possesso del nuovo Procuratore Generale. Il timbro giovanile di Rosa Volpe mitiga la severità delle frasi che pronunzia, semplici nel contenuto, ma terse e limpide come un cristallo tagliente che ferisce l’arroganza cupa di chi pensa di scardinare il delicato equilibrio della Carta Costituzionale indebolendo la Magistratura; custode e garante delle libertà fondamentali tutelate dalla Repubblica, nata dalla Resistenza. Nell’ora drammatica che la giustizia si prepara a vivere, la voce ferma di Rosa, con il garbo contenuto ma implacabile delle parole che dice, è come una ventata di aria fresca, primaverile; che contrasta in modo stridente con le urla da piazza che certi politici al Governo hanno lanciato, nelle ultime ore, per scatenare la faziosità dei loro seguaci nella sedicente lotta alle correnti politicizzate dei Giudici. Riportando così, alla memoria, l’incendiario Nerone che lanciava la campagna contro i cristiani, accusati di avere appiccato il fuoco. O l’incendiario Adolf Hitler, che tuonava contro gli ebrei, accusati di avere acceso loro il fuoco sotto il Reichstag di Berlino. Rosa Volpe inizia il suo discorso ringraziando innanzitutto la presenza dei vecchi Magistrati in pensione, che numerosissimi hanno accolto il suo invito alla cerimonia. Accenna all’importanza di un filo di continuità che avverte tra le generazioni di giudici. Che ringrazia ancora per gli insegnamenti che ha ricevuto nel corso della sua carriera. Questi colleghi, aggiunge, sono tutti diversi tra loro, ma da ognuno di loro ho appreso cose che ho fatto mie, e a loro devo oggi quella che sono. Poi, il discorso va a quello che è il suo programma. Un inedito richiamo ai poteri e ai doveri del Procuratore Generale. Un dovere di vigilanza, innanzitutto, sul buon andamento delle Procure del territorio distrettuale. Una vigilanza fatta essenzialmente di interlocuzione continua con i Procuratori; ma anche di attenzione ad una uniforme e costante attività di intervento della Pubblica Accusa, affinché non rimangano, pur nel rispetto della gravosità degli impegni dei Sostituti Procuratori, fasce o casi singoli di possibile denegata giustizia. Questo in nome dell’eguaglianza, per dettato costituzionale, di tutti i cittadini di fronte alla legge. Non sono parole di circostanza. Poi Rosa Volpe cita la campagna diffamatoria in corso nei confronti della Magistratura. E ricorda le parole di Piero Calamandrei, tra i padri della Costituzione, quando (nel 1935) scrisse l’insuperato saggio Elogio dei Giudici affermando l’infelicità della loro posizione: accusati di continuo di essere uomini di parte dal perdente in una causa, convinto, in buona o spesso in malafede, che il suo Giudice fosse dolosamente partigiano. E’ una critica evidente alle accuse di partigianeria politica dietro le quali si nascondono i progetti di separazione delle carriere e di sdoppiamento del Consiglio Superiore. Il discorso roccioso termina in una ventina di minuti in cui non si è sentita una mosca. Non prima che il Procuratore Generale abbia ricordato che le Mafie non sono quelle che sparano. Ma sono soprattutto quelle degli affari illegali e dei patrimoni cresciuti in violazione della legge. E’ chiaro che il contrasto ai capitalismi illeciti è l’obiettivo principale del programma di Rosa Volpe. Che ha detto pure che tre cose contraddistinguono la civiltà di ogni Stato: la Salute; la Cultura, e cioè in primis la scuola; la Giustizia. Un applauso interminabile chiude la cerimonia. Tra i saluti finali, si avvicina al Procuratore Generale una signora che le tende la mano, chiedendo “Come devo chiamarla, Vostra Eccellenza?” E Sua Eccellenza il Procuratore Generale risponde: “No! Rosa, semplicemente Rosa” Auguri, Rosa!

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *