Il decreto sulla semplificazione edilizia - Le Cronache Attualità
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Il decreto sulla semplificazione edilizia

Il decreto sulla semplificazione edilizia

di Michele Russo

E’ stato pubblicato in gazzetta il decreto legge n. 69 sulla semplificazione edilizia e urbanistica, che spesso abbiamo sentito definire “nuovo condono edilizio”. Diciamo subito che da una prima lettura si può sicuramente escludere che si tratti di un “condono edilizio” se ci riferiamo alle precedenti norme della legge del 1985, del 1994 ed anche a quella del 2003. Non si potranno “condonare” abitazioni, nuovi vani ed ampliamenti se non di molto modeste dimensioni, in contrasto con le norme urbanistiche vigenti. L’esperienza, tuttavia ci ha insegnato che un giudizio definitivo lo potremo dare solo al termine dell’iter parlamentare di conversione del decreto legge, quando sarà varato il testo definitivo. Qualche considerazione sparsa, in ogni caso, si può fare su alcuni punti che appaiono significativi. Il decreto sancisce che non costituiscono violazione edilizia le variazioni dimensionali, realizzate prima del 24 Maggio 2024, nella misura del 5 % per unità immobiliari fino a 100 mq, del 4 % da 100 a 300 mq, del 3 % per le unità immobiliari di superficie da 300 a 500 mq e del 2% oltre i 500 mq. In sostanza per un’abitazione di 120 mq ad esempio non sarà considerata violazione un aumento di superficie del 4 % ovvero di 4,8 mq. Si comprende quindi che siamo di fronte ad un lieve aumento della tolleranza che era già prevista al 2%, che potrebbe essere utile per la regolarizzazione di modeste difformità.L’applicazione di tali tolleranze è automatica e non richiede la presentazione di alcun titolo autorizzativo, apposito. Altra importante norma è quella introdotta per sanare le parziali difformità ai permessi di costruire o alle Scia. In questi casi, può essere ottenuta la regolarizzazione se l’intervento realizzato risulti conforme alla sola disciplina urbanistica vigente al momento della presentazione della domanda e non anche a quella vigente all’epoca della realizzazione dell’opera. Viene eliminata quindi la necessità della doppia conformità, che resta solo per le opere prive di permesso di costruire. La somma da corrispondere viene individuata in misura pari al doppio dell’aumento di valore dell’immobile, ovvero se le difformità fanno aumentare il valore della unità immobiliare di 10.000 euro si dovranno corrispondere 20.000 euro a titolo di oblazione, con un massimo in ogni caso fissato pari a euro 30.984 euro. Un ulteriore principio importante di rilievo è l’introduzione del silenzio-assenso decorsi 45 giorni sulle richieste di permesso di costruire o scia in sanatoria, per le parziali difformità. Seil Comune non si pronuncia la domanda si intende approvata. In precedenza anche per queste richieste valeva il silenzio-rifiuto per cui il cittadino decorsi 60 giorni era costretto a ricorrere al TAR se l’Amministrazione non si pronunciava nei termini, cosa che avviene nella quasi totalità dei casi, con uffici tecnici salvati dallo scudo del silenzio rifiuto. Ora invece dovranno pronunciarsi. Sicuramente discutibile, e di non semplice applicazione, invece è la previsione che nel caso in cui non sia possibile accertare l’epoca di realizzazione dell’abuso dovrà essere il tecnico incaricato ad attestare sotto la propria responsabilità quando sia stato realizzato l’intervento. E’ evidente che tale responsabilità, ovvero la dichiarazione sull’epoca dell’abuso, ha senso attribuirla unicamente a chi lo ha realizzato ovvero il proprietario detentore dell’unità immobiliare. Infine da segnalare, sempre per gli interventi in parziale difformità, la possibilità di ottenere anche successivamente l’autorizzazione paesaggistica. In sintesi quindi il provvedimento prevede un lieve aumento delle tolleranze costruttive e la possibilità di regolarizzare difformità se conformi alle norme urbanistiche attuali. Sarebbe utile un confronto parlamentare serio con il contributo di tutte le forze politiche per migliorare il decreto, fermo restando che siamo abituati oramai al muro contro muro, con posizioni scandite da slogan e quasi mai a confronti ragionati sul piano del merito, cosa che invece sarebbe utile al paese.