Il declino di Salerno - Le Cronache Ultimora
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Il declino di Salerno

Il declino di Salerno

di Alberto Cuomo

C’è una locuzione, ricorrente nella lingua napoletana, usata per indicare un uomo borioso che non si accorge di gonfiare il petto in situazioni miserabili, tali da non motivare il suo mettersi in mostra: “fa il gallo sulla monnezza”. E che Salerno e la Campania sia nella “monnezza”, quella vera e quella metaforica, dove razzolano molti galli, è evidente a tutti. Nella nostra città anzi, forse essendo piccola, la monnezza è anche oltre l’evidenza. Si pensi a quello che un tempo era la passeggiata per lo shopping, o solo per divagarsi. Oggi non esistono più i bei negozi presenti appena qualche anno fa, dal momento sono stati costretti alla chiusura molti commercianti storici e, persino, i punti vendita di nuovi marchi a carattere nazionale che avevano scelto la nostra città credendo alla propaganda deluchiana. Si ricorderà che dietro l’enfasi della cosiddetta “città europea” veniva millantato per Salerno un futuro con circa 200mila abitanti secondo la falsa previsione del Puc di Bohigas, ben pagato dall’amministrazione. Sarà stato per questo che l’azienda Benetton, produttrice di capi di moda popolari, aprì in città un ampio store, per poi negli anni più vicini a noi, ridurre drasticamente i suoi spazi. Quale sintomo migliore per indicare il declino di Salerno? In giro per la città si vedono intere strade con serrande chiuse, come è per via Da Procida che pure ha conosciuto anni addietro una buona rivitalizzazione. Restano i pochi esercizi con i marchi in franchising e una infinità di negozietti extracomunitari che vendono cianfrusaglie o bibite in automatico, forse rivolti a fare fatture per chi sa quale cartello. Il centro storico, la parte cioè della città che più attrae i turisti del week end (non certo il crescent o i casermoni targati Rainone, Ritonnaro, Postiglione, Chechile etc.) è del tutto abbandonato e con esso la villa comunale che meriterebbe una revisione dopo l’incongruo “restauro” di un modestissimo paesaggista. Resterebbe lo svago di una passeggiata sul lungomare, ma anche questo è devastato, sia perché sovente gli alberi che cadono per il vento, non essendo potati, non vengono sostituiti, sia per l’indecente cantiere di un fantomatico parcheggio interrato, fermo da oltre 10 anni interrompendo il cammino sul lato della strada carrabile. Come mai è stato consentito il progetto di un tale parcheggio in un’area dai diversi vincoli? Quello del demanio marittimo, inalienabile secondo norma di legge, quello della Soprintendenza e quello urbanistico, dal momento il lungomare concorre allo standard di verde urbano. Essendo anzi un vero e proprio servizio pubblico, possibile che nessuna autorità si interroghi sulla sua interruzione? Su quali errori siano stati fatti per dare inizio all’appalto? Che siano tutti dietro De Luca a fare i “galli sulla monnezza”? Il salto dalla lingua napoletana a quella del sol levante è lungo, ma il termine Zen, presente nell’idioma giapponese, e nel credo buddista, a significare la meditazione sulla vita, ovvero sull’istante che passa, è stato utilizzato, di recente da Vincenzo De Luca per sottrarsi alla domanda provocatoria di un giornalista sul familismo di Giorgia Meloni, cui il nostro ha risposto affermando di essere in fase zen. Quale sia il tema della meditazione del presidente regionale non è dato sapere, mentre, al contrario, è stata esposta ai quattro venti l’intenzione di Edmondo Cirielli di candidarsi alla presidenza della Campania. Cosa ha fatto cambiare idea al generale dei Carabinieri che la volta scorsa non volle candidarsi contro De Luca? Oltretutto, da sempre, da quando Berlusconi guidava il Centrodestra la candidatura per il vertice regionale era prenotata da Forza Italia. E invece, a consolidare l’idea di un candidato di Fratelli d’Italia è intervenuto proprio un esponente del partito berlusconiano, Stefano Caldoro, già presidente regionale e antagonista, per il vero molle, di De Luca. Il rapporto tra l’attuale presidente regionale ed il generale Cirielli è un pò curioso, nel senso che suscita curiosità. Non si può dimenticare che, quando giunsero alla Camera alcuni nastri di intercettazioni telefoniche, forse compromettenti, riguardanti De Luca, la commissione Giustizia presieduta da Cirielli ne dispose la smagnetizzazione, ovvero la distruzione. Inoltre è sicuramente curioso il fatto che è stata per diversi anni assessora al bilancio del comune di Salerno la professoressa Paola Adinolfi, moglie del capo di gabinetto del presidente della provincia Cirielli. Viene pertanto da pensare che la fase zen di De Luca riguardi proprio la sua ricandidatura, ostracizzata dalla segretaria del suo partito e quindi a rischio di essere isolata contro un avversario forte, anche delle simpatie dell’intera arma dei carabinieri. A voler essere malpensanti immaginando una fantapolitica, potrebbe ritenersi vi possa essere un accordo trasversale tra destra e sinistra circa candidature forti o deboli. Vale a dire che la rinuncia ad un candidato forte di una compagine in una regione potrebbe indurre il partito avversario a rinunciare ad un suo candidato forte in un’altra regione. Certo appare impensabile ma non impossibile.