Questa sera, alle ore 20,30, il coro diretto da Caterina Squillace si esibirà nella chiesa di San Giorgio
Di Olga Chieffi
Dopo un’estate molto intensa, tra partecipazione a concorsi e festival internazionali, in giro per l’Italia, questa sera, il Coro Polifonico Casella di Salerno torna a esibirsi nella propria città, tra gli stucchi dorati del gioiello barocco che è la chiesa di San Giorgio. Una serata in cui le sonorità arcaiche e quelle contemporanee dialogheranno e si confronteranno in un fluire musicale che esalta e dà potenza alla parola. L’organico diretto da Caterina Squillace dedicherà la prima parte ad un eterogeneo repertorio sacro che verrà inaugurato dalla suggestiva atmosfera, schizzata dell’Ave Maria, in latino, di Roberto Padoin, seguita da un altro omaggio a Maria firmato da Peter Damon Reid. Segue un canto che celebrano il mistero dell’incarnazione del Verbo e rievoca la nascita di Gesù: Pastores dicite, un mottetto natalizio dello spagnolo Cristóbal de Morales (ca 1500-1553), rappresentativo della polifonia sacra spagnola del Cinquecento, strettamente legata a quella romana della stessa epoca. Passaggio in Inghilterra con il Thomas Tallis di “If ye love me” sul testo tratto dall’Evangelio di Giovanni, un mottetto in cui prevalgono i gradi congiunti dalla polifonia semplice e di grande effetto straordinariamente efficace, nella espressione fervida della Parola di Dio. Si passerà, quindi, a Napadly písne, il primo dei cinque brani a cappella composti da Antonin Dvoràk nell’op.63, dal titolo Nel regno della natura. God rest you merry, gentlemen, uno dei più antichi canti natalizi esistenti, risalenee al 1500 o ancora prima, che fa riferimento anche al celeberrimo “A Christmas Carol” di Dickens, darà inizio alla parte del concerto con musiche attese in questo periodo, quali Bianco Natale di Irving Berlin, elaborato da Matteo lannone e Jingle Bells, che continuerà con Ave Regina Coelorum di Marco Ferretti, un’eterea composizione contemporanea che privilegia i timbri più chiari, e O magnum mysterium (2000) di César Alejandro Carrillo. Salto in Ungheria con il Canto della Sera, di Zoltàn Kodàly, con il quale inizierà un lungo viaggio, tra le tradizione musicali del mondo, passando per Across the bridge of hope Jan Sandström, e le sonorità scandinave, la Spagna di Nocturno de la ventana di Emilio Solè su testo di Federico Garcia Lorca, Cancion azul de cuna ancora di Emilio Solé. Chiusura con due celeberrimi canti natalizi, “Ding Dong! Merrily on High” , un grazioso branle tratto dall’Orchesographie di Thoinot Arbeau datata1588 su testo di George Ratcliffe Woodward e armonizzato da Charles Wood, e Ring Christmas Bells di Mykola Leontovich, il Bach Ucraino, in cui gioca con la polifonia, la variabilità del timbro delle voci e l’imitazione.