«La visita di Matteo Renzi a Salerno è, come ormai consuetudine del premier, il solito spettacolo pirotecnico con molte luci e poca concretezza. Il giro “turistico” di Renzi ha toccato solo i punti migliori di Salerno, l’impianto di compostaggio e Marina di Arechi. Ma Salerno non è solo quello, anzi la vera città la si conosce se si va alla Cittadella Giudiziaria, alla Stazione Marittima, al Crescent, al Palazzetto dello Sport e nelle periferie, lì non è tutto avvolto dall’alone dorato delle bugie di De Luca»: così Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera dei Deputati. «Il nostro primo ministro afferma, forse perché ancora una volta non è ben informato sui fatti, che con De Luca il Pil aumenterebbe, mi ritrovo a dovergli ricordare che Salerno è un comune in deficit strutturale nonostante sia uno dei capoluoghi con la tassazione più alta d’Italia, con l’addizionale Irpef allo 0,8% (il massimo consentito dalla legge), la Tasi al 3,3 per mille (massimo consentito dalla legge) e l’Imu sulla seconda casa al 10,6 per mille (massimo consentito dalla legge). Ma ancora peggio – prosegue – il premier si permette di venire al Sud e di dire che l’Italia è uscita dalla crisi mentre il Mezzogiorno no e che questo non lo fa andare a letto la sera. Se Renzi avesse davvero a cuore il destino del Meridione ammetterebbe che il suo Governo non ha fatto nulla di concreto per il Sud, per incentivarne la ripresa, anzi peggio lo ha “derubato” di tre miliardi e mezzo di euro. Se Renzi, avesse una coscienza invece di venire a Salerno a raccontare favolette, direbbe che quei tre miliardi e mezzo del piano di azione e coesione per il sud, sono invece stati destinati alle decontribuzioni per le assunzioni del Jobs Act. Il lavoro in Italia deve assolutamente ripartire ma non lo si può fare rapinando la zona più in difficoltà dell’Italia, quella che dovrebbe essere aiutata di più, quella che dovrebbe ricevere più finanziamenti. Se fino ad oggi il venditore di fumo che si aggirava per la Campania era uno solo, ora grazie alla visita di Matteo Renzi sono in due». (re.cro.)
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