di Gemma Criscuoli
“Queste sono solo parole: sono mazzarelle e non bacchette magiche”, afferma il giovane Alfonso mentre impara a leggere e a scrivere. La cultura e la consapevolezza, l’una figlia dell’altra, sono da sempre invise a ogni potere autoritario. Per questo restano la strada più sicura –non certo la più semplice -per restare fedeli a se stessi. Appassionato affresco di una Sarno alle prese con gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, “Il circolo degli illusi” (Edizioni Oedipus) è il romanzo di Rosa Montoro che si caratterizza per una scrittura concreta e vivida, profondamente empatica nei confronti di luoghi e personaggi. Il titolo allude ai socialisti di Giovanni Amendola, bollati appunto come illusi dal fascismo nascente per la fame di giustizia e di uguaglianza che li pervade. Tra di essi il proprietario terriero Antonio Lauria, trait d’union tra le figure in gioco, ha deciso di non abdicare alla propria umanità, neppure quando si trova dinanzi a uomini brutali come Mimì, che ha guadagnato l’odio del figlio Sebastiano nato da uno stupro, o quando deve fronteggiare la terribile precarietà generata dal conflitto. L’opera si basa sul dissidio tra due forme di tenacia: quella di chi pretende il mondo ai propri piedi, come i gerarchi, o non intende cambiare nulla di ciò che ha intorno, e quella di chi non può fare a meno di amare e di desiderare una vita migliore. Nonostante sia destinato a sperimentare il dolore della perdita, Antonio non cesserà di provare un’agguerrita avversione per il male, soprattutto quando quest’ultimo sarà celato sotto la maschera della rispettabilità. Un esempio di tenacia distruttiva è Amelia, moglie del proprietario, che nell’affetto ossessivo verso il figlio Alfonso cerca il riscatto da una vita che l’ha resa oggetto dei disegni altrui, imprigionandola in un rancore che sarà spietato quanto la cecità di chi non ha riconosciuto in lei una persona. L’inferiorità della donna è visione ribadita dall’anziana serva Filomena, che nella sua sensibilità fa da contraltare alla padrona, ma non può che proteggere contro ogni sopruso: è il ventre che accoglie come la natura dove trova la morte. La caparbietà di chi può solo ascoltare le proprie viscere a dispetto di un mondo che crolla si incarna in Carmela, ragazza affidata a casa Lauria dal padre per sottrarla alla miseria, che, nell’amore per Alfonso, troverà la forza di affrontare la solitudine, la paura e la violenza. “Il circolo degli illusi” è leggibile come un romanzo di formazione. Nonostante le sventure, Carmela imparerà a percepire se stessa come una creatura che deve vivere e lottare, trovando nei sentimenti la consapevolezza che il contesto le ha negato fin dalla fanciullezza. Credere nel prossimo e nella passione può sembrare un comportamento da illusi, ma non esiste altro mezzo per distinguere i vivi da coloro che sono morti prima ancora di finire in una fossa, perché hanno rinunciato (o non hanno voluto affidarsi) alla forza dell’immaginazione e del desiderio.