Il caleidoscopio musicale dei Canti Orfici - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il caleidoscopio musicale dei Canti Orfici

Il caleidoscopio musicale dei Canti Orfici

 

Presentato il progetto della Fondazione Alfonso Gatto, omaggio a Dino Campana, realizzato da Roberto Del Gaudio e Maurizio Giannella

 

Di OLGA CHIEFFI

 

In una movimentata serata, nella Sala Pasolini, è stato presentato il progetto della Fondazione “Alfonso Gatto”, dedicato a Dino Campana. Un tetraedro, ovvero uno di quei prismi che va a comporre il caleidoscopio, nonché una piramide, simbolo dell’orfismo, schizzata dai disegni sognanti di Stefania Chieffi, su progetto grafico di Valeriano Forte, racchiude un compact, su cui sono stati incisi, nell’interpretazione del “virtuoso” Roberto Del Gaudio, seguendo le trame sonore di Maurizio Giannella, cinque “Canti Orfici”, “Sogno di prigione”, “La giornata di un nevrastenico”, “Passeggiata in tram in America e ritorno”, “Scirocco” e “Crepuscolo mediterraneo”. Filippo Trotta, presidente della Fondazione Gatto, ha spiegato come è nato questo omaggio a Campana, ideato due anni orsono, in occasione del centenario della pubblicazione dei “Canti Orfici”, quando gli stessi Giannella e Del Gaudio misero su la performance, che oggi è racchiusa in questo compact disk. Un ricordo, che non è solo riferito a quel verso che ha infranto il quadro ordinato dell’esperienza poetica del secolo breve, imperniata unicamente intorno ai nomi delle “tre corone” (Saba, Ungaretti e Montale), ma al legame con Alfonso Gatto il quale, insieme ad Eugenio Montale, dette giusta sepoltura al “Matto di Marradi”. Roberto Del Gaudio ha stregato un pubblico, purtroppo pretestuoso ed egocentrico, con la narrazione del suo avvicinamento all’opera di Dino Campana, acquistata a Portalba su di una bancarella ai tempi del liceo e mai più abbandonata, latrice di un segno poetico ispirato e ispirante, ritrovato nel dire di Carmelo Bene, in un rècital-zuffa al teatro Augusteo di Napoli. Maurizio Giannella ha quindi illustrato il suo lavoro musicale, sui cinque canti in cui il pianista ha aggirato la scelta tra l’universo acustico e quello elettronico, insistendo sulle zone intermedie tra la sintesi e la produzione strumentale (armonica), dove proliferano suoni “diversi”, una volta si sarebbe detto “spettrali”, come ad esempio in Sinfonia sorda per violino e pianoforte. Nei frammenti di berceuse su cui s’inserisce l’intensa lettura di “La giornata di un nevrastenico”, rileviamo un’attenta cognizione del processo sonoro e la convinzione che al centro della musica debba rimanere la percezione del suono più che le note di una partitura: l’ascolto non è un semplice corollario già fissato nel segno, derivato da un “artefatto” ormai concluso, autonomo, ma una parte fondamentale della musica nel suo sviluppo reale. Una valorizzazione del potere magico della parola, all’ esaltazione rituale del verbo, al recupero della parola-suono e della parola-gesto, da parte di Roberto Del Gaudio che sposa la composizione di Giannella, la quale ci conduce e ci fa ritornare da qualche arido paradiso, vasto e silenzioso, spazio di contemplazione su fondo di derive vaporose di gusto francese. L’essenza di questo progetto va cercata nel regno molecolare del divenire trasversale. Le pulsazioni che vibrano attraverso la musica e la poesia non sono ricorrenze misurate, ma ritmi a-metrici dell’incommensurabile e dell’ineguale. E il tempo rivelato nella musica è più quello di aion che di chrònos, il tempo fluttuante dell’haecceitas e del divenire di un symbolon caleidoscopico e iridescente, che è quello dell’arte tutta.