Doppio appuntamento al massimo cittadino, nella prima serata dell’anno, alle 18,30 e alle 21,30 per l’orchestra del Teatro Verdi diretta da Gaetano Soliman
Di OLGA CHIEFFI
Ritorna Gaetano Soliman alla testa dell’ Orchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi” dopo averla preparata praticamente per l’intera stagione appena conclusa con Traviata. Si ritroverà il maestro veronese, dopo la buona prova del 2015 per brindare per ben due volte con il pubblico salernitano che, da anni, ormai costringe la nostra formazione principe a concedersi, in doppia esecuzione, alle 18,30 e alle 21,30 all’abbraccio di quanti amano scambiare gli auguri tra gli stucchi del Teatro Verdi. Eterogeneo il programma proposto dopo che l’orchestra avrà firmato anche il Capodanno del Festival di Ravello, con una scaletta diversa e agli ordini di un altro direttore, tour de force che solo dei coscienziosi e validi professionisti possono permettersi. S’inizierà con la scintillante ouverture del Die Fledermaus, un pot-pourri dei temi dell’operetta, dal valzer che chiude il secondo atto, alla polka, al grande solo dell’oboe, fra loro collegati da qualche battuta in La, con cui il brano si apre. Omaggio al Johannes Brahms con le più famose delle Danze Ungheresi, la prima, la seconda e la quinta, piccoli capolavori di estro e vivacità tzigana che hanno sopportato indenni decenni di trascrizioni e adattamenti, in cui tutto riesce di una grande varietà e di una verve irresistibile per il pubblico. Tutto nel finale e nell’inizio del Nuovo Anno è mirato alla scomposizione e alla ricostruzione del tempo, di un Tempo nuovo e migliore. Ci verranno in soccorso, al gran Galop, le ore della celebre danza a loro dedicata da Amilcare Ponchielli nella Gioconda, con la raffinatezza del controtema di ben sedici misure affidato a fagotti e celli che parte con una battuta di ritardo creando quel fascinoso sfasamento ritmico che rende questa pagina insuperabile. Seguirà l’intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, dal grande afflato lirico, scritto come un’aria strumentale ricreante l’assolato ambiente siciliano, prorompente in una grande, passionale melodia degli archi, rinforzata dall’organo interno e punteggiata dall’arpa. Ed eccoci all’attesissimo Bolero di Maurice Ravel, che chiuderà la prima parte della serata, apoteosi di un’architettura sonora della quale nemmeno il più piccolo dettaglio va perduto all’ascolto, latore di un’idea di simmetria perfetta (binaria) che si scinde generando sottili asimmetrie che dinamizzano la realtà vivente e pulsante, che è, però, ternaria. Seconda parte interamente dedicata alla Vienna degli Strauss. S’inizierà con l’An der schonen baluen Donau op.314 di Strauss, per il quale si deve soltanto accennare alle prime tre note della triade di re maggiore, che tutti i volti si accenderanno di subito entusiasmo, “Una specie di “Marsigliese” –come titolò il Tout Paris – di pace in cui riconoscono il loro canto e simbolo nazionale tutti gli austriaci”. Ritorna il pipistrello con la Tik-Tak-Polka, op. 365, arrangiata con i motivi dell’operetta. La polka deve il suo titolo al tema principale del secondo atto, il duetto dell’orologio fra Rosalinde e Eisenstein, e ad altri motivi presenti nelle arie dell’operetta: Kein verzeih’n! Der Heisenstein, Wie fliehen schnelldie Stunden fort! e l’aria di Adele Spiel ich die unschuld vom land. A seguire la Tritsch-Tratsch-Polka di Johann Strauss, con la sua freschezza, divertente e piccante strumentazione. Non mancherà il Kaiserwalzer, con il suo monumentale tema di marcia lenta in 4/4 che cede il passo ai tre quarti d’un valzer languido e dolente, quasi un Walzer-Requiem, per usare un’espressione di Hanslick, nel cui noto ondeggiare si affievoliva l’eco dell’eccidio di Mayerling, ennesimo colpo inflitto dalla sorte alla vita privata dell’imperatore più tetro d’Europa. Ancora una Polka veloce, stavolta del talentuoso Eduard Strauss Bahn frei! op. 45, prima di Wiener Blut op.354, lineare e semplice, la vena melodica di che scorre attraverso le varie parti di questa pagina, giungendo ad una coinvolgente coda. Si continuerà con un gioiellino di Josef Strauss Plappermäulchen! op. 245, uno spensierato scherzo musicale dedicato alla figlia Karoline. Finale con forse il più rumoroso dei brani di Strauss: piatti e grancasse a volontà, fulmini e saette, ma l’atmosfera è assolutamente gioiosa. All’inizio un forte rullo di timpani si presenta ogni quattro misure, mentre ogni battito della melodia discendente della seconda metà è sottolineato dallo scontro dei piatti. Il tamburo risponde in sintonia con la melodia dei legni che dà inizio alla seconda, spostando l’accento sulla seconda nota della battuta, fino alla chiassosa coda conclusiva. Finale con la Radetzky March, scritta in onore del Felmaresciallo Johann Wentzel conte di Radetzky di Radez, repressore implacabile dei moti rivoluzionari del ’48 e vincitore di Custoza, salutata dal tripudio sin dalla sua apparizione perfino delle folle italiane al passaggio della tournèe di Johann II a pochi anni dalla terza guerra d’Indipendenza.