di Andrea Pellegrino
C’è una interrogazione parlamentare sul caso Ideal Standard. L’atto è a firma dei deputati del Movimento 5 Stelle, Angelo Tofalo, Roberto Fico e Salvatore Micillo ed è stata indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. L’interrogazione è stata depositata lo scorso 16 dicembre e l’iter è attualmente in corso. «Ideal Standard – dicono i parlamentari che riprendono quanto denunciato da Cronache del Salernitano – è una grossa realtà industriale che da quasi cento anni opera nel settore dell’arredo con stabilimenti in Italia; il 2005 fu l’anno d’inizio del progetto «Seapark»: dalla chiusura dell’unità produttiva di Salerno decretata dal gruppo dirigenziale della Ideal Standard, alla trasformazione in un parco acquatico, cosa mai avvenuta. Ma è successo che gli operai hanno tombato la copertura dei capannoni fatta completamente in amianto». Il quadro che emerge dopo la chiusura non è dei migliori, proseguono i deputati: «L’ultimo dipendente dell’ex Ideal Standard, morto per una malattia incurabile, è M. D. S, 66 anni di Salerno. La settimana scorsa è deceduto E. B.: stessa malattia, stesse cause. Il numero dei morti è salito a 60 in meno di 20 anni, tutti con malattie tumorali. Indefinito il numero dei malati, per molti di loro non c’è speranza. Tra le probabili cause scatenanti delle neoplasie la presenza di amianto nell’industria che realizzava sanitari. E nel famoso e triste opificio salernitano l’amianto non sarebbe mancato. Oltre agli impasti utilizzati per la realizzazione delle ceramiche, anche la copertura dei capannoni era completamente rivestita di eternit. L’Ideal Standard risale agli anni 60, periodo in cui veniva largamente utilizzato l’amianto per la costruzione dei capannoni». Ma c’è di più, concludono: «L’amianto, i dipendenti dell’ex Ideal Standard, l’avrebbero toccato con le proprie mani. Dopo la dismissione dell’impianto, i tanti dipendenti finiti in strada hanno avuto l’ingrato e pericoloso compito di interrare nelle varie vasche presenti nella struttura, il materiale di vario genere, tra cui proprio l’amianto, con una possibile contaminazione, dunque, del sito. Un compito toccato agli operai dal 2000 al 2004, quando si è proceduto al completo smantellamento dell’opificio. Vasche che ancora oggi sono visibili all’interno dei vari capannoni dell’ex struttura della zona industriale di Salerno».