Nel silenzio assordante di proprietà e dirigenti, dopo l’ennesimo campionato anonimo dal ritorno in B, la Salernitana riparte da Fabrizio Castori. Un allenatore che, per usare un eufemismo, non rievoca dolci ricordi dopo l’esperienza della stagione 2008-2009 sotto la gestione Lombardi. Tante, all’epoca, le critiche piovute addosso all’ex allenatore del Cesena, sia per il (non) gioco espresso dalla squadra e, soprattutto, per la controversa gestione di Roberto Merino, esploso proprio dopo il suo addio. Un amore mai sbocciato tra Castori e la piazza di Salerno e un astio reciproco dimostrato, tra l’altro, a più riprese nel corso degli anni, ogni qualvolta il trainer marchigiano ha messo piede all’Arechi. Una scelta, con queste premesse, che sa quasi di affronto. L’ennesimo nei confronti della tifoseria, stanca dell’andazzo generale e desiderosa di dare una scossa all’ambiente. Un ambiente ormai completamente in preda alla delusione, alla rabbia, ma soprattutto, cosa ben più grave, caduta nel torpore derivante da cinque campionati da “film già visto”. Difficile infatti, anche per i più ottimisti, immaginare il tanto agognato cambio di rotta con un allenatore reduce da due retrocessioni in altrettante stagioni. «La situazione non è semplice. Lotito ha svuotato completamente quelle che sono le prerogative del tifoso – dice Adolfo Gravagnuolo, che aggiunge – Ha tolto non solo la speranza di una promozione, ma anche quella di una salvezza. Il tifoso non è un esteta del bel gioco, vuole solo tremare per esultare. Quando hai tolto questo, come ha fatto la proprietà, hai tolto tutto. Castori è la continuità non di un disegno, ma del modo di fare che ha questa società. Un po’ come quando il professore batte il pugno sulla cattedra e chiede ai suoi alunni di non dare fastidio. Con la differenza, però, che i tifosi non sono gli alunni di Lotito e possono benissimo decidere di non andare più a “scuola”». Della stessa opinione anche Antonio Di Filippo: «Penso sia inutile attardarsi nell’analisi tecnica di allenatore, calciatori e quant’altro. La scelta di Castori è semplicemente l’ennesimo tassello di un brutto puzzle, di una ridicola farsa . Castori non è altro che l’ennesimo “Yes man” al servizio del padrone. Purtroppo – evidenzia Di Filippo – le scelte tecniche non mi appassionano più. Le disquisizioni tecnico-tattiche si fanno con società normali, che possono vincere e perdere e che possono indovinare e sbagliare la scelta dell’allenatore, del direttore e dei calciatori. Noi non abbiamo né l’opportunità e né tantomeno la possibilità di vincere». Più cauto, invece, il commento di Andrea Criscuolo: «Dopo l’amarezza del mancato raggiungimento dei play-off mi sono preso una pausa di riflessione. Sulla notizia dell’ingaggio di mister Castori preferisco non esprimere ancora alcun giudizio, nel senso che prima di pronunciarmi in modo netto, attendo la campagna acquisti. Come SC2010 abbiamo chiesto una squadra ancora più competitiva dello scorso anno e quindi un campionato da protagonisti. Pertanto, affinché ciò avvenga, è necessario non smantellare l’organico di questa stagione, a partire da Cicerelli e Lombardi, e rafforzarlo con giocatori di prima fascia e di categoria che possano fare la differenza. Uno per ogni reparto. Poi sicuramente anche qualche giovane, non di primo pelo, che abbia già dei campionati di B alle spalle. Insomma, una squadra che onori la maglia ogni domenica e palesi la volontà della proprietà di lottare per la vittoria del campionato». Deluso, invece, dalla scelta di Castori, il tifoso Luca Carignani: «L’unica motivazione che potrei accettare è che la scelta di Castori sia derivata dagli ultimi mesi alla guida del Trapani, in cui stava compiendo un autentico miracolo. Certamente è un allenatore di categoria, ma è chiaro che, dopo aver avuto Ventura, si tratta dell’ennesimo ridimensionamento. Se con Ventura l’obiettivo era ricostruire, valorizzare i giovani ed eventualmente raggiungere i play-off, con Castori che segnale vuole dare la società se non quella di un ridimensionamento? – precisa Carignani, che poi conclude – Se si vuole puntare seriamente alla vittoria, francamente, non si parte con Castori. Sono deluso non solo dalla scelta in sé, ma soprattutto dal fatto che una società economicamente potente non abbia alcuna intenzione di costruire qualcosa di importante. Castori è l’ennesima conferma delle reali volontà della società. La Salernitana viene solo ed esclusivamente utilizzata per far crescere i giovani della Lazio… e nulla più». Rassegnato, in chiusura, anche lo stato d’animo di Alberto D’Aiuto: «Credo che purtroppo, dopo 5 anni di fallimenti e continue prese in giro da parte di questa proprietà indegna, sia diventato inutile parlare di calcio giocato. Quella che va in scena a Salerno da 5 anni a questa parte è una farsa, un inganno meschino. Quindi, che si tratti di Castori o di Guardiola o di Klopp, il destino della Salernitana, con questa proprietà, è segnato. Se proprio vogliamo addentrarci nelle dinamiche puramente sportive, con il ritorno di Castori si va in una direzione diametralmente opposta rispetto a quella intrapresa con Ventura. Il suo è un calcio basato sul catenaccio e sul contropiede, a differenza del possesso palla tanto caro all’ex CT. Ed ecco che, quindi, va a farsi benedire il tanto decantato progetto. Castori, dal canto suo, ha comunque un curriculum di tutto rispetto, e credo che alla fine possa portare la squadra alla salvezza. L’unico, reale obiettivo della dirigenza».
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