di Monica De Santis
Si aprono le porte dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Salerno ai piccoli ucraini giunti a Salerno con le loro mamme per scappare dalla guerra. Sei in tutto i bambini, di età compresa tra i 3 e i 10 anni, accolti, dai loro coetanei, nell’auditorium della scuola, dove erano presenti anche alcuni docenti, una mediatrice culturale, tanti colori, fogli, merendine e succhi di frutta. Una mattinata iniziata in musica con gli studenti della Giovanni XXIII che hanno accolto i nuovi amici e compagni di scuola cantando alcuni brani celebri come “Immagine” di John Lennon, un inno per un altro mondo, un mondo che tutti sogniamo, dove la guerra e la barbarie non ci sia più. I piccoli sono arrivati accompagnati dalle mamme e da una nonna. Sul loro volto lo stupore per quell’accoglienza così speciale ricevuta da quei bambini di poco più grandi di loro. Uno dei piccoli ospiti, non è riuscito a staccarsi dalle braccia della madre, mentre gli altri hanno preso posto intorno al banco rotondo posto nel mezzo dell’auditorium ed hanno iniziato a colorare e disegnare. Niente grembiule per il loro primo giorno di scuola, ma vestiti tipici ucraini. Tante le emozioni che si sono vissute ieri mattina. E le lacrime sono apparse sui visi di molti dei presenti. Compreso nonna Nadia Martyniv, che ha accompagnato la nuora ed i suoi nipotini di 5 ed 8 anni. In Ucraina nonna Nadia, in Italia da 10 anni, e con un passato di insegnate di lingua e letteratura ucraina e polacca, ha lasciato due figli, che, come racconta lei stessa, “non possono venire in Italia. Devono rimanere a combattere, come tutti gli uomini dai 18 ai 70 anni. Li sento tutti i giorni. Ora sono più tranquilli perchè sanno che i bambini e la loro madre sono al sicuro. Sono io che non sto tranquilla, perchè non so quello che potrebbe succedergli”. Nonna Nadia guarda con amore quei due suoi piccoli bambini e racconta che durante il viaggio che dall’Ucraina li ha portati in Italia passando per l’Ungheria, il più grande si chiedeva perchè avesse dovuto lasciare il papà, i primi giorni li ha passati a piangere, cercando il padre, ora però sembra essere più tranquillo. Un viaggio lungo, conclusosi mercoledì scorso con l’arrivo a Salerno e l’ospitalità presso l’appartamento, che una famiglia di Salerno, aveva libero e che ha messo a loro disposizione. “Quando sono arrivati, si guardavano intorno, sono rimasti affascinati dal mare e anche dal fatto che qui non c’era la guerra”. Ad aiutare nonna Nadia a riabbracciare sua nuora ed i suoi piccoli, il grande cuore dell’ingegner Luigi Conte, che conosceva la professoressa ucraina da tempo, da quando era stata badante di sua zia. E’ stato lui ad organizzare l’arrivo dei piccoli con la loro madre a Salerno. E sempre lui ha trovato loro una casa ed ora si sta occupando di tutto il resto, compreso l’iscrizione a scuola, per far si che i piccoli possano trovare una parvenza di normalità, ma soprattutto integrarsi in questa nuova comunità, dove sono stati catapultati a vivere. “Non ha avuto dubbi, quando è iniziata la guerra, ed ho saputo dei nipotini di Nadia, mi sono messo a disposizione per aiutarla. Ho un’esperienza internazionale alle spalle, ho lavorato anche in Russia, conosco molto bene chi sono i russi, e conosco molto bene anche il loro ambiente. Quindi sapevo che l’unica possibilità che avevano per sopravvivere era farli uscire immediatamente dall’Ucraina, perchè noi possiamo solo immaginare a cosa possono arrivare quei signori che stanno invadendo”. L’ingegner Conte è sicuro che come lui, tanti altri salernitani, ora si attiveranno per aiutare queste donne ed i loro figli… “Abbiamo un grande cuore, l’abbiamo sempre dimostrato. Sapremo essere al fianco di queste persone ed aiutarle a superare questa tragedia”. Poi parlando dei due piccoli nipotini di Nadia… “Il più grande adora la coca cola, ma siccome in Ucraina viene venduta quella prodotta dalla Russia, aveva deciso di non berla più. Gli ho dovuto spiegare che qui in Italia la Coca cola viene prodotta a Caserta, anzì a Marcianise. Quando ha capito che era italiana ha ricominciato a berla. Mi parlano spesso del loro papà e del loro nonno. Gli mancano, ecco perchè è importante portarli a scuola, farli integrare e giocare con altri bambini della loro età, così da portersi, almeno per qualche ora, dimenticare di quello che hanno visto e di quello che hanno lasciato”. I piccoli alunni ucraini per i prossimi giorni faranno un percorso di accoglienza graduale, sempre affiancati da una mediatrice culturale, per poi essere ognuno di loro inserito nella rispettiva classe d’appartenenza. Intano nei prossimi giorni altri bambini arrivati a Salerno, saranno inseriti sia alla Giovanni XXIII che in altre scuole della città