di Salvatore Memoli
È abbastanza triste vedere molte chiese semivuote, non frequentate da giovani. È come prendere atto di un cambio epocale, un divorzio tra membri di una società che per certe cose diventa sempre più vecchia e circoscritta a persone del passato. Durante i riti della settimana santa bei luoghi di culto ho incontrato tante persone adulte, amici e conoscenti, ma non ho visto la presenza dei giovani. Non ne faccio una colpa alla Chiesa o ai sacerdoti, sembra quasi che il sacro non appartenga più alle giovani generazioni. Molti non hanno più confidenza con la religione, non conoscono i precetti e non sono attratti dalla partecipazione alle assemblee liturgiche. Il sentimento religioso non fa più parte del corredo formativo dei giovani, non risponde alle esigenze della vita di molti che si ritrovano più volentieri per gli aperitivi durante il giorno e per una birra e spizzichini vari di sera. I giovani stanno insieme, si ritrovano, vivono una vita in gruppo, a modo loro sono sereni e solidali tra loro, ma non hanno nessun richiamo per il culto religioso. Un tempo le cose erano diverse, tutto ruotava attorno alla vita in chiesa, l’associazionismo, la vita impegnata per gli altri, la formazione e la pratica dei sacramenti. Pare che oggi non interessi nessuno quello che si faceva in passato soprattutto pare che i giovani siano usciti dalle attenzioni di certi adulti e che la stessa chiesa non ha più strumenti intelligenti per comunicare con loro, per motivarli ed interessarli attivamente. Mancanza di un messaggio interessante o incapacità di comunicare con vivacità ed attualità le verità di fede che hanno attratto per millenni le persone, impegnandole in un cammino di fede. La casistica può essere ampia, con tante ipotesi che corrispondono alla realtà dei giovani del nostro tempo. Non credo che faccia parte delle tante cause la insensibilità. I giovani mostrano tante attenzioni per tutto e men che mai disinteresse per quello che si vive nel nostro tempo. Per la pratica religiosa invece sono incapaci di provare empatia, curiosità, ricerca della conoscenza. Ovviamente ci si riferisce ad una realtà generale, le eccezioni ci sono e sono anche evidenti, restando eccezioni. I luoghi di aggregazione dei giovani sono tutti diversi dai luoghi sacri, dall’ oratorio di un tempo, dalle associazioni formative che trasmettevano valori e prospettive educative che contribuivano alla crescita evolutiva. Resta chiaro che le scelte religiose per loro natura non possono essere obbligatorie o costrittive. La Fede religiosa è un campo di libertà che richiede l’adesione senza forzature degli aderenti. Ai giovani deve essere fatta una proposta senza vincoli e senza inganni. E poi ogni scelta deve essere individuale, personale, in modo da indicare percorsi autentici che invogliano alla conoscenza soggettiva. I giovani hanno bisogno di scoprire l’ampiezza del percorso di Fede, come nasce, come progredisce e come entra nella vita personale, come accompagna la vita di una persona che resta disposta a ricercare la verità. I giovani hanno bisogno di profezie, di spazi che aprono ad una visione diversa dal contingente, senza sfuggire al vero. Mi auguro che nella vita dei giovani ritorni la Fede, come una stagione bella del vivere che li accompagni alla ricerca del meglio per loro. Come una speranza che arricchisce, che rinforza, che riscalda il cuore e cambia la vita in attesa. I giovani sanno ciò che é vero e sapranno dare a Dio il posto centrale della loro vita. Me lo auguro per loro, per la società di domani, per la bellezza di una vita che restituisce a Dio la forza di trasformare tutto, di essere lievito della società di domani dove essi saranno gli uomini e le donne portatori di luce, di progresso, di un nuovo benessere sociale. Costruttori di un mondo dello spirituale che rende ogni cosa meno dura, più duttile, più sopportabile e, sicuramente, prospettiva di una dimensione che supera i limiti di una vita senza la luce di Dio.