di Olga Chieffi
Sette gli appuntamenti presso il Liceo artistico Sabatini-Menna per approfondire il grande teatro del Novecento, grazie ad un progetto firmato dall’istituzione salernitana, guidata da Ester Andreola, da CorpoNovecento e dall’Icra Project di Napoli, in collaborazione con le cattedre di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali e Sociologia dello Spettacolo Multimediale dell’ateneo salernitano, per un corso su Pirandello e la cultura del secolo breve, che accompagnerà gli stagisti da questo pomeriggio, sino all’11. Il breve corso sarà in forma di lezioni interattive di tre ore, supportate da rari materiali video riguardanti il corpo, lo spazio scenico, la maschera, l’arte drammatica e la regia nel Novecento, indirizzate e pensate un po’ per tutti, pedagoghi, insegnanti, attori, registi, cantanti, critici teatrali, danzatori, performer, autori, musicisti, artisti del figurativo, psichiatri, psicologi, professionisti della comunicazione e, naturalmente, studenti. S’inizierà oggi, alle 17 con la video-proiezione de’ “I giganti della montagna” cui seguirà una conversazione sull’opera e sulle sue mise en scene a cura di Pasquale De Cristofaro, Alfonso Amendola e Franco Tozza. Testo particolare, I giganti della montagna, incompiuto. Non per questo, in modo automatico “il testamento di Pirandello”. Come tutte le grandi opere alle quali un Maestro non ha potuto dar fine (vedi, in altro specifico, la Turandot di Puccini), autorizza esperimenti di ogni genere, digressioni ed estrapolazioni. Per di più, la sua forma di apologo visionario, nella quale lo scrittore agrigentino versa situazioni e figure estreme, forse in attesa di ulteriori tocchi, apre le voglie registiche, di quando in quando, a soluzioni eccentriche, ora tese a conciliare le ragioni degli Scalognati con quelle dei Comici, ora a divaricarle. I Giganti – ricordiamolo – è la storia-non-storia del dialogo faticoso fra due etnie: da una parte gli artisti, dall’altra i diseredati, i liberi, i fantasmi; da una parte l’Arte, dall’altra la Ragione; da una parte il Dovere, dall’altra il Sogno. Un mito di conio contemporaneo. E Giorgio Strehler, con il suo allestimento più volte ripreso dopo la storica versione degli anni Sessanta, ha indubitabilmente gettato un macigno di bellezza e mistero su ogni altro tentativo italiano. Si continuerà il 29 novembre con una lectio di Pasquale De Cristofaro sul rapporto tra Luigi Pirandello ed Eduardo De Filippo. L’incontro tra i due avvenne nel 1933 presso il teatro “Sannazzaro” di Napoli; la loro amicizia durò tre anni. Durante i quali ” La compagnia del teatro umoristico” rappresentò “Liolà” ed “Il berretto a sonagli”. A partire da questa collaborazione, si avvertì spesso l’influenza di Pirandello su Eduardo il quale, proprio come Pirandello, provò l’esigenza di liberarsi da un certo regionalismo dell’arte verista: per tutti e due gli autori quel tipo di teatro, sia a Napoli sia in Sicilia, era stato il punto di riferimento e di partenza del loro lavoro teatrale. Eduardo però, contrariamente a Pirandello, provò una certa insoddisfazione per quel tipo di teatro, non solo come autore, ma anche come attore. Due grandi artisti a confronto dunque. Pirandello scompone la realtà, universalizza il dramma della parola astraendolo ed elevandolo a discorso filosofico, Eduardo rende concreta la difficoltà di comunicare, la rappresenta in un personaggio e nella sofferenza di tutta la sua vita. Pirandello, che ricerca fratture e contraddizioni, ed Eduardo che invece indaga i sentimenti, aspira alla comprensione umana, alla solidarietà distrutta dei tempi. Gli altri appuntamenti vedranno il 6 dicembre, Emma Grimaldi confrontare Pirandello con Rosso di San Secondo, il 24 gennaio Paolo Puppa discernere su Pirandello e Gabriele D’Annunzio, il 21 gennaio Alberto Granese riflettere su Pirandello e Svevo, il 7 marzo, Giovanni Greco parlerà di Pirandello e Camilleri numi della terra di Sicilia, mentre l’appuntamento finale, fissato per l’11 aprile, vedrà in cattedra Rino Mele per un raffronto tra Pirandello e Alberto Moravia.