Hommage a Giuseppe Gibboni - Le Cronache
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Hommage a Giuseppe Gibboni

Hommage a Giuseppe Gibboni

Standing ovation per il ventenne violinista di Campagna che ha ricevuto l’abbraccio del mondo musicale cittadino sul palcoscenico del Teatro Verdi dopo l’affermazione al Premio Paganini

 di Olga Chieffi

Euterpe ha “battezzato” Giuseppe Gibboni da bambino e, oggi, ne ha fatto un uomo infiammato di sensibilità, generoso, imbevuto di musica sino al midollo. Vederlo e ascoltare dal vivo il suo violino, significa assistere ad un cerimoniale che nel suo corpo, nel suo gesto, nel suo sorriso ha il proprio tempio. Il suo approccio alla pagina trasmette energia e quel contagio cala in orchestra e trasmigra nell’uditorio in modo irresistibile. Lunedì sera, in un teatro Verdi pieno fino all’ultimo ordine di palchi, abbiamo festeggiato il LVI premio Niccolò Paganini, un premio che fa girar la testa solo a pronunciarlo, un sogno che nutre ogni bambino al quale venga messo tra le mani un violino. In platea, i compagni di studio, i maestri, oggi colleghi, seduti in orchestra, che lo hanno visto piccolo salire le scale del Conservatorio “G.Martucci”, esibirsi in ogni dove, in qualsiasi occasione, un’esperienza infinita, consegnatagli dalla sua famiglia, la gioia di donarsi per l’unico fine che è il piacere di far musica. Una serata particolare, in cui sono mancate le autorità, dal sindaco al governatore, alla giunta che nella mattinata del 25 ottobre hanno fatto impazzire i social con messaggi augurali a Giuseppe e lunedì, che avrebbero potuto ascoltarlo dal vivo, stringergli finalmente la mano, hanno “bucato” clamorosamente l’appuntamento con il suo violino, ad esclusione del Questore di Salerno Maurizio Ficarra e del Prefetto Francesco Russo, seduti entrambi in prima fila. Il programma è stato inaugurato dall’esecuzione della prima sinfonia di Ludwig van Beethoven, con Giovanni Rinaldi sul podio, alla testa dell’Orchestra Filarmonica Salernitana. Rinaldi ha scelto per questa pagina uno stile limpido e rigoroso, simbolo del suo gusto per un’espressione essenziale e concentrata senza facili effetti, calibrata intorno all’individuazione degli equilibri, come delle tensioni dello stile classico. L’amore per un’esecuzione serrata ma allo stesso tempo armoniosa ha orientato una lettura che ha rivelato, oltre alla ricerca della coesione dell’insieme e della coerenza, per ciò che riguarda stacchi di tempo, rilievo e filigrana dei singoli strumenti nelle tessiture strumentali, fraseggio, gestione delle dinamiche, attenzioni analitiche tutt’altro che scontate pur nella vastissima tradizione interpretativa di queste pagine. Poi, la ribalta è stata tutta per Giuseppe Gibboni con il concerto n°1 di Niccolò Paganini, in cui già dall’Allegro maestoso il violinista ha sciorinato per intero il suo campionario tecnico perfetto, suoni armonici, doppie corde, passaggi serrati e vertiginosi, i pizzicati in stile chitarristico, le discese cromatiche, l’arco che balza, controllatissimo, sulle corde. Quindi, l’evocazione di quel tema dal profilo misterioso, dove abbiamo avvertito il respiro del violino, come nel terzo dei bis. E’ noto che uno strumento a fiato suonato a livelli eccelsi evochi l’arco, mentre gli archi hanno da “respirare”. Infine, il Rondò, Allegro Spiritoso, il tema con variazioni, staccato al tempo giusto, eseguito con sonorità limpide e incisive, fraseggi coerenti, nitidezza espressiva, con Rinaldi che è riuscito ad assecondare sia l’esuberanza ritmica quanto l’intenzione espressiva di Giuseppe Gibboni. Standing ovation e tre chiamate al proscenio, libero dall’orchestra, per gli amati Capricci, il V, il XXIV, il capriccio del Diavolo, dedicato alle sorelle Annastella e Donatella, a guisa di talismano, e il primo a conclusione di un programma che ha richiesto al solista e a noi del pubblico, la multiforme gamma di emozioni e stati d’animo, esplosi definitivamente tra gli abbracci in camerino.