di Olga Chieffi
Quando nel dicembre del 2018 in Sudan esplode “La rivolta del pane”, una protesta popolare contro la corruzione e la drammatica crisi alimentare che vede per la prima volta in prima linea le donne, Antonella Napoli, unica giornalista occidentale presente nel paese, percorre le strade di Khartoum, insanguinate dagli scontri tra l’esercito e la popolazione civile, per testimoniare con i suoi reportage la storia della rivolta che porterà alla caduta del dittatore militare Al Bashir, al potere da oltre trent’anni. Il suo viaggio attraverso il paese in fiamme la conduce in quei giorni drammatici fino in Darfur, in piena zona di guerra, dove avviene l’incontro con la giovane rifugiata Hiba, incontro che è all’origine del libro “Il vestito azzurro”, un dono richiesto ad Antonella Napoli da questa donna più volte stuprata, poiché in quella terra l’azzurro è simbolo di purezza, una intensa e coraggiosa testimonianza della realtà sudanese di quel periodo. Di tutto questo, e della attuale situazione in quell’area del mondo, ancora contrassegnata da conflitti e crisi umanitarie, relazioneranno, nel Salotto Comunale di Battipaglia questo pomeriggio alle ore 17,30, moderati da Alessandra De Vita, Silvana Montesanto, presidente dell’Auser, il Sindaco di Battipaglia Cecilia Francese, Lino Picca dell’Associazione Libera e Michela Masullo in rappresentanza dell’Anpi, in dialogo con Antonella Napoli, sulla sua ultima opera, “Il vestito azzurro. Un regime dimenticato e il coraggio di una giornalista”, in libreria per le edizioni People. Antonella, che abbiamo avuto il piacere e l’onore di avere quale collega, su queste colonne, penna della giudiziaria e della sanità, Presidente dell’associazione “Italians for Darfur Onlus”, nel consiglio di presidenza di “Articolo 21” e membro dell’associazione “Giornaliste italiane unite libere autonome”, coordinator per l’Italia della campagna internazionale Sudan 365, si occupa da anni di diritti umani, promuovendo campagne, eventi e iniziative istituzionali. E’ autrice di vari saggi e libri, tra cui il best seller “Il mio nome è Meriam”; è stata insignita della Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica nel 2011 per il reportage fotografico “Volti e colori del Darfur”. Antonella fu fermata e rilasciata dopo alcune (lunghissime) ore dalla polizia del Sudan. L’hanno lasciata andare dopo aver cancellato tutte le riprese che lei aveva fatto di “obiettivi sensibili”: il lancio di lacrimogeni contro dei manifestanti. La rilasciarono dopo aver distrutto il suo lavoro di testimone, di giornalista. Dopo quell’episodio una vera e propria ripartenza professionale, da free lance che viaggia senza committente, senza assicurazione, contro il volere della famiglia, ma con la convinzione e la consapevolezza di svolgere un mestiere importante, al servizio di una società che può cambiare anche grazie ad una giornalista capace di tentare l’impossibile, ogni giorno.