di Arturo Calabrese
Da sei anni è direttore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e negli ultimi mesi Romano Gregorio ha traghettato l’ente in un momento molto difficile della sua storia. Il lungo commissariamento del presidente uscente Tommaso Pellegrino, quello di Marcello Feola osteggiato dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Feola bis in attesa della nomina del nuovo presidente si sono accodati al lungo e tragico periodo della pandemia, durante il quale poco o nulla si è potuto fare sotto numerosi punti di vista. Gregorio è anche sindaco di Laurino ed è proprio nel piccolo centro montano che lunedì c’è stato un incontro, organizzato del Parlamento Europeo, in cui si è parlato del valore delle piccole e medie imprese che rappresentano il 99% delle attività economiche sia in Italia che in Europa.
Direttore, partiamo proprio dalla importanza delle cosiddette Pmi…
“Siamo in un piccolo centro, sono sindaco di un piccolo centro e direttore di un Parco che si basa molto sulle piccole realtà. Conosco molto bene le attività economiche, spesso anche familiari, che non possono di certo essere definite grandi. Se le piccole e medie sono il 99%, una grandissima parte di essere sono per l’appunto a conduzione familiare e senza errore si può dire che sono legate all’agricoltura, alla pastorizia, all’allevamento, alla produzione di olio, vino, prodotti caseari, insaccati e tanto altro ancora. Se volessimo usare poche parole diremmo “dieta mediterranea” ed è proprio questo che fanno le imprese del Sud e delle aree interne: producono ciò che verrà messo sulla tavola della dieta mediterranea. Ovviamente non possono esser rimaste sole tant’è che negli anni scorsi, come Ente Parco, abbiamo lanciato varie iniziative come il Marchio del Parco, proprio con lo scopo di aiutare chi sceglie o ha scelto di rimanere qui con forza e con tanto coraggio”.
A tale proposito, come stanno le aree interne?
“Non bene, purtroppo. Non solo nel Cilento, giusto sottolinearlo, ma tutte le aree interne dell’Italia soffrono lo spopolamento. C’è uno spostamento di massa verso le città che si ingrandiscono sempre di più e che con l’aumento della popolazione vedono aumentare le emergenze e le criticità. Ciò che noi amministratori stiamo cercando di fare è proprio questo e cioè lavorare affinché la cosa pubblica sia loro vicino. L’Europa lo è (si riferisce all’incontro tenutosi lunedì, ndr) sia con progetti che con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinato alle aziende e alle imprese. Ovviamente ci vuole conoscenza e divulgazione di tutto ciò, altrimenti non riesce ad accedere ai fondi. Ben vengano quindi momenti di confronto sul tema in modo che tutti sappiano quali sono e quali saranno le potenzialità”.
Parentesi Parco: dopo tanto tempo finalmente si può ripartire. Causa Covid tanti progetti sono rimasti fermi e i commissariamenti non hanno aiutato. Qual è la situazione?
“La pandemia ha fatto tantissimi danni. Tralasciando i morti, per cui le parole e il cordoglio non saranno mai abbastanza, dobbiamo riconoscere le problematiche scaturite da quei mesi di stop. Tanti eventi sono saltati, tanti progetti sono stati sospesi e molti di loro erano del Parco. Penso, ad esempio, alle biciclette elettriche e alla volontà di installare colonnine per la ricarica di veicoli a conduzione elettrica in tutta l’area del Parco. Così purtroppo non è stato e le motivazioni sappiamo tutti quali siano. Se questo è un elemento, ce ne sono tanti altri e non possiamo dire sia colpa del Parco, ma del momento negativo che ha vissuto ognuno di noi, nessuno escluso. Conclusa la pandemia, alla guida dell’ente si sono avvicendati due commissariamenti e poi le problematiche tra Regione Campania e Ministero dell’Ambiente. Tutti momenti che non ci hanno permesso di lavorare al meglio, ma adesso con l’arrivo del nuovo presidente si può ripartire e si può lavorare al meglio, riprendendo laddove avevamo lasciato il percorso intrapreso negli ultimi anni. Non sarà facile, ma ci sono tutte le condizioni perché sia nuovamente un cammino virtuoso indirizzato alla crescita del nostro territorio”.
Altra criticità è la peste suina africana: si incontrano due emergenze e cioè quella della diffusione dei cinghiali e quella del contagio. Come stanno le cose?
“Innanzitutto è doveroso dire che non ci sono pericoli per l’uomo. La peste suina africana è una malattia degli animali che non attacca l’uomo. Ciò però non deve farci dormire sugli allori perché il pericolo c’è ed è per gli allevamenti di suini. Non per le aziende, o le piccole e medie imprese di cui sopra, ma per i piccoli allevatori che hanno un maiale domestico per autoconsumo. Nelle aziende ci sono serrati controlli periodici e nulla sfugge agli esami dei veterinari, quindi si può dire che da quel punto di vista siamo tutelati. Il problema è per chi ha l’animale per un allevamento proprio e privato, alcuni dei quali anche allo stato brado come si faceva un tempo. In quel caso, l’animale si può ammalare ed è destinato a morte certa. Le misure per contenere il contagio sono l’abbattimento selettivo della specie e regole ferree da adottare. Al momento, il contagio è contenuto e contiamo di poter continuare su questa strada”.