Il candidato alla presidenza della Regione Campania Giuliano Granato di Potere al Popolo si è soffermato sulla cava che insiste da anni su Montalbino. “Continuano le attività di sfruttamento della cava di Montalbino – evidenzia il candidato di Pap – che nel 2005 provocò tre morti e che quotidianamente inquina i comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore con quantità di polveri sottili fuori controllo da anni. Nonostante le denunce dei comitati ambientali le attività di estrazione invece di fermarsi si fanno sempre più intense, continuando a distruggere la montagna e a mettere in pericolo la vita di tutti. Non staremo a guardare. La storia ci ha mostrato che basta un fenomeno meteorologico più intenso per scatenare una tragedia. Il 4 marzo del 2005 tre persone hanno perso la vita per un evento franoso, evento che ancora oggi, a distanza di 15 anni, mostra la sua ferita insanguinata. Il primo processo, celebrato al tribunale di Nocera Inferiore, aveva sancito le responsabilità penali della Beton Cave, accusata di omicidio colposo: eppure i soliti vizi di forma hanno reso nulla la sentenza, e anche il secondo processo, flagellato da ritardi e vizi di notifica, si è risolto con un nulla di fatto. A causa dei ritardi il reato è stato prescritto con sentenza di non luogo a procedere”. La vicenda è stata segnalata alcune settimane fa anche da Legambiente, ma nulla si è mosso. “Non c’è giorno in Campania – continua Granato – che non salti fuori un disastro pronto a portare ulteriore tragedia. Oggi siamo costretti a riscontrare l’incessabile attività estrattiva della Cava di Montalbino. Potere al Popolo chiede la chiusura immediata del sito e la messa in sicurezza del costone roccioso, soggetto a sistematici e pericolosi cedimenti. Preferiremmo sapere che il Presidente De Luca dedica il suo tempo alla messa in sicurezza del territorio, piuttosto che alle dirette fb per nutrire la sua campagna elettorale – accusa Giuliano Granato candidato Presidente alla Regione Campania alle prossime regionali per Potere al Popolo – Le istituzioni sono tutte assenti in questa drammatica vicenda. Le amministrazioni comunali dei comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, incredibilmente non si sono mai costituite parte civile nei due processi (segno che la politica degli affari prevale sull’interesse dei cittadini), e la Regione Campania, sebbene in tempi lontani (stiamo parlando dell’83) abbia sancito con un documento l’insostenibile impatto ambientale della cava, non ha dato mai seguito a quell’atto, né si è mai interessata di verificare le autorizzazioni, nonostante le segnalazioni dei comitati. Più volte sono stati manifestati dagli attivisti i fortissimi dubbi sull’effettiva presenza dei permessi per continuare a estrarre dalla montagna. Ma, permessi o no, la richiesta di Potere al Popolo e degli altri comitati è univoca: chiusura delle attività estrattive e messa in sicurezza del costone roccioso!” È una storia che si ripete, quella del dissesto idrogeologico e della mancata difesa delle montagne: miriadi di enti invece di collaborare, formano un percorso a ostacoli impossibile da superare, fatto di conflitti di competenze, segnalazioni che si perdono nel nulla burocratico degli uffici e delle carte. Il rimbalzo dei procedimenti è una dinamica studiata ad arte per evitare di affrontare il problema. Ma la mancanza di serietà di politici e funzionari dello Stato, unita all’assenza di pianificazione a lungo termine, sta uccidendo il nostro territorio. Come se non bastasse, all’indifferenza per le questioni in corso, negli anni la Regione Campania conferma il Grande Progetto Sarno, voluto da Caldoro prima e riproposto tal quale da De Luca poi, che non ha mai visto la luce a causa delle complessità in fase di progettazione. L’opera si prefigge la mitigazione del rischio idraulico sempre attraverso interventi costosi e invasivi dal punto di vista ambientale”.
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