Nella mattinata di oggi, a partire dalle 8,30, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico “R. Caccioppoli” di Scafati, Donatella Di Pietrantonio, autrice di “L’ Arminuta” vincitore del Premio Campiello 2017, incontrerà i giovani lettori del Liceo di Scafati
Di OLGA CHIEFFI
«Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza». “– Ma la tua mamma qual è? – mi ha domandato scoraggiata. – Ne ho due. Una è tua madre”. Una ragazzina di tredici anni con la valigia in una mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche piú care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte, a sé stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare. Per raccontare gli strappi della vita occorrono parole scabre, schiette. Di quelle parole Donatella Di Pietrantonio conosce il raro incanto. La sua scrittura ha un timbro unico, una grana spigolosa ma piena di luce, capace di governare con delicatezza una storia incandescente. Il libro ha incontrato il gusto dei ragazzi sia per la vicenda che per la scrittura scarna, asciutta, ma estremamente curata ed incisiva che svela man mano e con perizia la trama fin dall’arrivo dell’Arminuta nella famiglia d’origine, per lei estranea e diversa sia culturalmente che socialmente. Emerge fondamentalmente la maternità come incapacità di accogliere e di consolare. Il vuoto affettivo crea una mancata identità nella giovane protagonista di cui, non a caso, non si conosce il nome. Scritto in prima persona dall’Arminuta, ci regala il punto di vista della ragazzina ma anche dei brevi e suggestivi salti nel tempo, a significare che in qualche modo le protagoniste della vicenda sono andate oltre, hanno superato quella difficile età che è stata la loro infanzia. Potremmo definirlo un libro al femminile e un libro di madri in particolare: madri mancate, madri sospese, madri incapaci, madri-bambine (le due sorelle), madri incuranti e madri granitiche (la guaritrice). Anche gli uomini non ne escono troppo bene, con l’ insensibilità, il distacco, la durezza che li caratterizzano. I ragazzi del Liceo Caccioppoli, nel corso dell’incontro inserito nell’ambito della Promozione della lettura – Progetto Biblioteca di classe 2016/17 del Liceo “R. Caccioppoli” di Scafati, in collaborazione con il Punto Einaudi di Nocera Inferiore del Dott. Claudio Bartiromo, introdotto dal dirigente scolastico Prof. Domenico D’Alessandro e dalla referente del progetto Prof. Patrizia Polverino, presenteranno dei lavori compiuti sul testo e una breve drammatizzazione, ispirata ad una parte del volume.