di Monica De Santis
“Un tempo esisteva la pausa caffè, oggi invece il caffè più che una pausa è la corsa caffè”. Con questa semplice affermazione Giusy Albano titolare, dal 2014, della caffetteria H24 in via Corso Garibaldi a Salerno, ha spiegato in maniera semplice ed efficace la situazione che gestori e clienti stanno vivendo da quasi 15 mesi. “La nostra caffetteria, prima della pandemia era aperta H24. Il lavoro più intenso era la notte e la mattina presto con le colazioni per tutti quelli che uscivano presto di casa per andare a lavoro. Poi la pandemia e da quel momento tutto è cambiato. Prima la chiusura totale, poi la riapertura e poi dallo scorso 5 ottobre, è cambiato nuovamente tutto. Prima ci hanno tolto la notte, facendoci chiudere alle 22, poi ci hanno detto che dovevamo chiudere alle 18. Poi ci hanno chiesto un po’ di pazienza per non perdere il Natale ed invece il 23 dicembre il nostro governatore ci vietò perfino di vendere il caffè dalle 11 del mattino, insomma, abbiamo avuto uno dietro l’altro una serie di colpi che ti portano a pensare che dietro a tutto questo ci sia un disegno che è quello di far fuori le piccole attività perché non si spiega altrimenti tutto questo accanimento nei confronti di bar e ristoranti”. La signora Giusy è particolarmente amareggiata anche in virtù di questo ultimo Dpcm che consente, nelle zone gialle di poter aprire ai clienti ma solo all’aperto… “Ed io dove metto i tavolini? Non ho lo spazio e come me tanti altri locali. Senza contare poi che con il tempo che sta facendo in questi giorni come si fa a dire ad un cliente che si deve sedere fuori al freddo e alla pioggia perchè dentro non si può. A questo punto era meglio se si rimaneva in zona arancione, perchè un locale come il mio, che non ha la possibilità di far accomodare i clienti fuori e non li può neanche far entrare dentro, a questo punto è tagliato fuori. Siamo tra quelli che nonostante l’allentamento delle restrizioni continueranno a non poter lavorare”. L’attività della signora Giusy aperta 24 ore su 24 ogni giorno, vedeva alternarsi due persone ogni otto ore di lavoro… “Oltre a me e a mio genero, avevo anche dei dipendenti che a marzo del 2020 sono stati messi in cassa integrazione fino a maggio 2020. Poi i contratti a tempo determinato di due ragazzi sono scaduti e vista la situazione non li ho rinnovati, mentre gli altri dipendenti continuano a lavorare con me. Certo con queste limitazioni di orario non fanno 8 ore di lavoro, ma io li pago comunque allo stesso modo. E questo è un altro esborso di soldi che francamente inizia a pesarmi perché tra luce, acqua, fitto, fornitori, dipendenti, contributi, le spese sono davvero tante e le entrate purtroppo sono diminuite di oltre il 50%. Ed è inutile che mi parlino dei ristori. Gli ultimi, di cui si sono riempiti tanto la bocca, dicendo che ci avrebbero risarciti del 60% delle perdite, sono stati ridicoli, perchè in realtà ci hanno risarcito si del 60% delle perdite, ma non calcolandole su 12 mesi bensì sulle perdite di un solo mese. Mi spiace dover dire che chi ci governa ci sta facendo passare la voglia di lavorare. Se ogni giorno continuo ad avere il coraggio di alzare la saracinesca e vedere come va la giornata è per mia figlia e mio genero che un giorno gestiranno da soli il locale è per non mandare a casa i ragazzi però anche Governo ora deve avere il coraggio di farci lavorare. Perchè se non sono in grado di darci un ristoro adeguato come hanno fatto altre nazioni, allora ci facciano semplicemente lavorare”.