Giuseppe Borreli, capo della Procura di Salerno. Intervista esclusiva - Le Cronache Ultimora
Campania Ultimora Giudiziaria

Giuseppe Borreli, capo della Procura di Salerno. Intervista esclusiva

Giuseppe Borreli, capo della Procura di Salerno. Intervista esclusiva

di Peppe Rinaldi

 

 

Gli avvocati che si sono scontrati con lui lo descrivono come un osso duro, peraltro dotato di struttura giuridica e concretezza operativa, qualità che non sempre viaggiano abbracciate nel complicato mondo dell’antropologia togata. Molti clan di camorra e di ‘ndrangheta, tra Campania e Calabria, hanno assaggiato una certa sua ostinazione felpata, un tratto personale che percepisci nitido quando parli con Giuseppe “Peppe” Borrelli, napoletano, sessantacinque anni, procuratore capo di Salerno. Da quattro anni e tre mesi governa il secondo ufficio giudiziario della Campania. L’ha fatto bene? L’ha fatto male? Si dice che i conti si facciano alla fine, ma se c’è una cosa che Borrelli non ha insinuato, almeno non in chi scrive, è il sospetto di non saper gestire l’umana vanità che deriva dalla funzione, delicata ancorché prestigiosa, e, soprattutto, l’idea di un accomodamento, ora aperto ora subliminale, col mondo “della politica” – e del potere in generale – come egli stesso ci dirà, opportunamente provocato, nel corso di quest’intervista.

In questi giorni di nuove (?) tempeste mediatico-giudiziarie che annuvolano i cieli di Liguria e Puglia si è naturalmente indotti a pensare che l’amministrazione della giustizia sia tutta lì, in questo sconfinato braccio di ferro tra i due (apparentemente unici) poteri dello stato, politica e magistratura: invece, come dovremmo sempre ricordare, la giustizia è anche altro, molto altro, ci sono uffici da gestire, uomini da organizzare, pratiche da far correre, rendiconti da mostrare, gerarchie da equilibrare, errori da evitare, vite da salvare, altre da correggere, etc. Ed è, soprattutto, un servizio al cittadino che spesso trasforma in incubo il contenuto di una banale raccomandata con avviso di ricevimento. Insomma, non lo scopriamo qui il gigantesco problema racchiuso sotto la nobile insegna della bilancia tenuta in equilibrio con occhi bendati, forse uno dei simboli più difficili da onorare e, per ciò stesso, da affidare con massimo scrupolo perché di “schifezze” non si è avari neppure in magistratura. Anzi.

Con Borrelli abbiamo provato a dire un po’ di tutto, cominciando dal principio.

 

Lei si è insediato il 10 febbraio 2020 alla guida della procura, proveniva da Napoli, dov’era stato procuratore aggiunto dopo aver lavorato a Catanzaro fino al 2014 col medesimo incarico. Al di là del bilancio di questi quattro anni, che pure faremo, mi può dire qual è la differenza tra i contesti calabrese, napoletano e salernitano?

 

Sì, ricostruzione cronologica corretta. Sono sempre stato in posti cosiddetti di frontiera. Quando sono venuto qui, però, mi sono trovato in un ufficio non considerato tale, cioè Salerno viene generalmente rappresentata come una realtà tranquilla. La cultura degli uffici di Napoli o Catanzaro è, invece, proiettata a dare risposte straordinarie a fenomeni straordinari, noti a tutti. Qui le cose stanno diversamente

 

Vale a dire?

 

E’ un fatto strutturale, connaturato alla natura e alla storia del luogo. Registro, però, un punto di contraddizione in termini. Mi spiego: una parte del distretto di Salerno, a differenza della fama di realtà tranquilla cui accennavo, è caratterizzata dai medesimi fenomeni di straordinarietà di Napoli e Catanzaro. L’Agro nocerino-sarnese è una realtà criminale completamente diversa rispetto ad altre zone del territorio. Dal punto di vista dell’impatto sulla popolazione, l’area di Nocera, ad esempio, non ha nulla di diverso da quanto si registra nelle confinanti realtà napoletane. Allora, quella che appare essere un’anomalia si scontra con una cultura che non tiene conto di questi particolari fenomeni e questo ha reso le cose molto complicate

 

Si riferisce alla cultura degli uffici giudiziari o a quella del contesto sociale?

 

Mi riferisco alla sensibilità dell’ufficio rispetto a questi fenomeni, alla società ma anche alla stampa

 

L’ultima parte è interessante…

 

Sì, parlo del modo in cui vengono raccontate queste cose in questa realtà, cioè certi fenomeni sono visti in modo diverso da Salerno: in pratica il distretto è come se inglobasse qualcosa a sé stante, che sta fuori da Salerno

 

Ma questo non rende il lavoro più complicato?

 

 

Assolutamente. Tra l’altro, in un’intervista tv ho detto una frase che, volendo, sembrerà dal sen fuggita: ho detto, cioè, e lo ripeto, che è vero che si dice che Salerno è una città tranquilla ma, in realtà, le cose sono strutturate in maniera da farla essere tranquilla

 

Strutturate da chi è perché?

 

Le rispondo citando come esempio la condizione degli apparati investigativi, in particolare nell’Agro: qui siamo costretti a fronteggiare fenomeni criminali molto complessi con una sola compagnia di carabinieri un po’ più grande, perché il gruppo territoriale di Nocera Inferiore non è altro che una normale compagnia solo più allargata. Per non dire, poi, che non abbiamo sull’Agro un reparto di polizia giudiziaria deputato alle indagini antimafia

 

Possibile? Nell’Agro?

 

Non possibile, è certo

 

Manca la Pg, pochi carabinieri, però anche voi magistrati ci mettete del vostro. O no?

 

Io penso che la magistratura abbia un brutto difetto, quello della lagna, della lamentela, cioè continua a chiedere risorse senza però porsi il problema di come investirle e soprattutto senza porsi il problema della così detta performance, cioè tu cosa hai fatto per chiedere un incremento di risorse? Devo dire che quando sono arrivato non ho trovato qualcuno che avesse un’idea benché minima delle organizzazioni criminali e della loro relativa mappatura

 

Da quel che dice ne deriverebbe, tra l’altro, che il rapporto annuale redatto dalla Dia sia insufficiente. E’ così?

 

Sì, il rapporto annuale che faceva la Dia, quindi non quello di quest’anno, era un rapporto che si tramandava «di padre in figlio,» erano rapporti dissociati dalla realtà. La cosa grave non è che non c’era un’idea processualmente provata della mappatura criminale ma non c’era neppure immaginaria. Devo dire che la situazione oggi è molto diversa e un’idea più chiara l’abbiamo. Tutto sta nel vedere se dinanzi a questa nuova prospettazione ci sarà una maggiore attenzione: l’esperienza mi induce a pensare che andrà così, perché se io dico “Guardate che là c’è molta mafia” e mi si risponde “Sì, d’accordo, ma dove stanno queste condanne per mafia?”, be’, a questo punto replico che siamo e saremo in grado di dimostrare processualmente la solidità del nuovo quadro di azione

 

E a chi le contro dedurrebbe che, finora, sono state soltanto cinque le ordinanze cautelari per 416 bis, lei cosa risponde?

 

Rispondo che certe cose hanno bisogno del loro tempo

 

Quindi ci si deve attendere un cambio del quadro generale?

 

Dico che da qui a un anno noi avremo un quadro complessivo della geografia criminale dell’Agro, ne sono convinto per ragioni numeriche, diciamo, ma soprattutto dal punto di vista qualitativo, nel senso di che cosa fanno questi clan, come partecipano alla società, eccetera

 

Siamo dinanzi a livelli preoccupanti, allarmanti, standard o cosa?

 

Secondo me si tratta di una camorra che ha un che di arcaico ancora, con punte di spettacolarizzazione che in altre parti della Campania non ci sono più. Se uno poi si chiede se questi clan hanno infiltrazioni serie della vita amministrativa la risposta è sicuramente positiva

 

Ma questo fenomeno di scarsa presa d’atto del problema era voluto o del tutto casuale?

 

Io questo, sinceramente, non posso dirlo. Quel che posso dire, però, è che ho messo a disposizione la mia storia ed esperienza personale in materia ed ho notato anche un cambio di atteggiamento e di impegno da parte dei colleghi, vedo una grande partecipazione. I magistrati di una procura sono perfettamente consapevoli delle attività in corso da parte degli uffici

 

Aveva trovato un ambiente stanco, demotivato o cosa?

 

Diciamo un po’ stanco, direi che c’era un approccio al lavoro un po’ burocratico

 

Come sono i rapporti dell’ufficio del pm con quello del gip, con il tribunale e con la procura generale? Funziona tutto a pennello o c’è qualcosa che andrebbe rivista?

 

Con la procura generale i rapporti sono stati sempre buoni. Col tribunale posso dire che, una volta premesso che faccio il pm e, quindi, con il tribunale e il gip non ho rapporti, ho nei confronti del giudice un’unica preoccupazione

 

Quale?

 

Che risponda alle mie richieste, del mio ufficio intendo. Il tribunale di Salerno ha fatto uno sforzo enorme, quando sono arrivato qui ho trovato una condizione che non esiterei a definire catastrofica

 

Sono affermazioni pesanti, ci spieghi meglio

 

Certo. Avevamo 24mila processi pendenti davanti al giudice monocratico, mentre davanti al collegiale di tre sezioni avevamo varie centinaia di pendenze, che sono comunque un numero abnorme perché il collegiale è soltanto una frazione in quanto oggi la giustizia penale è soprattutto monocratica. La catastrofe era però sulla Dda dove, tra Salerno, Nocera e Vallo (anche se quest’ultima ha un peso relativamente minore in materia) avevamo pendenti 160 dibattimenti. Attualmente, scenderemo sotto i 10mila processi pendenti, quindi con uno sfoltimento di circa il 60% e, relativamente alla Dda, abbiamo ridotto di circa il 40-50% in quanto abbiamo solo una novantina di processi pendenti

 

Si può ragionevolmente immaginare un’ulteriore riduzione?

 

Direi di sì, io seguo quotidianamente l’attività dei processi

 

Quotidianamente?

 

Sì, per ogni udienza nei processi Dda mi arriva uno statino di aggiornamento con l’attività svolta quel giorno e quella da svolgere alla prossima udienza, insomma ho nel mio computer un aggiornamento costante della situazione

 

Ma questa cosa l’ha introdotta lei oppure s’è sempre fatta?

 

Sì, l’ho introdotta io, le porto alcuni esempi premettendo che con i sostituti abbiamo concordato linee d’azione diverse rispetto a prima. Dunque, avevo notato al mio arrivo che, ad esempio, un’udienza in cui venivano ascoltati due testimoni iniziava alle 11 e si chiudeva alle 11,15. Allora chiesi come fosse possibile questa cosa e mi fu risposto che la prassi adottata a Salerno e concordata pure con gli avvocati fosse quella di rinviare sempre ai verbali di testimonianza in precedenza acquisiti. A quel punto pensai: «Visto che questa è la prassi, perché invece di due non ne citiamo quattro o anche sei, così i tempi vengono notevolmente abbattuti? Così è andata

 

E questo principio è poi passato?

 

Sì, è passato, quindi non solo noi oggi possiamo avere il monitoraggio costante di cosa succede ai processi Dda del distretto ma abbiamo anche fatto passi notevoli in avanti

 

Che significa?

 

Prendiamola alla lontana. I processi non si fanno in Italia per tanti motivi ma nessuno di questi motivi riguarda il codice. I processi si fanno se uno vuole farli ma il problema principale è l’organizzazione del dibattimento, che è stata quasi sempre caotica. Faccio un esempio: tu, magistrato, citi due testimoni ma poi ti disinteressi completamente della cosa e quando arriva il giorno dell’apertura del dibattimento o i testimoni non si sono presentati oppure non hai la prova che la notifica sia stata fatta correttamente o altro. A questo punto cosa abbiamo deciso di fare? Ci siamo adoperati sottoscrivendo un protocollo d’intesa con il tribunale – e qui ci tengo a dire che il presidente ha svolto un ruolo determinante – col quale abbiamo assicurato lo svolgimento, non il tentativo ma lo svolgimento vero e proprio, degli adempimenti programmati. Fermo restando che la programmazione è del tribunale, una volta fatta, però, sono loro (il tribunale, nda) che devono fare per forza ciò per cui si sono impegnati. Io ho messo ventuno persone al dibattimento a lavorare, ho fatto dei programmi automatizzati di gestione della corrispondenza, praticamente abbiamo circa il 92% di esito positivo delle notifiche, con una conseguenza molto semplice: se tu chiami come testimoni tre persone queste si presentano e, quindi, il giudice li sente. La cosa importante è che quando arriveremo a meno di 10mila processi e avremo dei ruoli per giudice di 250/300 processi e siccome il tribunale chiama 40 processi a udienza, i rinvii non potranno essere ragionevolmente superiori a un mese e mezzo

 

Ma è già così?

 

No, attualmente siamo passati da otto mesi a quattro, il che significa che mentre prima si faceva un’udienza all’anno oggi se ne fanno tre, con conseguenze evidenti

 

Un lavoraccio…

 

Sì, assolutamente. Aggiungo, poi, che abbiamo curato molto il dibattimento e, soprattuto, abbiamo diminuito l’afflusso delle notizie di reato verso il tribunale

 

Si riferisce alle imputazioni coatte e roba del genere?

 

No, l’esercizio dell’azione penale si può fare in vari modi. Decreto penale, messa alla prova, oblazione, tanto per definirli sinteticamente. Uno dei motivi forti è portare il processo davanti al giudice del dibattimento. Noi, a parità di processi definiti rispetto a quelli sopravvenienti, abbiamo modificato qualcosa anche in questa direzione: avevamo il 75% di assoluzioni in dibattimento, tra assoluzioni e prescrizioni, ma io, onestamente, ho preteso che le indagini fossero fatte in maniera più completa, nel senso che quando si prevedeva un’assoluzione o un’archiviazione non si andava e non si va davanti al giudice. Il numero dei processi che vanno a dibattimento lo abbiamo così portato da 4mila a 1500. Questo fatto ha creato un meccanismo virtuoso grazie al quale finalmente i processi si potranno fare

 

Chi o cosa può rompere questo ingranaggio?

 

La carenza degli organici

 

Problema irrisolto?

 

Non saprei, so che ci sono dei concorsi ma in questo momento gli organici sono sotto dimensionati e presso il tribunale di Salerno molti giudici sono stati trasferiti

 

E questo rischia di inficiare il meccanismo predisposto?

 

 

Che può fare un procuratore della repubblica a questo punto?

 

Una volta che il procuratore mette in grado il giudice di celebrare il processo a quel punto diventa un problema solo suo, del giudice intendo. Molti dicono: sì vabbè, è vero che hanno abbassato il numero dei processi ma sono stati definiti solo i processi prescritti, quindi non è cambiato molto

 

E lei cosa replica?

 

Che questo non è vero e, a dimostrarlo, sono proprio i dati della Direzione distrettuale antimafia. Devo, ancora, aggiungere in tutta onestà che sia la procura che il tribunale hanno faticato non poco per riportare a un minimo di credibilità l’azione della giustizia, cosa che si vede nel momento in cui, potendo fare i processi, tu a quel punto li devi fare, anche perché non tutti i processi sono uguali, nel senso che ce ne sono di routinari ma ci sono anche processi che involgono interessi particolari, intricate complessità etc. Ma anche questi processi devono essere fatti e, preciso, questo tipo di processo qua a Salerno non si faceva. Per una motivazione che ora non c’è più e, quindi, occorrerà verificare se questi processi si faranno o non si faranno

 

Niente più alibi per nessuno insomma?

 

Esattamente, niente più alibi per nessuno

 

Facciamo un piccolo passo indietro ora. In un’intervista alla testata nazionale “Tempi” dello scorso anno, lei ebbe modo di dirsi ragionevolmente favorevole alla riforma del reato di abuso d’ufficio, a certe condizioni. La pensa ancora così?

Così com’era la norma serviva a poco dal punto di vista processuale, c’erano tanti sbarramenti che rendevano quasi impossibile far condannare qualcuno per abuso d’ufficio. Il problema non è lasciare o non lasciare una legge così costruita. Il dibattito, anche dottrinario, insisteva molto sulla mancanza di tassatività della norma che, come sa, è una condizione ineludibile in linea teorica. Francamente, trovo incredibile che venga affermata, sia pure per logica a contrario, la liceità di qualunque condotta abusiva di un amministratore: ecco, questa cosa continua a lasciarmi molto perplesso. Premesso, ancora, che non è vero che l’abuso d’ufficio sia una condotta sanzionabile sul piano amministrativo, in quanto anche lì c’è il principio della tipicità da rispettare, non è stata finora introdotta nell’ordinamento alcuna sanzione amministrativa correlata all’abuso d’ufficio. Premesso tutto questo, mi pare un po’ strano, proprio dal punto di vista concettuale, pensare che la condotta abusiva del pubblico amministratore venga ritenuta lecita, è una cosa come minimo illogica. Se io faccio costruire un grattacielo in riva al mare mettendolo davanti a un lido balneare la cosa mi sembra quantomeno anomala. Ho poi dei dubbi sulla compatibilità di questa eliminazione con una serie di impegni europei assunti dall’Italia. Temo, al tempo stesso, che qualche problema ci sia visto che questo cambiamento ancora non si è verificato, forse c’è qualche disagio tecnico pure in materia

 

Come ha risolto il suo ufficio l’indirizzo della riforma Cartabia in materia di “scelta” dei procedimenti da preferire rispetto ad altri per salvare le garanzie e contemporaneamente l’obbligatorietà dell’azione penale?

 

Qui serve ancora una premessa: il mio ufficio non ha processi con termini scaduti

 

Significa?

 

Con termini di indagine scaduti. Ne abbiamo sì tredici con questa caratteristica ma sono legati a una situazione particolare in via di definizione. Devo dire, però, che alla «priorità» credo relativamente, cioè che non esista oggi un problema, a maggior ragione dopo le modifiche introdotte da Cartabia, di capacità di definizione dei processi in procura. Il problema riguarda essenzialmente il giudice. La procura, se ben organizzata e con un mimino di dotazione organica, dovrebbe essere in grado di gestire le sopravvenienze, il difficile è far risolvere queste sopravvenienze dal giudice, che è cosa molto più complicata. Va dunque migliorata la qualità delle indagini proprio per evitare il sorgere di procedimenti inutili, questo è il tema di fondo

 

Quale potrebbe essere un procedimento inutile?

 

Inutile significa destinato all’assoluzione. Faccio un esempio: quando entrò in vigore il nuovo codice di procedura penale, ero giovane e osservavo per imparare, ricordo che i magistrati fecero delle riunioni, per cultura e aggiornamento, dove si diceva che il processo poteva funzionare a patto che in dibattimento andasse non più del 10% dei processi iscritti. Io resto convinto di questa tesi: non si può far funzionare il processo se io scarico sul dibattimento il 50% di quelli che inscrivo. Se hai una notizia di reato e non svolgi alcuna attività istruttoria ma differisci lo svolgimento al dibattimento, non fai che intasarlo. Se, invece, svolgi prima una buona attività ti accorgerai che in moltissimi casi è inutile arrivare al dibattimento perché non hai le prove della commissione di un reato. Un esempio? Io ora sto facendo un monitoraggio delle tante assoluzioni in materia di reati tributari, perché c’è un numero di assoluzioni che considero anomalo e, quindi, ho chiesto al mio ufficio studi un’analisi delle ragioni di queste ricorrenti assoluzioni e le abbiamo trovate. Sa perché molti vengono assolti?

 

No

 

Perché non viene quantificata bene l’imposta evasa

 

Stento a crederci

 

Mi creda invece. I reati di natura tributaria prevedono la punibilità oltre certe soglie ma se fai male il computo e il calcolo, quindi se non lavori bene prima, è ovvio che poi tutto cada

 

Quindi è responsabilità dei giudici tributari?

 

No, è dei magistrati della procura o della polizia giudiziaria, perché è nella fase delle indagini che non veniva, in passato, quantificata bene l’imposta evasa. Tutti quei processi in cui si viene assolti dopo una lunga e farraginosa istruttoria secondo me non si dovevano proprio fare e, di conseguenza, ora non verranno più fatti se non a certe condizioni preliminari. Ma sono cose che richiedono uno sforzo maggiore, ci vuole fatica e lavoro

 

Ci sono troppe intercettazioni o troppo poche?

 

Dipende. La loro quantità, come sa, non coincide con il numero delle utenze che ne vengono coinvolte perché se uno mette sotto controllo il mio telefono intercetterà tutti quelli che parlano con me, ma in realtà non sono loro gli intercettati bensì solo io. Il problema è semplice: non esiste un modo diverso di accertare certi reati senza intercettazioni (mafia, pedofilia, terrorismo, pubblica amministrazione), ridurle significa ridurre la possibilità di scoprire i reati collegati. Poi voglio dire anche un’altra cosa: tutti ritengono che il gip sia in qualche maniera una sorta di ciclostile delle richieste dei pm ma anche questo non è vero perché c’è un elevato numero di richieste di intercettazioni che vengono bocciate. Per giunta, non esiste neppure uno strumento per consentire alla procura di impugnare il provvedimento di rigetto della richiesta al gip

 

Non potete cioè far ricorso?

 

No, e aggiungo pure che molto spesso noi non le condividiamo le scelte dei gip e quindi non è vero che il gip si allinea pedissequamente alle nostre richieste come spesso sento dire

 

In questi a Salerno quale è stata l’inchiesta che l’ha impegnata di più?

 

Abbiamo fatto varie cose. La maggiore soddisfazione l’abbiamo avuta dai processi per 416 bis nell’Agro che siamo riusciti anche a portare a sentenza, cosa che a Salerno era più o meno una novità. Fermo restando che il mio ruolo è diverso da quello del sostituto, va ricordato che a me interessa la visione di insieme dell’ufficio, che la nave vada in porto e che i marinai, ovviamente, siano adeguati alla navigazione, cioè il livello qualitativo dell’investigazione deve essere elevato. A Salerno abbiamo ottenuto un numero di condanne, compresi i patteggiamenti, per corruzione che è superiore a molte realtà. Le basti ricordare un banale esempio come quello delle patenti nautiche false a Salerno o delle lauree fasulle a Fisciano, oltre a condanne in materia di articolo 11

 

Si riferisce ai reati commessi da altri magistrati?

 

Sì, ma c’è anche molto in materia di pubblica amministrazione come in quella di criminalità economica. Noi abbiamo ottenuto delle ordinanze di custodia per bancarotta fraudolenta che a Salerno erano una specie di chimera

 

Non si perseguivano molto questi reati infatti, come mai?

 

Non lo so, quando lo chiesi mi fu risposto che non era prassi per quel reato, ovviamente va fatto un distinguo tra le diverse bancarotte

 

Certo, una cosa è il piccolo negoziante schiacciato dalla crisi che fallisce, altra cosa è l’imprenditore che fugge con la cassa

 

Esattamente

 

Veniamo alle inchieste sulla politica: dal suo insediamento se ne registrano alcune avviate e concluse, penso all’arresto dell’allora sindaco di Eboli o a quella, tuttora sub iudice, delle coop legate al cosiddetto “sistema deluchiano”. Da qualche parte si sentono voci critiche di una presunta esclusione di alcune zone della provincia dove pure si registrerebbero numerosi casi di malversazione politica in generale. Cosa risponde a tal riguardo?

 

Rispondo semplicemente che questo non è vero. Conosco quel che la procura ha fatto, poi ci sono una serie di passaggi procedimentali che coinvolgono altri uffici giudiziari

 

Non parlatene solo con me in pratica, è questo il senso?

 

La metto semplice: io so quel che abbiamo fatto, dico che abbiamo lavorato e stiamo lavorando e che, forse, bisogna aspettare. Se mi chiede quanto tempo ovviamente io questo non lo so

 

Stavo proprio per chiederle questo. Veniamo ad altro però: gli ultimi tre capi della procura di Salerno sono stati al centro di polemiche di varia natura, penso al caso De Magistris e ai presunti, chiacchierati contatti tra politica e ufficio requirente negli anni successivi fino al suo arrivo: nel suo caso sembra non si sia registrato alcunché sul terreno della potenziale commistione tra ruoli e questo la porrebbe su un piano diverso, almeno finora. Progetti per il futuro?

 

Sicuramente nulla che abbia a che fare con la politica

 

Le sottopongo una piccola storia: un cronista scrive più volte che un importante magistrato ha acquistato dalle mani di soggetti sottoposti ad un’indagine di sua competenza un terreno agricolo poi trasformato in residenziale dalla stessa politica sottoposta ad indagini e su quel terreno vi edifica una villa con piscina al posto di un vecchio rudere (che è un materia che addirittura ingolfa gli uffici giudiziari per la vastità di casi analoghi compiuti da privati cittadini) ma al cronista nessuno domanda niente e tutti fingono di non aver letto. Lei che dice?

 

Che debba fare un’istanza per essere sentito. Per rimanere su questo terreno, approfitto per dire che ho visto che c’è stata anche qualche polemica giornalistica attraverso la quale si comparavano le modalità di esercizio della funzione del mio ufficio rispetto al passato, del quale si diceva fosse più operativo, dava segni di vitalità all’esterno nonostante queste attività non conducessero poi a nulla, l’importante era farsi sentire presenti. Ecco, io penso esattamente il contrario. Lei è un giornalista e avrà notato che in materia di segreto investigativo questa procura è particolarmente attenta e rigorosa

 

Purtroppo sì, l’ho notato

 

Bene, allora io dico: che senso ha diffondere in giro la notizia di aver fatto uno, due, sei o dieci decreti di perquisizione quando un decreto del genere può significare tutto e niente? Un ufficio di procura deve produrre un risultato finale: che è un provvedimento cautelare (che non è neanche finale), poi un rinvio a giudizio, poi una condanna o almeno una sentenza. Tutte queste attività, non solo la prima, non si fanno solo per mano della procura ma richiedono anche la mano del giudice. Ricordiamocelo sempre.