Stasera il violinista sarà ospite della Slovenian Philarmonic Orchestra diretta da Christoph Eschenbach per la seconda giornata della LXX edizione del Ravello Festival. La formazione eseguirà l’Adagio di Anton Lajovic e la V sinfonia di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Di Olga Chieffi
Dopo le emozioni della prima giornata con il concerto celebrativo dei 70 anni del Festival di Ravello e i 20 della sua Fondazione, il Belvedere di Villa Rufolo, all’abituale orario delle 20, saluterà il debutto a Ravello di Gidon Kremer, insieme alla Slovenian Philharmonic Orchestra, diretta da Christoph Eschenbach. Il concerto, perla del cartellone firmato da Alessio Vlad, avrà quale preludio un tributo ad Anton Lajovic, compositore sloveno del quale sarà eseguito un Adagio, brano nato per due pianoforti, in cui calore e forza introspettiva, suscitano un’impressione vivissima di sentimento, di passione, attraverso cromatismi affidati ai legni e all’arpa, nel gusto tardo-romantico francese. Centro della serata sarà l’esecuzione da parte del violinista Gidon Kremer della trascrizione del Concerto per violoncello op. 129, in La minore, una una delle prime composizioni che Robert Schumann presentò al pubblico di Düsseldorf nel 1850, l’anno del suo insediamento alla direzione della Società Corale. Il concerto di Schumann avviò nella seconda metà dell’Ottocento una ripresa di interesse nei confronti di quel genere trascurato. La sua struttura in tre movimenti collegati internamente riflette una delle più interessanti acquisizioni del periodo: quell’esigenza di ciclicità che tre anni dopo sarebbe stata realizzata nella maniera più dirompente dalla Sonata in si minore per pianoforte di Franz Liszt. Schumann da sempre aveva manifestato interesse nei confronti dell’integrazione tra le varie parti che compongono un’opera musicale: basti pensare ai lavori per pianoforte del primo periodo (Carnaval, Davidsbündlertänze) o ad alcuni cicli di Lieder degli anni Quaranta (Dichterliebe, Frauenliebe und – leben), che sperimentano il contatto di materiale tematico tra le sezioni iniziali e finali dell’opera. Questo concerto ripensa a quell’idea formale, tentando una sintesi ancora più organica: si passa da un movimento all’altro senza nemmeno rendersene conto; lo slancio del primo tema tende un arco melodico continuo su tutta l’opera, allungando la sua ombra sui movimenti successivi. Tutta la genialità del compositore emerge nelle sezioni di transizione tra una pagina e l’altra: la riflessione trasognata che apre il secondo movimento e la graduale intensificazione ritmica che conduce al finale. Nella parte conclusiva affiora una raffinata rivisitazione dell’antico: un diretto discendente del rondò separa nettamente gli interventi del solista da quelli dell’orchestra, senza nascondere qualche ripensamento nostalgico a un mondo ormai irrimediabilmente lontano. La seconda parte del programma sarà dedicata per intero all’interpretazione della Sinfonia n.5 in mi minore, op.64, composta da Pëtr Il’ič Čajkovskij. L’autore è rimasto per tutta la vita un “bambino di vetro”, creatura fragile ed introversa, nevrotica ed ossessiva, in equilibrio precario tra trasgressione e repressione e la sua musica ne è diretta espressione: il pathos sovrabbondante, la sensualità di molti suoi passaggi sinfonici, il lirismo che sfocia nel sentimentalismo più acceso ed eccessivo, tutto ciò mostra una sensibilità amplificata, dove ogni sensazione, dalla positiva a quella negativa, vengono enfatizzate, deflagrando in uno stile unico, inimitabile, personalissimo. Una sorta di tema conduttore lega tuti e quattro i movimenti della composizione: il tema, esposto inizialmente dal clarinetto nel registro basso al principio dell’Andante introduttivo, vuole esprimere, secondo Cajkovskij, “una completa rassegnazione di fronte al destino”. L’Allegro con anima che segue sviluppa con drammaticità elementi di motivi già presentati in modo apparentemente neutro: il malinconico primo tema, coi suoi ritmi puntati, ed il secondo tema, dall’andamento di danza. L’Andante cantabile, in re maggiore, è di forma tripartita, e si apre con una accorata melodia del corno; la sezione centrale, come spesso in Cajkovskij, è ricca di slancio, con una espressiva melodia affidata agli archi; prima della ripetizione della prima parte compare, enfatizzato, il tema del destino dell’inizio della sinfonia, che poi ritorna anche in conclusione. Il terzo movimento, Allegro moderato, è un valzer d’una tristezza pacata tipicamente cajkovskiana. L’introduzione al Finale si apre con lo stesso tema del destino, che compare però, questa volta, in tonalità maggiore, assumendo un carattere di tranquilla rassegnazione. L’Allegro vivace presenta un primo tema in accordi, molto enfatico, ed un secondo tema di carattere marziale. Terminato lo sviluppò, una lunga coda in mi maggiore, nella quale il motivo d’apertura del primo movimento ritorna di nuovo, conduce la sinfonia ad una grandiosa conclusione.