Prima star internazionale a sfilare sul Blue Carpet del Giffoni Film Festival, Mark Ruffalo è arrivato alla Cittadella con aria meravigliata. Lui, che nel Sud Italia ha le sue origini, grazie ai nonni calabresi, un po’ stupito dichiarando “Non mi aspettavo che nel Sud Italia potesse esserci un festival cosi eccezionale”. Conosciuto al pubblico dei giovani soprattutto per la sua interpretazione di Bruce Banner/l’Incredibile Hulk nel film “Avangers”, Ruffalo è stato candidato due volte all’Oscar, nel 2011 e nel 2015, rispettivamente per il ruolo di protagonista ne “I ragazzi stanno bene” e in “Foxcatcher”, nei prossimi mesi è atteso sul grande schermo per il sequel “Avangers: Age of Ultron”. Si racconta ai giornalisti parlando del suo amore per la recitazione, di quanto ancora oggi senta viva in lui l’influenza dei nonni italiani e dello stupore provato una volta arrivato in Cittadella. “Non pensavo che nel Sud dell’Italia potesse esserci un festival cosi importante, per sapendo che era acclamato in tutto il mondo anche da alcuni miei colleghi come Robert De Niro e Meryl Streep. Ma ricordando i miei nonni, la mia famiglia, non sono sorpreso e condivido ciò che disse anni fa Truffaut, questo è veramente il festival più necessario”. Sulla scia delle sue originali, Ruffalo racconta ciò che di italiano c’è ancora oggi nella sua quotidianità: “Non ho scoperto quanto ero italiano finché non sono venuto in questo paese, e allora ho capito di esserlo più di quanto immaginavo, perché mi rispecchio nella vostra cultura. Come la cucina: ogni giorno cucino per la mia famiglia i piatti che vedevo cucinare a mia nonna”. Non solo la cucina, ma anche il cinema italiano è stato per lui una grande fonte d’ispirazione. “Guardavo Marcello Mastroianni restandone incantato, per me è un mito. Ha fatto più di cento film e ha dato un volto ed una voce a tutta la gamma delle emozioni umane: rabbia, tristezza, cattiveria…tutte”. Sul ruolo di Hulk ha spiegato le difficoltà nell’interpretare un personaggio le cui scene sono soprattutto virtuali: “Paradossalmente è stato il teatro, l’arte più antica, ad avermi aiutato ad affrontare questa difficoltà. Perché recitare al teatro richiede un grande lavoro di immaginazione, e nelle scene virtuali è cosi, devi immaginare persone e paesaggi dove in realtà non ci sono. Cosa penso della differenza tra i fumetti e la trasposizione cinematografica? Sono cresciuto coi fumetti della Marvel, e una volta ottenuto il ruolo di Hulk li ho ripresi anche per rendermi conto delle differenze. Devo dire che non condanno le licenze artistiche dei registi, penso sia giusto dare la possibilità a noi attori di creare il personaggio anche alla nostra maniera, aldilà di ciò che è nel fumetto”. Parlando del tema del festival di quest’anno, “Carpe Diem”, Ruffalo ha poi detto qual è stato l’attimo che lui non si è lasciato sfuggire: “Il mio carpe diem è sicuramente la recitazione, l’aver agguantato questo sogno sfidando chi mi sconsigliava questo mondo e resistendo ai rifiuti”. Dorotea De Vito
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