di Marta Naddei Ha combattuto tanto ma alla fine Gennaro Pezone ha dovuto arrendersi alla sua malattia. Ieri, l’ex funzionario della Regione Campania – che avrebbe compiuto 64 anni il prossimo 8 dicembre – si è spento alle 4.30 di ieri dopo estenuanti battaglie contro la malattia che lo aveva colpito da qualche anno, contro l’obesità e contro un sistema sanitario che, alle soglie del 2015, ancora non ha capacità e mezzi per consentire ad una persona obesa un accesso facile e normale alle cure, da quelle più semplici a quelle necessarie per mantenersi in vita. Proprio di queste ultime, Gennaro aveva bisogno ma con il suo peso di 210 chili non è riuscito a trovare alcuna struttura, pubblica o privata che fosse, che gli permettesse di potersi curare. Gennaro Pezone, infatti, non ha potuto sottoporsi ai cicli di radioterapia che sarebbero riusciti, quanto meno, ad alleviare le sue sofferenze. Sofferenze alle quali lo stesso Pezone aveva pensato di mettere fine lo scorso mese di aprile, quando arrivò anche a chiedere di fare ricorso all’eutanasia per non gravare più sulla sua famiglia. Nessuna ambulanza, nessun letto d’ospedale, nessun macchinario era fatto a misura di Gennaro che, oltre a dover fare i conti con i suoi problemi di salute, ha dovuto fronteggiare qualcosa di ancor più insormontabile: l’arretratezza di un sistema che, in tal modo, sbarra le porte a chi avrebbe bisogno di aiuto. Nessun centro, nel corso degli anni e con il sopraggiumngere e l’aggravarsi della malattia, se l’è sentita di avere a che fare con una persona obesa che, con sé porta in dote un bagaglio di rischi, durante gli interventi chirurgici, di non poco conto. Così come non fu nemmeno possibile consentirgli di prendere un aereo per potersi operare all’estero. La malattia e l’impreparazione gli hanno praticamente segnato il destino. Era d’aiuto che Pezone aveva bisogno, ma nessuno è stato in grado di fornirglielo: nemmeno quando, qualche settimana fa, cadde procurandosi diverse ferite. Né vigili del fuoco, né unità di soccorso sanitario, hanno potuto far nulla per lui. L’ex funzionario regionale fu costretto a rimanere nella propria abitazione. Ma il suo è stato un lungo calvario che lo convinse, fermamente, che in Italia non si è ancora in grado di affrontare l’obesità come una malattia innanzitutto sociale. Ma Gennaro Pezone, nonostante tutto, sorrideva alla vita, come testimonia uno degli ultimi post pubblicati su Facebook, proprio a seguito dell’incidente occorsogli: «Sto conteggiando i messaggi di solidarietà che hanno superato ampiamente il numero dei bozzoli e dei lividi… la foto è di qualche secondo fa… buona vita, sempre». Amava definirsi “cantastorie della repubblica partenopea” con i suoi racconti, i suoi “pensieri del mattino”, le sue storie: quelle con cui per anni ha affascinato quanti lo hanno conosciuto. I funerali di Gennaro Pezone si terranno questa mattina alle 10.30 presso la chiesa di Gesù Redentore. Accanto a lui, per l’ultimo saluto, la moglie e i tre figli che, per lui, hanno rappresentato il motore e la forza per andare avanti in un cammino travagliato e irto di ostacoli.
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