Agro/Vesuviani. Maxi frode fiscale da 45 milioni di euro: 4 processo dopo le due condanne di imputati residenti nel Napoletano. Requisiti circa 2,5 milioni di euro tra immobili e conti correnti. A giudizio il prossimo settembre il 46enne E. S. di Nocera Inferiore ritenuto dalla procura il principale ideatore dello schema fraudolento. Secondo le indagini, avrebbe emesso fatture false per operazioni inesistenti, per un importo superiore a 10 milioni di euro. Quindi il 39enne A.R. di Mercato San Severino accusato di frode fiscale in concorso con il primo. E ancora, A. O., 41 anni, coimputato per frode fiscale in concorso e A.S., 71 anni, accusato di essere parte attiva del disegno criminoso in concorso con il figlio. Le indagini avevano portato alla luce elementi che indicherebbero come i due condannati napoletani, tramite “prestanome” compiacenti e società “cartiere”, abbiano messo in atto un sistema di frode fiscale di oltre 45 milioni di euro. I due coinvolti in un intricato sistema di frode fiscale e riciclaggio internazionale che ha avuto un impatto economico stimato in oltre 45 milioni di euro. Le indagini aveva rivelato che una parte significativa dei fondi illeciti, circa 1,7 milioni di euro, era stata trasferita all’estero, principalmente verso la Cina, attraverso numerosi bonifici bancari con operazioni bancarie mascherate tramite l’utilizzo di prestanome. Accertato che i proventi delle attività illecite sono stati riciclati attraverso contratti fittizi con altre aziende e la cessione di crediti, al fine di nascondere la provenienza dei fondi. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Avellino, ha utilizzato anche strumenti di analisi informatica per raccogliere prove fondamentali contro gli imputati, dimostrando l’efficacia del monitoraggio dei flussi finanziari nel contrasto al crimine economico. Stabilito il risarcimento del danno per la parte civile che si è vista respingere la richiesta di una provvisionale a carico dei due condannati. A settembre il processo con rito ordinario davanti ai giudici del tribunale di Avellino, mentre per i due imputati napoletani condannati c’è stata anche la confisca dei beni dopo la condanna.





