FRANCESCO DE BARTOLOMEIS, decano dei pedagogisti italiani, che negli anni Settanta ebbe un ruolo decisivo nella nascita delle scuole a tempo pieno, è morto a Torino all’età di 105 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta il 29 giugno, è stato dato oggi ad esequie avvenute dalla nuora, l’ex senatrice del Pd Vittoria Franco, che dell’illustre pedagogista aveva sposato il figlio Paolo DE BARTOLOMEIS, docente di matematica all’Università di Firenze, morto all’età di 64 anni nel 2016. FRANCESCO DE BARTOLOMEIS è stato docente di pedagogia nell’Università di Torino dal 1956 al 1988, di cui era professore emerito. Si è occupato, fra l’altro, dei problemi della scuola attiva, di psicopedagogia dell’infanzia e dell’adolescenza, di riforma della scuola. Grazie alla sua vasta conoscenza della storia della pedagogia, negli anni Cinquanta e Sessanta lavorò molto per far conoscere in Italia i più importanti studiosi europei e nordamericani facendoli pubblicare dagli editori con cui collaborava (Loescher e Nuova Italia in particolare). DE BARTOLOMEIS ha dato un contributo determinante al rinnovamento della pedagogia italiana sia attraverso i suoi studi e le sue pubblicazioni che attraverso la concreta realizzazione di proposte pedagogiche. I rapporti con l’imprenditore Adriano Olivetti hanno segnato profondamente il corso della sua formazione, contribuendo a caratterizzarlo come pedagogista e educatore non legato con esclusivismo al mondo della scuola e impegnato con ricerche sul campo e consulenze. Fra i suoi primi testi spicca volume “La pedagogia come scienza” (La Nuova Italia, 1953), con cui lo studioso prendeva nettamente le distanza dalla tradizione idealistica. Negli anni Settanta all’università realizzò un’importante sperimentazione di laboratori didattici finalizzati a integrare lo studio teorico della pedagogia. Le basi teorico-pratiche di questa innovazione sono contenute in due testi di quel periodo che ebbero un grande successo fra i docenti: “La ricerca come antipedagogia” (Feltrinelli, 1969) e “Il sistema dei laboratori” (Feltrinelli, 1978). Nel 1972 iniziò così all’Ateneo di Torino la sperimentazione di laboratori con l’obiettivo di mettere a punto “strategie per avviare e sviluppare innovazioni nella scuola ordinaria”. Il sistema dei laboratori non venne proposto come semplice accompagnamento delle attività scolastiche ma puntò a diventare l’ossatura della scuola stessa. La proposta del sistema dei laboratori contribuì a dare contenuto metodologico alla nascente scuola tempo pieno mentre fuori della scuola indicò vie nuove ai servizi educativi territoriali. Nato a Pellezzano (Salerno) il 20 gennaio 1918, FRANCESCO DE BARTOLOMEIS si laureò all’Università di Firenze dove fu allievo del pedagogista Ernesto Codignola. Fu Benedetto Croce a sostenere la pubblicazione del suo primo libro, “Esistenzialismo e idealismo” (Riccardo Ricciardi, 1944). Dopo la laurea fu avvicinato da Adriano Olivetti che lo aveva notato per alcuni suoi articoli pubblicati sulla rivista “Il Ponte” diretta da Piero Calamandrei e iniziò così a collaborare alla rivista “Comunità”. Dopo una breve parentesi di insegnamento a Firenze, FRANCESCO DE BARTOLOMEIS si trasferì all’Università di Torino nel 1956, dove cominciò anche a tradurre per la casa editrice Loescher tutti gli autori più innovativi in campo pedagogico e teorizzò la sua maggiore intuizione: la pratica del lavoro di gruppo. Negli stessi anni un gruppo di studio sulle tecniche Freinet da lui avviato portò all’apertura della sede torinese del Movimento di Cooperazione Educativa. Nel 1968 pubblicò il primo libro italiano di pedagogia dedicato alla scuola dell’infanzia, “Il bambino dai tre ai sei anni” (La Nuova Italia), proprio nell’anno in cui la legge 444 la istituiva a livello nazionale. Nel 1975 il Partito Comunista torinese lo candida come indipendente in consiglio comunale: in accordo con l’assessore all’istruzione Gianni Dolino avviò l’iniziativa del tempo pieno e delle mense scolastiche nelle scuole torinesi. Tra gli altri suoi libri figurano: “Produrre a scuola” (Feltrinelli 1983), “Programmazione e sperimentazione” (La Nuova Italia 1982), “Scuola e territorio” (La Nuova Italia 1983), “Lavorare per progetti” (La Nuova Italia 1989), “La scuola nel nuovo sistema formativo” (Edizioni Junior 1998). “Riflessioni intorno al sistema formativo” (Laterza 2004). Nel 2022 ha pubblicato “I bambini, l’arte, la cultura” (Zeroseiup, 2022), in cui si fondono i suoi due grandi interessi: l’educazione nell’infanzia e l’arte, intesa anche come una pratica di conoscenze e creatività.
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