Sta vivendo una nuova vita la Fornace di Agropoli dopo che nel mese di febbraio l’ente comunale chiese ed ottenne la restituzione delle chiavi da parte della Fondazione Giambattista Vico.
La decisione venne presa dopo che fu approvato un nuovo capitolato e che da parte dell’ente guidato dal presidente Luigi Maria Pepe, succeduto a papà Vincenzo, oggi presidente onorario, non ci fu una risposta entro il tempo limite di sette giorni. Da quando la Fondazione ha lasciato la struttura, come da richieste di Palazzo di Città, il comune di Agropoli ha organizzato molti eventi sia nella Fornace che nell’area esterna, restituendo di fatto alla popolazione un bene di archeologia industriale dall’inestimabile valore. Nei giorni scorsi, ad esempio, gli studenti di alcuni licei della Campania, nello specifico di Aversa, hanno visitato la Fornace.
Si è trattato di un appuntamento molto importante dato che lo stesso comune di Agropoli ha pubblicizzato quei momenti, dedicando loro dei post sui social network con tanto di fotografie (una di esse è qui pubblicata, ndr) a corredo che mostrano gli studenti impegnati nella visita e accompagnati dal consigliere con delega alla cultura Franco Crispino. «Una bella mattinata alla Fornace con una scolaresca proveniente da Aversa intervenuta ad Agropoli per visitare il Museo di Archeologia industriale – si legge – docenti e studenti sono rimasti piacevolmente stupiti da quanto visto e dalla storia legata alla struttura comunale. L’iniziativa rientra nell’ambito di un progetto Bimed».
Gli eventi hanno avuto anche un’altra promozione ufficiale: «Si parte con alcune iniziative a cura di Bimed che coinvolgeranno delle scolaresche, quindi il via agli incontri denominati “Essere genitori di adolescenti”, poi proseguono gli incontri a cura del Circolo Parrocchiale Lilium. E ancora una iniziativa dedicata ai vini e l’appuntamento con il Mercato della Terra». Insomma, la Fornace è pronta a riprendersi il ruolo di contenitore di eventi e cultura che dovrebbe avere anche con orari di apertura ben chiari e non più, come prima, a “chiamata”, come recitava un cartello.