di Marta Naddei Spina staccata. Il Parco scientifico e tecnologico chiude definitivamente i battenti. Venerdì la comunicazione ufficiale degli ultimi cinque licenziamenti – dei dipendenti rimasti ancora in servizio dopo la prima tornata di messa in mobilità che aveva riguardato 14 persone – e la consequenziale cessazione di tutte le attività della struttura. Un avviso che si è abbattuto come una scure anche sulle residue possibilità di ripresa con una vicenda che si conclude nel peggiore dei modi, nonostante negli ultimi mesi si fosse addirittura paventata la possibilità di un’uscita dalla liquidazione della società. Alla scorsa metà di novembre, però, nessuno dei soci né vecchi né nuovi ha sottoscritto le quote per la ricapitalizzazione, lasciando così il capitale sociale a zero ed i lavoratori al loro destino. Volano via, così, anche i 20 milioni di euro di progetti che il Parco scientifico e tecnologico aveva in cantiere. Nel frattempo, anche tutte le trattative messe in piedi dai sindacati per riuscire a trovare una sistemazione alternativa agli epurati del Pst si sono rivelati senza esito tanto con il Comune di Salerno quanto con la Regione Campania, due dei soci proprietari del Parco scientifico e tecnologico. Per quanto riguarda Palazzo di Città, infatti, nonostante una richiesta di convocazione inoltrata dai rappresentanti sindacali, nessun incontro è stato fissato: l’oggetto sarebbe dovuto essere la procedura di mobilità tra società partecipate dell’ente ma tutto è rimasto lettera morta. Stesso discorso per quanto riguarda Palazzo Santa Lucia: qui i margini di manovra per i sindacati sono stati stroncati sul nascere dal momento che i bandi regionali relativi al riordino delle partecipate sono indirizzati esclusivamente a quelle aziende in cui la Regione è socio maggioritario. «Per l’ennesima volta – afferma la componente della segreteria della Fiom Cgil Salerno, Francesca D’Elia -i dipendenti del Parco scientifico e tecnologico sono stati trattati come lavoratori di serie B». E’ già in procinto di essere protocollata una richiesta di convocazione urgente in Prefettura per convocare un tavolo di confronto: «Vedremo chi parteciperà. Per noi, nonostante la cessazione delle attività e la dispersione di 20 milioni di euro di progetti già in portafoglio, la tutela dei lavoratori resta la priorità» – commenta ancora D’Elia. Insomma, una vertenza che si è mossa nell’indifferenza totale, in primis dei soci stessi del Parco scientifico e tecnologico. Ed è proprio a loro che le organizzazioni sindacali si rivolgono per tentare di trovare un salvagente per i lavoratori. «Il silenzio drammatico di soci e Istituzioni locali, che ha accompagnato questa vertenza, resta l’unica costante» – si legge in una nota congiunta di Cgil e Fiom Cgil -. «Nessuno può dire di non essere a conoscenza della situazione di questi lavoratori. Nessuno può considerarsi esonerato da responsabilità verso queste persone e famiglie, soprattutto in merito a come è stato realizzato il percorso che, anziché al rilancio, ha portato alla chiusura delle attività. Il dato è che, con insopportabile indifferenza, si disperdono intelligenze e si mandano a monte milioni di euro di progetti. Continueremo a lottare perché questa ingiustizia non si compia e continueranno a vigilare su tutti gli atti che verranno posti in essere dai prossimi giorni per tutelare dignità e prospettive di questi lavoratori. E’ dovere di tutti dare il proprio contributo per trovare possibili soluzioni a questo ennesimo attacco all’occupazione ed alle potenzialità di sviluppo del nostro territorio» – conclude la nota.
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