Questa sera, alle ore 20, nella chiesa di Santa Apollonia, taglio del nastro della V edizione del Festival di musica da camera promosso dal dipartimento di Musica d’insieme del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno
Di OLGA CHIEFFI
Taglio del nastro questa sera, alle ore 20, verrà inaugurata la V edizione del Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia. Un evento, nato dalla sinergia del Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, promotore di un progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da Francesca Taviani, con la Bottega San Lazzaro di Chiara Natella che nella Chiesa di Santa Apollonia offre di ospitare la rassegna. Questa prima serata sarà interamente dedicata alle ance rappresentate da sassofoni e clarinetti divisi in due ensemble, diretti da Antonio Fraioli. Saranno i sassofoni, con Maddalena Calabrese e Catello Cascone sax alto e soprano, Agostino Giordano, Nico Chirichella, Fabrizio Onofaro Sanajà, sax alto, Lucio Fauceglia, Maria Carmela Vitiello, sax tenore, Simone Loffredo e Gabriele Santuosso sax baritono, ad aprire la rassegna, con gioie e splendori della Vienna fin de siècle, racchiusi tra le sinuosità della Agyptischer-Marsch op.335 di Johann Strauss Jr., scritta per l’apertura ufficiale del Canale di Suez celebrata il 16 novembre 1869 con una cerimonia inaugurale a Port Said. Si proseguirà con una sognante Ballad, pagina dal carattere cantabile firmata dallo stesso direttore. Il quartetto di clarinetti, formato da Elpidio Matteo Buonpane, Marta Imparato, Alessandro Del Prete e Almerigo Di Martino, si cimenterà con una breve suite in tre movimenti per Four Equal Clarinets, di Tom Stewart Smith, datata 1947, capace di porre in luce sia i suoni singoli degli strumenti, che l’assieme in modo gradevole attraverso raffinate fioriture di purissime invenzioni melodiche. L’ensemble di sassofoni ritorna sulle note dell’ Antonín Dvořák della Serenata op. 44, speziata da suggestioni romantiche ed elegiache, datata 1878. I ragazzi proporranno solo il Finale, una pagina travolgente, ricca di vivaci temi di ispirazione popolare e di delicate oasi sonore. Dopo la regolare esposizione dei due temi principali e una breve sezione di elaborazione motivica, un nuovo tema, una sorta di delicata ninnananna esposta da clarinetti e corni, prepara la ripresa del tema di marcia del primo movimento, che giunge all’ascoltatore improvvisa e inaspettata, facendo da trampolino di lancio per la veemente coda finale, nella quale fanno ancora capolino elementi motivici del tema principale. Il clou della serata sarà l’esecuzione da parte dell’ensemble di clarinetti, composto da Francesco Pio Ferrentino, Fausto Cerrone, Dario Ferrigno; Almerigo Di Martino, Elpidio Matteo Buonpane, Alessandro Del Prete, Gaetano Apicella, Marta Imparato, e Sebastiano Sabatino, al clarinetto in Si Bemolle, Carmine D’Aniello e Carlo Rufo al clarinetto basso in Si bemolle con l’aggiunta del sax baritono di Simone Loffredo, che ospita la voce narrante di Rosa Vingiani, della favola “Le tre Capre e il Troll” ovvero un adattamento musicale di Paul Harvey della famosa “Three Billy Goats Gruff”, una fiaba nordica, norvegese, una variante dei nostri tre porcellini. Un troll meschino e affamato vive sotto un ponte e mangiare qualsiasi capra cercando di attraversare il suo ponte. Come possono le tre capre attraversare in sicurezza? Lo scopriremo in sala con questo esempio perfetto di ciò che dovrebbe essere la musica per l’infanzia, riuscendo in quello che non riesce né allo splendido L’enfants et les sortilèges di Ravel, che in realtà non si rivolge all’infanzia ma dà vita ai ricordi e ai rimpianti d’un adulto, né al magistrale The Young Person’s Guide to the Orchestra di Britten, che fa fare ai giovani la conoscenza degli strumenti musicali ma non li diverte e non ne sollecita l’immaginazione, per non parlare di quella miriade di pezzi brevi e facili destinati all’infanzia solo perché adatti a dita piccole e inesperte. Finale affidato ai sassofoni impegnati in “Poem and Dance” di Leroy Ostransky, in cui riconosceremo le radici ebraiche del compositore e il suo particolare segno musicale, in un’opera che ricerca in un primo momento il velluto dell’amalgama dell’insieme, lanciandosi quindi nella concitata ed ironica danza. Domenica, sarà di scena il Muhlfeld Quartet, formato da Massimo Buonocore, Antonio Di Costanzo, Fabrizio Fornataro e Francesco Abate, che ci condurrà in un viaggio nella tradizione musicale del secolo breve. Gli strumentisti dialogheranno sulle linee melodiche del Quartette n° 1 di Raymond Milford Endresen dalla non facile tessitura, per quindi passare al Petit Quatuor di Jean Françaix, opera giovanile del 1935 che mette in luce il sagace umorismo di stampo neoclassico del compositore e pianista francese, prima di trasferirci in Espana, sulle note della fascinosa opera di Isaac Albeniz, con il suo infuocato tango. Si continua col tango, stavolta di Astor Piazzolla e l’aria di sortita di Maria de Buenos Aires “Yo Soy Maria”, prima di giocare per suonare e suonare per giocare con Playing Together di Antonio Fraioli, che scopre le infinite sfaccettature del clarinetto. Chiusura con due gemme del song book di George Gershwin, “Oh, Lady Be Good” e “Somebody Loves me”.
Olga Chieffi