di Erika Noschese
«L’autonomia differenziata? Un modo per evitare di sprecare risorse pubbliche, un po’ come accade in Regione Campania, oggi occupa un posto non certo primario tra le regioni che utilizzano i fondi europei». Così il professor Giuseppe Fauceglia, coordinatore cittadino di Forza Italia che ribadisce la posizione del partito in merito alla riforma Calderoli.
Prof. Fauceglia, continua la fase di riorganizzazione del partito. Si può ritenere soddisfatto da attivista e dirigente?
«In questo momento storico Forza Italia si sta radicando in modo significativo nei territori. La nomina di un coordinatore provinciale, nella persona di Roberto Celano, nata per altro dalla volontà unanime del congresso, favorisce senza dubbio un maggiore omogeneità dell’azione politica territoriale. La scomparsa del Presidente Berlusconi, con la sua grande forza evocativa e di attrazione del consenso elettorale, ha imposto una diversa concezione del partito, che oggi si mostra più aperto che nel passato rispetto alle istanze che provengono dalle singole realtà e dagli amministratori che hanno aderito al progetto di Forza Italia. Dobbiamo, per altro, riconoscere il merito al coordinatore regionale, l’eurodeputato Fulvio Martusciello, di aver aperto il partito alla società civile, coinvolgendo, con il suo entusiasmo, persone che avevano abbandonato l’impegno politico. Mi pare che l’obiettivo più qualificante oggi per Forza Italia sia quello di rivolgersi verso quell’elettorato che si è attestato sull’astensionismo, ritenendo di non individuare una forza politica capace di dare voce alle esigenze di serietà nelle proposte, in una prospettiva di moderazione (anche se il termine non rappresenta una significazione univoca e finanche adeguata). Oggi, il riferimento esplicito di Forza Italia alla tradizione storica del Partito Popolare Europeo può rappresentare un motivo per superare quel gap rappresentativo, ed in questa prospettiva si muove anche il congresso nazionale del 23 e 24 febbraio. Non a caso, per tornare alle vicende locali, l’operazione di coinvolgere a Salerno, di fronte ad un’amministrazione che vive “ingessata” da trent’anni e che mostra evidenti segni di inefficienza e di qualche incompetenza, un’area significativa della cosiddetta società civile, sta dando i suoi risultati positivi. Si tratta, poi, di tradurre questo entusiasmo in consenso elettorale, ma la strada mi pare già ben tracciata».
Il prossimo 18 febbraio la manifestazione organizzata dal Presidente De Luca contro il governo nazionale. Cosa ne pensa?
«Il Presidente De Luca, al quale non può essere disconosciuta una certa capacità di “cavalcare la tigre” o di assumere il ruolo di “incantatore di serpenti”, è solito lanciare i suoi strali nei confronti del Governo, lo ha fatto, con diverso impeto abrasivo, prima con Renzi, poi con Gentiloni e Letta, ed infine con il governo giallo-rosa di Conte. È un metodo per tentare di far dimenticare ad un elettorato, a volte disattento, le inefficienze del governo regionale, ad esempio, in tema di sanità e di governo del territorio. Si cerca così di spostare sul piano nazionale l’insuccesso delle politiche regionali, cercando, ad arte, un “nemico” da colpire: un metodo che il Presidente De Luca ha tratto dalle sue letture leniniste, ad esempio riproducendo in salva moderna le tattiche di “Che fare?” o di “Come sono gli “amici del popolo” e come lottare contro i socialdemocratici” ».
Verde pubblico, dal prossimo mese di luglio i servizi passano sotto la competenza di Salerno Pulita. Secondo lei può essere una scelta giusta?
«L’insuccesso nella gestione del verde pubblico, per altro accresciuto da indagini giudiziarie e da processi in corso (in ordine al cui risultato o valenza non intendo dare alcun giudizio, perché questo compete solo ed esclusivamente ai tribunali), mi pare essere sotto gli occhi di tutti. Per altro, il Comune non ha inteso pienamente valorizzare l’attività di professionisti di grande e riconosciuta competenza nel settore, come l’architetto paesaggista Enrico Auletta, ma questa è una scelta tipica di una città provinciale e a guida autocratica, come la nostra. Un primo quesito è se Salerno Pulita sia caratterizzata da un elevato grado di specializzazione organizzativa ed operativa, come richiesto dalla peculiarità del servizio del verde pubblico. Poi, resta l’altra domanda, quella relativa alla gestione e alle vere finalità delle partecipate cittadine, sulle quali ad oggi manca un attento esame, sia in termini di bilancio sia in termini di strumentalità delle stesse per la raccolta ed organizzazione del consenso elettorale. Vorrei solo ricordare che il nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza conferisce all’amministrazione che ha il controllo o la vigilanza su queste società, il potere-dovere di richiedere, naturalmente in presenza dei presupposti di legge, la dichiarazione di insolvenza o di indicare l’accesso alle altre forme di composizione delle crisi di impresa. Ne resta evidente che in difetto, potrebbero, in mera ipotesi, richiamarsi discipline in tema di responsabilità, per cui ogni amministrazione pubblica dovrebbe, in qualche modo, fare i conti con questa nuova normativa. Da ciò ritrarrei, pur nella mia modestia ed insufficienza valutativa, che l’affidamento dei servizi, con i relativi compensi previsti per il nuovo gestore e dunque con aumento della redditività, non possono far sottovalutare possibili elementi di crisi della società, specie allorquando la gestione non dovesse rispondere a criteri di efficienza del servizio pubblico».
Autonomia differenziata, qual è la sua posizione?
«Si tratta di dare una risposta che non può essere limitata allo spazio di questa intervista. Innanzi tutto, vorrei vedere un’occasione storica anche per le Regioni meridionali: la possibilità, in ragione delle risorse finanziarie disponibili, di evitare sprechi eccessivi e spese pazze, cioè una maggiore razionalità nell’impiego di risorse e di finanziamenti. Del resto, la Regione Campania non può certo lamentarsi, se ancora oggi occupa un posto non certo primario tra le regioni che utilizzano i fondi europei, a parte ogni considerazione sulla gestione dei progetti ammessi alle risorse Pnrr. Invero, la posizione di Forza Italia in seno al Governo è stata quella di apportare dei correttivi alla proposta Calderoni, soprattutto in funzione di tutelare gli interessi delle regioni meridionali e di determinare, in senso solidaristico, i livelli essenziali delle prestazioni, che costituiscono il limite entro i quali disegnare l’autonomia differenziata. Su questo terreno si gioca tutta la dinamica della riforma».
Sanità, nessuna novità sul fronte Ruggi se non difficoltà in aumento e disservizi con lunghe code innanzi al Pronto soccorso.
«Leggo dai giornali continue denunce di inefficienza e disservizi, anche se sarebbe opportuno distinguere tra le prestazioni del Pronto soccorso, dove le criticità sono esplosive, e quelle dei vari reparti, dove incide di più la capacità organizzativa dei direttori e dei responsabili. Vorrei, però, fare una riflessione più ampia: è possibile che il nostro sistema sanitario regionale sia imbottito da primari “facenti funzioni”, in assenza ultradecennale di adeguate procedure concorsuali ? questo sistema consolidato non potrebbe, in ipotesi, essere considerato uno strumento per la raccolta del consenso elettorale ? chi nomina le figure apicali di sistema non si avvede dell’insufficienza di qualche “nominato” ? siamo sicuri che il sistema attuale sia quello più coerente con le esigenze primarie della trasparenza e del merito? Domande alle quali dovrebbe dare risposta chi della sanità regionale ha la competenza esclusiva, ovvero il Presidente De Luca, anche nella sua posizione di commissario straordinario. Del resto, la vicenda che ha riguardato il primario della cardiochirurgia il dott. Severino Iesu la dice lunga sulla gestione della sanità cittadina: quando un ospedale come il “Ruggi” perde una figura tanto qualificata ed apprezzata a livello nazionale, bisognerebbe che la narcotizzata opinione pubblica si chieda anche il “perché”».