Di Olga Chieffi
“La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea, che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità. Negare che l’umanità è divisa tra maschi e femmine è sembrato un modo per garantire la più totale e assoluta eguaglianza – e quindi possibilità di felicità – a tutti gli esseri umani. Nel caso della teoria del gender, all’aspetto negativo costituito dalla negazione della differenza sessuale, si accompagnava un aspetto positivo: la totale libertà di scelta individuale, mito fondante della società moderna, che può arrivare anche a cancellare quello che veniva considerato, fino a poco tempo fa, come un dato di costrizione naturale ineludibile”. A scriverlo è la storica Lucetta Scaraffia su L’Osservatore Romano, 10 febbraio 2011.
Pare faccia paura il riflesso di quest’essere mostruoso negli ambienti diocesani, che affascina come tutto il fluido in qualsiasi campo. E’ qui in Italia utopia in altri paesi c’è stata grande apertura. E’ veramente sconcertante nel 2023 che possa esserci malcelata censura ad una mostra quale “Anima Mundi” di Sara Napolitano e Tommaso Sansanelli sul tema Gender Fluid, nell’ambito della IV edizione della rassegna “L’Arte per la Giustizia” firmata da Imma Battista, una produzione del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, nella sala messa a disposizione a pagamento per l’esposizione e la gestione per la fruizione, proprio da parte da chi è stato retribuito per ospitarla, ovvero Salerno Opera, nella persona di MariaTeresa Bruno. Umiliazione e dis-incanto per anime sensibili venute a Salerno per comporre un discorso artistico che possa far cambiare la società. Ma quanto rumore bisogna fare per imporre silenzio al rumore? E quale furore formidabile mette ordine nel furore? Il rumore non può e non deve essere un fenomeno, ogni fenomeno si distacca da esso, figura sullo sfondo, come un fuoco nella bruma, come ogni messaggio, ogni grido, ogni appello, ogni segnale, devono staccarsi dal chiasso che occupa il silenzio, per essere percepiti, per essere conosciuti, per essere scambiati.
Lettera aperta ai media italiani della fotografa Sara Napolitano e del M° Pasquale Auricchio
Quanti sono ineludibilmente contro all’intero mondo gender fluid , fino ad offendere coloro i quali hanno realizzato una mostra fotografica “Anima Mundi” dedicata a questo tema, Sara Napolitano e Tommaso Sansanelli, con modello ospite il M° Pasquale Auricchio, nell’ambito della giornata inaugurale della IV edizione della rassegna “L’Arte per la Giustizia” firmata da Imma Battista, una prestigiosa produzione del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, ospite del Museo Diocesano di Salerno, sono proprio i gestori di questo spazio la Salerno Opera S.r.l. La dr.ssa MariaTeresa Bruno responsabile del Museo Diocesano ha praticamente ostacolato gli artisti sin dal montaggio della mostra, ineducatamente spegnendo le luci durante il concerto con pubblico in sala, inoltre Pasquale Auricchio, controtenore salernitano e presidente dell’associazione culturale Emiolia, in quel momento normale fruitore e ospite, è stato vittima di un attacco discriminatorio da parte della stessa consigliera della fondazione “Salerno Opera s.r.l.” Mariateresa Bruno, gestore dei monumenti di Salerno Sacra. Durante un’ intervista assieme ai fotografi Sara Napolitano e Tommaso Sansanelli con la stampa presente in sala, avvenuta dopo l’apertura della sala espositiva, il controtenore Auricchio sentendosi interpellato dalla consigliera Bruno alle spalle e prestandole attenzione si sente rivolgere la medesima espressione “Scusa, ma non hai un altro paio di scarpe. Non puoi camminare con queste scarpe sul pavimento, potresti danneggiarlo!” Le scarpe a cui si riferiva la consigliera sono delle Pleaser Beyond 1020 dal tacco di 26 cm (scarpe indossate da molti artisti internazionali e portate alla fama dalla cantante Lady Gaga) indossate con consuetudine dal controtenore sia perché gender fluid, sia per indole artistica. Si tiene a far presente che la maggioranza delle donne presenti, compreso la direttrice Imma Battista, la fotografa Napolitano e l’attrice Gerarda Mariconda indossava scarpe con tacco sia a spillo che non. L’ostracismo è continuato non aprendo la mostra al pubblico il giorno successivo, visto che sarà in essere sino al 21 settembre, con roll up che illustra la copertina della mostra non più presente all’ingresso della biglietteria come il manifesto della rassegna ma spostato nella sala stessa della mostra non permettendo così ai turisti di passaggio di sapere che tale esposizione fosse presente negli ambienti del museo. Per di più nel pomeriggio di domenica 17 c.m. durante una visita della fotografa con sette visitatori la sala era completamente chiusa al pubblico (nonostante l’ente organizzativo della rassegna “L’arte per la giustizia”, ovvero il Conservatorio Statale di Musica di Salerno, paghi per la suddetta sala e per la gestione della stessa), la fotografa chiama la signora Bruno per far entrare i visitatori dalla stanza della direzione, i quali si trovano dinanzi ad una scena obbrobriosa: la sala sporca, con l’intonaco a terra, le porte chiuse con il roll up nascosto, un tappeto arrotolato male con un tavolo davanti la “nuova porta d’ingresso” e, la cosa più assurda, l’opera principale della mostra a terra rotta e spostata per coprire la muffa del muro e i pezzi della stessa sparsi sul pavimento.
Il 15 settembre “Arte per la giustizia” voleva parlare di fluidità, accettazione, sensibilizzare su ciò che si è, e in particolare Sara e Tommaso volevano esprimere semplicemente libertà, uguaglianza, lasciando da parte qualsiasi etichetta poiché alla fine dei conti siamo tutti degli esseri umani con un’anima. Probabilmente tutto ciò per la Società Salerno Opera tutto ciò è ancora tabù, pur avendo fittato gli spazi al Conservatorio Statale di Musica di Salerno, che ha inviato progetto, temi e opere con grande anticipo sulla serata inaugurale, preferendo celare la mostra che deve restare per una settimana nella sua struttura. Nel 1543, in piena Controriforma, si ripristinò la censura contro le opere considerate contrarie alla dottrina cattolica, sono trascorsi solo 480 anni e nulla è cambiato.