Dal carro armato americano Sherman alle foto storiche dello sbarco, nel museo del “Salerno Day” il tempo si è fermato. « Sono felice di essere in una delle zone più belle del mondo, questo straordinario museo serve a ricordare quei momenti difficili vissuti dai soldati e dai salernitani – le parole del Console Generale degli Stati Uniti d’America, Donald Moore» . Dai tricolori storici alle bandiera naziste, uniformi militari,
proiettili di grande calibro, bombe ritrovate ed anche giochi del
tempo, questo e tanto altro è presente nella mostra “Lo sbarco e Salerno
Capitale”. Un museo inaugurato nel pomeriggio di ieri da tanti illustri
presenti. A tagliare il nastro c’era il Console degli Usa Donald Moore e
il Sottosegretario di Stato Giampaolo D’Andrea. « Ringrazio per avermi
invitato in questa zona più bella del mondo – ha detto Moore – immagino
cosa sia stato vivere quei giorni per i civili salernitani e per tutti i
soldati coinvolti, tutto questo ci da anche la possibilità di ricordare
ciò che è stato» . Il museo è un immenso viaggio in un pezzo di
storia salernitana: l’operazione Avalanche del 9 settembre 1943, oltre a
ricordare con foto e documenti la stagione di Salerno Capitale
d’Italia. La mostra si trova negli uffici della Regione Campania a
Salerno, in via Generale Clark, gli stessi locali infatti sono stati
concessi ufficialmente ieri con un protocollo firmato dall’ideatore e
curatore della mostra Nicola Oddati e il coordinatore regionale del
Demanio e Patrimonio Pietro Angelino. « Questa non è una
celebrazione, questa è qualcosa in più di una semplice mostra, è
permanente e tende a diventare un museo – ha dichiarato Nicola Oddati –
vuole essere un mezzo per aiutare a conoscere questi avvenimenti ai
salernitani, per essere orgogliosi di Salerno capitale. Bisogna anche
ricordare gli orrori della guerra, non per celebrarla ma per far sì che
non si ricada in quel tipo di errore. Salerno è stata nell’arco di pochi
mesi ospite di due avvenimenti davvero molto importanti, soltanto che
ce ne eravamo dimenticati. Credo che l’orgoglio di una città nasca anche
sulla consapevolezza degli avvenimenti che ci hanno preceduto. Questo
serve a formare anche gli stessi cittadini salernitani» . Mentre
all’interno dei locali affascinavano le tante “reliquie” presenti,
all’esterno splendeva il fiore all’occhiello della mostra, il carro
armato Sherman, noto ai più per essere lo stesso prototipo di carro
armato comparso nella scena finale del prestigioso film di Roberto
Benigni: “La vita è bella”. « È assolutamente interessante questo
percorso che mette in evidenza, appunto, il percorso della memoria – ha
dichiarato il Rettore dell’Unisa Raimondo Pasquino – un fatto storico
importantissimo per Salerno e per tutto il meridione, per la liberazione
del paese. Senza questo sbarco noi avremmo avuto una liberazione del
sud in grande ritardo, sarebbe successo lo stesso a Roma, quindi
ricordarlo e metterlo in evidenza, portare i giovani a vedere questo che
è un passo, a volte, sottostimato e sottovalutato dalla storiografia
nazionale è un fatto importante. Noi, a suo tempo, ai 60 anni dallo
sbarco organizzammo un convegno all’università . Abbiamo lo scopo di
stimolare gli storici “accreditati” a parlarne con impegno. Gli
studenti, guidati dai loro professori, nella lezione di storia
contemporanea e moderna possono venire qui, questo è un fatto
sicuramente positivo» . Felice dell’iniziativa anche il Sottosegretario
di Stato Giampaolo D’Andrea: « Si riporta alla memoria, in forma
permanente, un momento importante del nostro paese. Salerno ha segnato
il ritorno alla democrazia ed è stato un momento formativo della
Repubblica Italiana» .