Chiusura indagini per bancarotta fraudolenta per il fallimento della Ifil. Da appropriazione indebita, l’ipotesi di reato formulata dai pm Vincenzo Senatore e Francesco Rotondo si è tramutata in bancarotta. Otto gli indagati destinatari dell’avviso: tra questi Piero De Luca, primogenito del governatore della Campania e Mario Del Mese, amministratore della Ifil. Ancora, Giuseppe Amato jr e la moglie Marianna Gatto, Valentina Lamberti (moglie di Mario Del Mese) e i tre soci che si sono alternati nella società: Vincenzo Lamberti, Luigi Avino ed Emilio Ferraro, già socio di De Luca jr in uno studio legale. La Procura aveva già precedentemente – più di un anno fa – chiuso le indagini sulla vicenda Ifil a carico di otto persone (tra cui Piero De Luca e Mario Del Mese) per poi sostituire l’imputazione a seguito di ulteriori accertamenti e sviluppi investigativi. Ieri la notifica dell’avviso agli otto indagati, responsabili – secondo la Procura – di aver distratto fondi, svuotando così le casse della Ifil. A Piero De Luca sarebbero stati contestati pagamenti a suo favore (e del coniuge) per viaggi in Lussemburgo. Si tratta di 14mila euro dal 19 aprile 2010 all’8 novembre 2011 e 9mila euro circa dal settembre 2009 all’aprile 2010. A Peppino Amato e Marianna Gatto della Ma.Ma. (società che si occupa di abbigliamento) sono stati contestati, tra l’altro, somme ricevute dalla società di Del Mese per euro 92mila euro dal 9 settembre 2009 all’11 febbraio 2011. Al solo Peppino Amato sono state anche contestate fatture emesse nei confronti della Ifil, «al fine di garantire – scrivono i pm – a terzi l’evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto». Altri soldi sarebbero poi fuoriusciti per spese personali di Del Mese e della moglie: abiti per circa 5mila euro, altri 5.600 di spesa alla boutique Montblanc ed ancora 29mila euro per l’acquisto di immobili di arredi per l’abitazione di corso Vittorio Emanuele. Ma la Ifil di Mario Del Mese è anche al centro dell’inchiesta (dei pm Cantarella e Valenti) sulla variante in corso d’opera dei lavori di Piazza della Libertà. Viene indicata, dagli inquirenti, come una vera e propria società “cartiera”. Nata, in sostanza, per fare fatture relative a attività mai svolte o comunque notevolmente sottodimensionate. Nello specifico, la Procura – che fa solo un passaggio sulla questione, precisando che per gravità dei fatti, si prospetta un nuovo “tema di indagine” – contesta l’emissione di fatture per 900mila euro per inesistenti consulenze. Somme che, allo stato, non sono state ancora rintracciate. Mario Del Mese in questa inchiesta è indagato per reati contabili. Inoltre sempre nell’ambito dell’inchiesta sulla Piazza della Libertà – che indagato anche l’ex sindaco, attuale governatore Vincenzo De Luca, ci sono due informative della Guardia di Finanza di Salerno, indirizzate ai pm Cantarella e Valenti riguardante la Ifil e la Ma.ma.
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