Fallimenti pilotati, indaga l'Antimafia - Le Cronache Ultimora
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Fallimenti pilotati, indaga l’Antimafia

Fallimenti pilotati, indaga l’Antimafia

Antonio Manzo

La procura della Repubblica di Salerno avvia una inchiesta sui fallimenti di Salerno e Vallo della Lucania. Il procuratore della Repubblica Giuseppe Borrelli ha delegato per l’inchiesta il Pm antimafia Elena Guarino. Sono già al lavoro gli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia. Da nord a sud della provincia di Salerno ci sarebbe un sodalizio criminale che sarebbe in grado di condizionare l’attività giudiziaria delle vendite giudiziarie e i fallimenti con la presunta complicità di banche, finanziarie, usurai, immobiliaristi. Un mercimonio legalizzato in continua espansione che specula sia sulle sempre più crescenti difficoltà di molte famiglie a pagare i ratei dei mutui accesi presso le banche, sia sull’irrefrenabile incremento dei fallimenti di imprese e società di piccole e medie dimensioni, alimentato spesso dagli stessi tribunali. Nel Salernitano ci sono anche i segreti dei giudici che assistono ai passaggi di alberghi, ville, nelle mani dei boss del Cilento e della piana del Sele. Li conoscono i tecnici, i commercialisti gli ingegneri. Ora l’Antimafia della procura di Salerno intende far luce sui meccanismi fraudolenti dei clan della camorra che riciclano capitali sporchi in alberghi, ville, immobili. Ci sono stimati professionisti cilentani che il 4 giugno prossimo terranno un corso di alta formazione per la conferma dell’iscrizione nell’elenco dei professionisti delegati alle vendite immobiliari e fallimentari. Hanno sede a Torchiara paese noto del Cilento. In pratica, si tratta di quei professionisti a stretto contatto dei giudici civili che hanno in mano il destino di aziende e persone sulla via del fallimento. La fantasia porta a tutto nell’inchiesta del pm antimafia Guarino fino a Vallo della Lucania, e non solo, dove ci fu anche il caso di un pubblico ministero che prima pubblicamente parlò della presenza dei clan nel Cilento e poi archiviò una denuncia sul tema della criminalità e il riciclaggio di danaro sporco nelle procedure esecutive immobiliari del Tribunale di Vallo della Lucania. A partire da Marina di Camerota dove la struttura turistico-alberghiera della “Arco Iris sas” – rilevata per euro. 1.001.111,00 dalla ‘Vale srl e il ristorante-albergo ‘Acquario’, rilevata per euro 620.000,00 dalla ‘Vera Marina Resort s.r.l.”. Affari puliti, non c’è dubbio, che potrebbero rientrare in un supplemento di indagini per il probabile riciclaggio di danaro della camorra a mezzo di prestanomi, agevolati dalla trattazione del Giudice dell’ Esecuzione che avrebbe svenduto gli immobili e dei Pubblici Ministeri e Gip di Vallo della Lucania che hanno archiviato le denunce degli esecutati, casi più volte descritti dall’ex pm antimafia di Salerno Ennio Bonadies oggi avvocato. In una circostanziata denuncia fu descritto il faraonico progetto turistico-alberghiero Kamarina con contestuale cessione dal Comune non proprietario di metri quadri 121,90 di demanio marittimo. All’epoca il sostituto procuratore di Vallo della Lucania in convegno sulla legalità del 2018 segnalò che “il Cilento era intenzionato dalla camorra…nel settore turistico alberghiero, e il fenomeno diventava sempre più importante ed evidente. Qui le grandi organizzazioni camorristiche investono ricchezze di provenienza illecita. I campanelli di allarme –disse – sono dati dall’acquisizione di beni da soggetti che non avrebbero disponibilità economiche importanti per rilevare determinati beni e strutture turistiche”. Subito dopo lo stesso pm richiese l’archiviazione della denuncia contro la ‘Vale srl’ che, dopo indagini preliminari effettuate dal Gico della Guardia di Finanza accertarono l’incapacità economica e l’assenza di mutuo per l’acquisto dell’immobile. Ci sono commercialisti che oltre ai molteplici incarichi ricevuti dai giudici esecutori di Salerno e di Vallo della Lucania pur se consulenti di banche creditrici hanno ottenuto incarichi a curatore fallimentare o custodi giudiziari-delegati alla vendita nelle più importanti procedure fallimentari ed esecutive-immobiliari della Provincia di Salerno. L’ombra di un presunto comitato di affari si staglia all’orizzonte nel mondo dell’infiltrazione dei clan della camorra nella gestione di vendite immobiliari e fallimenti nell’area del Cilento e a Salerno. Un sistema perverso che, sulla carta, in apparenza, offre mille garanzie di trasparenza ma che gli operatori per primi considerano una prateria per le scorribande di abituali frequentatori delle aste e mafie. Faccendieri che si propongono come consulenti alle aste si infiltrano tra le pieghe delle regole che governano gli incanti, ne pilotano gli esiti e fanno incetta di immobili, spesso di pregio, a valori di vera e propria ricettazione, grazie a leggi che accelerando i tempi del recupero offrono la possibilità, per la prima volta nella storia delle esecuzioni italiane, di fare offerte inferiori alla base d’asta, seppure nel limite del 25%, eliminando le aste con incanto. Agenzie immobiliari e speculatori senza scrupoli che operano alla luce del sole si accaparrano le prime case in aste semi-deserte, a valori infimi, in genere compresi tra i 10.000 e i 50.000 euro, li offrono con sovrapprezzo agli stessi esecutati, a volte superiore al 50% del valore di aggiudicazione. Ora l’inchiesta della Procura Antimafia di Salerno, per la prima volta, intende vederci chiaro nella gestione dei fallimenti in provincia. Da Salerno al Cilento.