Faiella scarica le colpe: «Io un manovale dei Citarella» - Le Cronache
Cronaca

Faiella scarica le colpe: «Io un manovale dei Citarella»

Faiella scarica le colpe: «Io un manovale dei Citarella»

di Viviana De Vita

Ha scaricato le colpe sui fratelli Citarella affermando di essere un semplice “manovale” del cognato Christian e del patron della Nocerina Giovanni Citarella. Alfonso Faiella si è presentato ieri davanti al Gip del tribunale di Nocera Alfonso Scermino per l’interrogatorio di garanzia. Assistito dai suoi legali, gli avvocati Adriano Bellacosa e Gregorio Sorrento, il cognato di Christian Citarella ha parlato per 4 lunghissime ore ridimensionando la sua operatività all’interno dell’associazione dei Citarella e affermando di aver fatto tutto ciò che gli dicevano i due fratelli. Faiella ha affermato di essere incaricato di mansioni bancarie ed ha ammesso di essere un prestanome dei Citarella sostenendo, con forza, il suo semplice ruolo di “manovalanza”. Nei prossimi giorni a sedersi davanti al Gip saranno proprio i due fratelli, principali protagonisti dell’inchiesta della Procura. Intanto nel pomeriggio di ieri, assistito dal suo legale, l’avvocato Bellacosa, si è costituito Giovanni Citarella. L’imprenditore nocerino si è consegnato al carcere di Sala Consilina e, in serata, è stato tradotto a Fuorni. Questa mattina dovrebbe invece rientrare il fratello Christian. ». Gravissimo il quadro indiziario formulato dalla Procura a carico dei tre indagati. Nell’ordinanza di custodia cautelare il Gip delinea le capacità criminali dei tre sottolineando che «l’operatività del sodalizio, le sue ramificazioni, il suo forte radicamento nel territorio e – soprattutto – il tenore degli interessi economici intercettati (milioni di euro)» sono tutti elementi atti a giustificare «una risposta cautelare forte ed incisiva». «Giovanni Citarella ed i suoi sodali – si legge nell’ordinanza – lmuovevano milioni di euro dalla provenienza oscura, costituivano plurime società avvalendosi di una rete fitta ed intricata di prestanome» evadendo «dietro il fittizio schermo giuridico di tali compagini, non solo il fisco in modo massiccio e per importi enormi» ma operando «spostamenti di denaro (anche contante)» dalle proporzioni «allarmanti», facendo trapelare «un intero mondo economico sommerso ed illegale , nel quale si muovevano con assoluta disinvoltura». Operando in questi termini da anni, dimostravano inoltre – a parere del Gip – «una endemica attitudine allo svolgimento illegale dell’attività economica».