di Michelangelo Russo
C’è una funzionaria molto cortese, alla quale spiego che è mia intenzione scrivere un articolo su questo giornale in ordine all’utilizzo futuro degli spazi. Non per conto, spiego, dell’Ordine degli Avvocati (che ha certo firme più valide della mia per difendere le loro pretese sul possesso dell’aula Parrilli, eccetera) ma per completezza di informazione al pubblico sulle speranze di destinazione, quantomeno del 2° piano dello storico palazzo, a museo della città di Salerno. E’ una battaglia che, come si sa, è portata avanti da un comitato di storici dell’Arte formato da Marco Alfano, Antonio Braca, Massimo Ricciardi e Matilde Romito, che sta avendo un seguito crescente sui social. E’ un progetto a cui ha unito la sua voce l’Arcivescovo di Salerno sua Eccellenza Bellandi, teologo autorevolissimo, fiorentino (guarda caso, quando si parla d’arte!), che ha auspicato un futuro di testimonial per l’ex Tribunale come contenitore degli splendidi tesori artistici della nostra terra che non trovano collocazione degna, ancora, per un’agevole visibilità universale. La cortese funzionaria spiega che i locali del 3° piano, un tempo appartenenti al Consiglio dell’Ordine, sono destinati dal Ministero della Giustizia ad uffici ed aule per la formazione del personale amministrativo.
Mi conferma che l’Ufficio Formazione dei funzionari amministrativi già c’era, ed era allocato a via Rafastia. Quindi, praticamente niente di nuovo rispetto al passato. Non si capisce, quindi, poiché è rimasto un ufficio distrettuale di Salerno e non una scuola per tutta la Nazione Italiana, dalle Alpi a Lampedusa, dove sia sorta la necessità di una dilatazione degli spazi così ampia fino a comprendere la solennità degli spazi storici delle grandi assemblee di avvocati come di giudici.
La funzionaria mi rimanda alle sedi competenti per le risposte sul destino degli arredi e dell’antica libreria degli avvocati.
Sta di fatto che nessun atto pubblico, come dicono fonti autorevoli dell’Ordine, ha finora sfrattato ufficialmente gli avvocati.
Lo credo bene! Si sarebbero sentiti gli alti lai e lamenti delle migliaia di avvocati. Insomma, tutto continua nella classica tradizione italiana, il dire e il non dire, l’attendere e il lasciar capire tra i sottintesi, salvo a negare o a negarsi.
Una cosa appare però ormai chiara, e gli Avvocati se ne devono fare una ragione. Il Ministero della Giustizia, e per esso l’apparato giudiziario, non intende mollare la presa sullo storico palazzo di Corso Garibaldi. Al 1° piano c’è il Giudice di Pace. Poi c’è l’UNEP, gli ufficiali giudiziari. Poi questa scuola di perfezionamento. Poi, c’è da scommettere, usciranno necessità di aule di udienza supplementari. E sarà la volta dei grandi spazi del 2° piano. Sembra, a questo punto, assolutamente priva di senso la vulgata secondo cui il Demanio vorrebbe il Tribunale libero per metterci quegli uffici statali che pagano il fitto a privati in attesa di sedi di proprietà pubblica. Se fosse così, non si comprende la dilatazione gratuita nel vecchio edificio di uffici che potevano benissimo stare nella nuova cittadella (o a Piazza Malta, praticamente abbandonata). Bene, quindi per i sognatori come il gruppo cui mi onoro appartenere, c’è un unico interlocutore. Che non è il Governatore De Luca, o il figlio onorevole, o il Sindaco di Salerno.
E’ il Ministero della Giustizia, che è rimasto il padrone!
Ora, io domando all’onorevole Ministro Cartabia: vuole il Palazzo? Se lo prenda! Ma lasci alla storia di questa Città i locali del 2° piano per farne un grande Museo che contenga, in comodato gratuito per il momento, le raccolte d’arte pubblica e privata che giacciono negli scantinati. Un Museo intitolato ai due eroi nazionali della guerra alla Mafia, Falcone e Borsellino. Che hanno sostenuto sempre che l’arma più potente per educare le nuove generazioni al rispetto della vita civile è l’istruzione. Ogni istruzione, di qualsiasi tipo. Il Museo intitolato a Falcone e Borsellino, nel palazzo più bello della Città abbandonato a mire espansive di uffici collocabili altrove, è la risposta più bella che questa Città può dare all’indifferenza e alla rassegnazione in queste terre difficili. A presto!