Niente sconto in Cassazione per le condanne inflitte a tre imputati dalla Corte d’Appello di Salerno: l’accusa è di tentata estorsione e lesioni nell’ambito di un giro di spaccio di droga tra Sarno e la provincia di Salerno. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione respingendo i ricorsi di tre imputati coinvolti in un blitz effettuato dai carabinieri del comando provinciale nel 2018 su disposizione della procura salernitana. Confermate quindi le pene inflitte dalla Corte d’Appello di Salerno: a Carmen Esposito tre anni di reclusione, due anni e due mesi per Ferdinando Grazioso e un anno per Michele Molisse. Tre distinti ricorsi rigettati perchè dichiarati inammissibili dai giudici della Suprema Corte. La tentata estorsione e lesioni sono stati commessi in danno di un debitore di somme di denaro ricavate dalla gestione dello spaccio di stupefacenti nel quale la stessa vittima era coinvolta. La Corte territoriale- scrivono le difese-, dopo aver sostenuto l’autosufficienza delle dichiarazioni provenienti dalla persona offesa, in maniera del tutto illogica e contraddittoria sostiene che il rinvenimento di una rilevante quantità di sostanza stupefacente presso l’abitazione di Carmen Esposito costituirebbe un riscontro individualizzante per la tentata estorsione, rispetto al quale fornirebbe il movente all’azione del recupero del debito non pagato”. E le intercettazioni telefoniche “dimostrano unicamente un collegamento tra Fernando Grazioso e la stessa vittima/imputato”. E ancora. “Le intercettazioni valorizzate nelle sentenze di merito “triangolano” esclusivamente i rapporti tra Grazioso, Molisse e la vittima”. In ogni caso, secondo il difensore di Esposito, in nessuna delle intercettazioni comparirebbe la propria assistita Esposito. “La Corte territoriale – scrivono i giudici del Palazzaccio capitolino nel motivare la decisione- individua nel rinvenimento della marijuana presso l’abitazione della Esposito la causale del delitto di tentata estorsione, con argomentazioni coerenti che si sottraggono ad ogni censura di legittimità, essendosi al riguardo riconosciuto che, in tema di valutazione della prova, la causale del delitto, pur non costituendo elemento di prova autosufficiente, può costituire elemento di riscontro individualizzante ad una chiamata in correità dotata dei requisiti di credibilità ed attendibilità, a condizione che sia precisamente connotata nei suoi elementi circostanziali ed oggetto di rigorosa argomentazione in correlazione alle propalazioni che deve avvalorare”. Anche la difesa di Grazioso non scalfisce la valutazione di idoneità del dato probatorio indicato a fungere da elemento esterno di riscontro al fatto di reato da accertare. “In definitiva, il ricorso del Grazioso, come quello della Esposito, riportano una presunta violazione della regola di giudizio, per poi confrontarsi con una differente valutazione nel merito degli elementi di prova formati in conformità al disposto non sindacabile in sede di legittimità”. Sentene che passano in giudicato.
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