di Erika Noschese
Dal 1° settembre il settore dell’estetica si trova ad affrontare un nuovo, inatteso, ostacolo. L’entrata in vigore del divieto europeo sull’utilizzo del TPO, un ingrediente essenziale per l’indurimento di smalti semipermanenti e in gel, ha infatti scatenato accese polemiche tra i professionisti del settore. Una normale revisione scientifica, basata sul Regolamento europeo 1223/2009 e sul sistema di classificazione CLP, ha riclassificato il TPO (o ossido di trimetilbenzoil difenilfosfina) nella categoria 1B, che comprende sostanze con presunti effetti cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione. Sebbene il TPO in passato fosse stato considerato sicuro per l’uso professionale, questa nuova classificazione ne ha decretato il divieto automatico. Molti centri estetici lamentano di non essere stati informati per tempo e di aver accumulato scorte inutilizzabili, e ora si domandano come gestire la situazione e quali alternative adottare. Ne abbiamo parlato con Graziella De Caro, titolare del centro “Iris Estetica e Benessere”, per capire come sta affrontando questa nuova sfida, quali sono le maggiori difficoltà riscontrate in questi giorni e come intende informare la clientela su un tema che sta generando così tanta confusione.
Tanti centri estetici, in Italia e non solo, hanno lamentato di non essere stati informati per tempo circa questo divieto.
«Noi eravamo stati informati già a gennaio dalle nostre aziende. Tra l’altro ci riforniamo presso un’azienda molto professionale; quindi, ho iniziato sin da lì a prendere smalti senza TPO. Loro li stavano già formulando proprio per questo. Finché ovviamente, dal 1° settembre, ho cestinato gli smalti che contenevano TPO, perché guardando le etichette ci siamo resi conto che questa sostanza c’era, seppur solo in alcuni gel del semipermanente. Da protocollo ci sono vari tipi di gel, c’è una vasta scelta. Noi ci siamo regolarizzati: è ovvio che c’è stata una spesa in più, considerando che abbiamo cestinato oltre 1000 euro di prodotti; quindi, si capisce che c’è stato un problema creato anche alle aziende. Ovviamente, anche per buttare questi smalti c’è bisogno di fare attenzione, visto che bisogna metterli nei rifiuti speciali».
Quindi conosce da tempo i motivi di questo divieto e sa cos’è il TPO.
«Perché, secondo studi, può essere cancerogena. Il TPO è un principio attivo che, stando a contatto con la lampada UV, si essicca, si indurisce».
Quali prodotti usa, di solito?
«Per gli smalti normali uso un’azienda americana, Zoya, già da anni senza formaldeide e altre sostanze che, già da tempo, erano riconosciute poiché creavano problemi al feto.
Questo per dire che prima, negli smalti tradizionali, c’erano allo stesso modo sostanze cancerogene, C’è anche da dire che questo, infatti: sull’unghia, ok. Ma ci sono tante altre cose che fanno male oltre questo. Quando saranno attenzionate?».
Con quale frequenza vengono utilizzati questi prodotti, su ogni singola/o cliente?
«Ogni 10-15 giorni, ma non solo: c’è anche il gel ogni 3-4 settimane. Sia il gel sia il semipermanente contengono TPO. Tutto ciò che viene polimerizzato contiene il TPO, la sostanza che indurisce sotto la lampada UV».
Cosa è cambiato, dal 1° settembre?
«Adesso sono state riformulate le produzioni, ovviamente senza questa sostanza, inserendone una diversa.
Indurisce lo stesso, adesso non so con quale prodotto sia stato cambiato, anche con gli stessi tempi. Ad ogni modo, noi già lavoriamo con aziende vegane, quindi per fortuna abbiamo individuato nel settore aziende che usano prodotti riformulati e all’avanguardia».
Ha parlato di un danno economico da circa 1000 euro.
«Sì, ma il danno non è stato eccessivo rispetto a un centro onicotecnico, che quindi si occupa solo di unghie. Ovviamente, questo perché io mi occupo anche di estetica in generale e non solo di trattamenti manicure o gel; quindi, immagino che la figura dell’onicotecnica abbia avuto danni maggiori».
Ha notato cambiamenti nei prezzi dei prodotti?
«I prezzi sono gli stessi. Le aziende hanno fatto una sorta di rottamazione, per cui con i prodotti rottamati abbiamo ricevuto uno sconto pari al 25%».





