di Olga Chieffi
La serata speciale di ieri sera, un Giovedì Santo sui generis, è iniziata, sugli accordi iniziali della Leichte kavallerie di Franz Von Suppé, sottofondo della elegante sigla, firmata dall’eclettico Nicola Cerzosimo, di “In Prima Fila con…”, che ha ospitato un vero e proprio concerto del Maestro Espedito De Marino. La prima volta che il maestro ha animato il nostro contenitore virtuale, non è riuscito ad esaudire tutti i desideri musicali dei suoi fans, dai quali ci congedammo con una promessa di presto ritorno. Ieri, una puntata spensierata, in cui Espedito, ha cantato in primo luogo Napoli, e direi alla Gegè Di Giacomo, a questo punto “Canta Napoli….Napoli internazionale!” poiché, non solo abbiamo avuto un collegamento con l’Albania, grazie al direttore di Apollon TV, Ferruccio Iaccarino, ma è stato omaggiato proprio Renato Carosone, con due intramontabili successi, “Maruzzella” e “Torero”, pezzi di musica ben assemblati, gocce d’America, di flamenco, di tango, di bajon e di cultura musicale nostra, ripulita da memorie imbalsamate. Espedito ha iniziato con due gemme di assoluto splendore della canzone classica napoletana, “Fenesta Vascia”, che conosciamo grazie alla trascrizione di Guglielmo Cottrau nei suoi “Passatempi musicali” e “Funtana all’ombra” della coppia E.A. Mario-Bideri, un ricordo di quelle “fronne” così musicali e amorevoli con tutti gli innamorati. La nostra musica fa ritrovare in una storia mutevole delle forme e delle innovazioni musicali, tracciate nel contempo attraverso memorie, temporalità, affettività diverse. Un po’ di malinconia mediterranea, un po’ di blues partenopeo, in particolare in una canzone quale “Munasterio ‘e Santa Chiara” di Galdieri e Barberis, datata 1945, e dedicata al consiglio direttivo dell’Alfano I, guidato da Elisabetta Barone. L’estetica del night all’italiana degli anni ’60, fatto di glamour, tacchi a spillo, brillantina, smoking, luci soffuse, parole “azzeccose” e buona musica, con le stelle incontrastate dell’ epoca, fa decollare “Anema e Core”, proprio dall’isola dell’amore, nonostante fosse stata cantata per la prima volta da Tito Schipa, con essa attraverso Ugo Calise e Peppino di Capri, i fasti del famoso Rancio Fellone, ed Espedito ci ha cullato sull’onda dei ritmi dei ballabili propri di quegli anni, che strizzavano l’occhio allo swing, tra tempi di beguine e moderati slow, dolci melodie e parole sussurrate nel nostro musicale dialetto, adatte al ballo guancia a guancia, in una notte di luna, chiudendo l’incursione musicale con “Tu si na’ cosa grande” di Gigli e Domenico Modugno, vincitrice del festival della Canzone napoletana nel 1964. Siamo scesi poi, nel mare di Roberto Murolo e Mia Martini, con “Cu’ ‘mme” di Enzo Gragnaniello, scritto in napoletano ma capace di rompere subito ogni barriera geografica per la sua grande forza e per la passione espressa nel cantarla da due grandi artisti della musica italiana. Il testo della canzone fa riferimento all’anima che si tormenta tra le difficoltà del quotidiano ed invita a trovare la propria identità e la serenità innalzandosi verso la quiete attraverso un viaggio interiore nel profondo del nostro essere, nell’assoluto rappresentato dal mare. A seguire, tra le numerosissime richieste ricevute da Espedito, la celebre Ninna Nanna di Francesco De Gregori, “Buona Notte Fiorellino”, simbolo di leggerezza e semplicità e “Serenata a Chi Dorme”, scritta a quattro mani proprio con Roberto Murolo nel 1991, dedicata a chi vuol fare sempre sogni belli (“Quando ero ragazzo mi facevo un sacco di sogni… Ma sogni belli… Certi sogni che mi facevano svegliare così contento, che mi veniva la voglia di uscire, di lavorare. Ma allora la vita era un’altra cosa”. Eduardo De Filippo “Le voci di dentro”). Chiusura con “Il cuore è uno zingaro” un tributo a Nicola di Bari, con il quale Espedito ha condiviso il palcoscenico, in diverse occasioni. Oggi, invece, andrà in onda, alle ore 15 e domani doppio appuntamento, alle ore 11 e in pomeriggio, alle 16, sui canali di Telediocesi, il Miserere nobis, di Espedito De Marino e Roberto Murolo, una Via Crucis in musica, con riflessioni sul momento odierno, attraverso i testi e le note di autori quali Tarrega, De Andrè, Guccini e, naturalmente, brani originali degli stessi autori. L’augurio è di rincontrarci tutti, non più in un salotto virtuale, ma veramente seduti “In prima fila” dopo un altro anno di lontananza, di schermi, di microfoni, di sedie e video, che purtroppo, non sono affatto lo spettacolo, che vive di scambio osmotico ed empatico di emozioni. Giovedì 8 aprile, alle ore 19, ci ritroveremo in un palco all’opera, con il baritono salernitano Biagio Pizzuti, che ci farà ascoltare la bellezza e l’iridescenza della sua corda, e una riflessione sul periodo buio che il mondo della musica sta vivendo.