di Aristide Fiore
Il Sud tra disastro e utopia è il tema che sembrerebbe caratterizzare il quinto incontro della nona edizione di “Settembre libri – Sarno città che legge”, attraverso le opere dello scrittore Raffaele Nigro e dell’artista Ernesto Terlizzi, ospiti della manifestazione questa sera nei Giardini grandi di Villa Lanzara-Del Balzo, alle 19,30. A Terlizzi il Comune di Sarno ha voluto conferire, per l’occasione, la cittadinanza onoraria. Inserendo un nuovo tassello in una prestigiosa carriera di scrittore, drammaturgo e sceneggiatore più volte premiata, Raffaele Nigro interviene dunque a “Settembre libri” con “Il cuoco dell’imperatore”, un romanzo storico-antropologico edito da La Nave di Teseo, che è stato candidato al Premio Strega 2022. Attraverso un personaggio entrato fortunosamente nella corte itinerante di Federico II di Svevia, lo “stupor mundi”, riviviamo dall’interno le vicissitudini di un regno improntato sull’affermazione del ruolo imperiale nell’Occidente cristiano, dalla prova di forza col papato e coi comuni alla lotta mai sopita per il potere, fino all’inseguimento di una nuova visione ecumenica della cultura mediterranea, che attirò sospetto e ostilità sulla figura dell’imperatore tedesco innamorato del Sud, e alla formulazione di un ambizioso progetto politico che sembra prefigurare l’unità politica dell’Europa. L’improvvisa uscita di scena del sovrano svevo non fu fino in fondo un disastro: ne vanificò le ambizioni, ma non impedì che il suo lascito politico e culturale finisse nel dimenticatoio. Dalla scrittura all’arte visiva, il passaggio è del tutto naturale. È un modo di comunicare al di là delle parole, ma l’immediatezza del contatto col pubblico non deve far pensare all’assenza di un discorso, come nel caso delle forme-segno che caratterizzano l’arte di Ernesto Terlizzi, così efficaci nell’evocare sensazioni, stati d’animo, idee, senza rinunciare a una narrazione che si trasmette attraverso un alfabeto alternativo, più universale, spesso usato dall’artista per raccontare il controverso rapporto tra uomo e natura. Così anche “La grande paura”, ispirato dall’incendio doloso che devastò le pendici del colle Saretto nell’estate del 2019, minacciando la città di Sarno alla quale l’artista è profondamente legato, la sinergia fra il tratto, il colore e gli inserti polimaterici che caratterizzano il suo linguaggio infondono all’osservatore lo sgomento e la meraviglia suscitati da quello spettacolo drammatico, cristallizzato in un’unica, potente immagine. L’opera, a uno sguardo più attento, rivela la presenza di un simbolo a prima vista terribile, laddove le fiamme stilizzate sembrano tracciare la figura di un’immensa farfalla di fuoco, e tuttavia l’intensa drammaticità dell’immagine non nasconde del tutto l’allusione a un futuro diverso, improntato su una ritrovata armonia, che andrebbe perseguita magari proprio a partire dallo stimolo doloroso provocato dalle tante catastrofi (non) naturali che ogni volta ci si ritrova a commentare con lo stesso senso di impotenza. Terlizzi sembra intervenire affidando un messaggio di speranza a un battito d’ali delicate, lo lascia intravvedere, ce lo lascia sentire come un sommesso controcanto, come una voce che sussurra mentre infuria tempesta. L’artista ha deciso di donare quest’opera al comune sarnese, che ha colto l’occasione per conferirgli la cittadinanza onoraria e suggellare un rapporto già celebrato attraverso la personale antologica che vi si tenne proprio nello stesso anno dell’incendio per festeggiare i suoi settant’anni, accompagnata dall’esposizione della raccolta di cartoline d’artista “70 years Ernesto Terlizzi”.