di Gaetano Del Gaiso
“Musica, l’arte delle lettere”, di Shaun Usher, è una deliziosa raccolta di epistole pubblicata nel 2013, nella sua prima edizione, dalla Canongate Books Ltd. di Edinburgo e distribuita, in italia, dal gruppo Feltrinelli a partire dall’anno appena trascorso. Selezionate fra le centinaia di corrispondenze consultabili, in lingua inglese, in uno sconfinato archivio online fondato nel 2009 dallo stesso Usher dal nome ‘Letters of note’, le epistole riunite in questa raccolta offrono al lettore la possibilità di poter partecipare ad alcuni fra i più appassionanti, controversi e, altrimenti, misconosciuti episodi della vita di musicisti del calibro di Ludwig Van Beethoven, John Coltrane, Petr Il’ic Caikovskij, Leonard Cohen, Paul McCartney e Richard Strauss – per citarne alcuni -, e di maturare, a posteriori, una consapevolezza tale da permettergli di emanciparsi da secoli e decenni di esaltazioni sociologiche e accademiche a questi rivolte e di entrare nel merito della questione che, parafrasando un assunto emblematico recitato dal personaggio di Leonida nel film del 2006 “300” di Zack Snyder, ‘anche gli dei possono sanguinare’. Scorrendo le pagine di “Musica, l’arte delle lettere”, il lettore potrà apprendere di quando Giuseppe Verdi venne canzonato da un tale di nome Prospero Bertani, che rimase talmente deluso dalla sua Aida da chiedere formalmente al maestro il rimborso completo del prezzo del biglietto; o di quando Bob Geldof, leggendario promulgatore di iniziative benefiche come il Band Aid dell’84 e il Live Aid dell’85, non si comportò in modo esattamente virtuoso nei confronti di un’incredulo Rik Mayall che, giunto ai Sarm West Studios di Londra per incidere la sua parte per il brano ‘Do they know it’s Christmas’, venne allontanato dagli studi dopo che fu costretto, letteralmente, a intrufolarvisi dalla finestra del bagno; o di quando un giovanissimo Keith Richards raccontò a sua zia Patty di come si fosse ringiunto, alla stazione di Dartford, nel Kent, a un amico delle elementari, un ragazzo di nome Mick Jagger, anch’egli profondamente innamorato di Chuck Berry. Insomma: fra gioie e dolori, amori e dissapori, rivelazioni scioccanti ed episodi al limite del nonsenso, “Musica, l’arte delle lettere” è un volumetto da pasteggio leggero e coinvolgente, con poco più di cento pagine in formato A5 che sanno ispirare, meravigliare, stimolare e divertire e con cui intrattenersi nei momenti più sonnecchianti della giornata, accompagnandosi rigorosamente a un buon tè freddo e, perché no, magari a un bel salto in piscina o un bel tuffo a mare.