di Andrea Orza
Al centro delle notizie nel settore sanitario troviamo le vicissitudini a cui sono soggetti i medici di medicina generale. Al tempo stesso sembra che molti pazienti non riescano ad essere soccorsi adeguatamente procurando gravi penurie assistenziali. La verità sembra essere celata.
Il dottor Elio Giusto, noto medico generico e Tesoriere dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Salerno rintraccia i possibili disegni sanitari in grado di rimediare a tali mancanze.
Quale aspetto va tenuto maggiormente in considerazione?
“Attualmente si cerca di ottimizzare la strategia amministrativa. In questo modo, portando il massimale a 1800 per chi ha uno studio con medici associati, personale infermieristico e segreteria, si possono avere delle prime agevolazioni. Per migliorare l’assistenza territoriale e garantire la presenza del medico di medicina generale è necessario assicurare un team strutturato. Personalmente ho già applicato questo provvedimento da diverso tempo.”
Come si presenta la situazione del punto di vista nazionale e locale?
“È la prima volta che ci si trova di fronte ad una simile difficoltà che comporta dei cortocircuiti all’intero sistema sanitario a livello nazionale. Sul piano locale il disagio viene registrato in modo particolare nelle zone dell’entroterra e nelle piccole realtà comunali. Uno scenario simile manifesta un paradosso in quanto far studio in diverse località sarebbe un’opportunità appetibile ma il confronto con la realtà attuale non lo rende possibile. Molti medici preferiscono quindi rinunciare all’incarico per mancanza di supporto economico e organizzativo.”
Qual è attualmente il ruolo del medico di base?
“Si è portati a credere che il medico di medicina generale sia un perditempo che si occupi del lavoro solo per poche ore al giorno. In realtà non bisogna tralasciare che la nostra specializzazione riguarda la persona in senso lato in quanto si è medici anche delle persone in salute. Per queste ragioni bisogna conoscere bene i pazienti e familiarizzare con le loro abitudini. Siamo noi medici di medicina generale a sapere se il paziente è un fumatore, ad esempio, e a quali rischi va incontro.
Quali innovazioni si sono avute negli ultimi tempi?
“Durante l’emergenza Covid-19, abbiamo reinventato la professione adattandoci alle necessità. Così iniziarono i primi sconvolgimenti a partire dall’offerta vaccinale, cosa che molti di noi hanno portato avanti fino ad oggi.
Va da sé che distribuire le dosi prevede una filiera di obblighi burocratici e sanitari. Bisognava ordinare i lotti e registrare meticolosamente ogni azione medica. Per ciascun paziente andava compilata una scheda che sarebbe stata protocollata nel data base istituzionale. Oggi, i medici di base che sono riusciti a coordinare i nuovi ingaggi hanno sicuramente molto da fare.”
Lei crede che il paziente sia cambiato in questi anni?
“Il rapporto medico paziente è mutato radicalmente.
Un tempo la parola del medico era una garanzia di autorevolezza oggi invece i cittadini fanno orecchie da mercante e pretendono che vengano distribuiti certificati medici come se gli fosse dovuto.”
Attualmente quali enti possono fornire un supporto al medico generico?
“In effetti esistono le aggregazioni funzionali territoriali però solo una piccola percentuale di medici che riceve un’indennità riesce a procurarsi il personale di cui ha bisogno.
Un altro aspetto che non va tralasciato è il ridotto numero di tirocinanti.
Dopo la laurea vengono assegnati pochi posti ai giovani che voglio diventare medici di medicina generale. Nonostante sia un settore medico che paga bene nessuno vuole farlo perché si riconosce che è difficile far fronte alla mole di lavoro.”