di Andrea Pellegrino
Lo strappo con Matteo Renzi si sarebbe consumato giovedì, al termine dell’incontro romano tra il premier ed i governatori d’Italia per il caso immigrazione. De Luca pare si sia intrattenuto con il primo ministro per tracciare la strategia in vista della prima seduta di Consiglio regionale che si sarebbe dovuta tenere lunedì mattina. La sospensione per Vincenzo De Luca sarebbe dovuta arrivare dopo l’insediamento, consentendo così la nomina del vicepresidente e della giunta. Poi ci sarebbe stato il ricorso al giudice ordinario contro il provvedimento di sospensione. Ma da parte del Governo doveva esserci uno “scudo” inglobato in un decreto legge che sarebbe poi dovuto essere sottoposto alla presidenza della Repubblica e poi alla conversione dell’aula. Un rischio enorme per Matteo Renzi che proprio giovedì avrebbe espresso la sua contrarietà con la collegata exit strategy che prevedeva un decreto legge con la contestuale nomina di un commissario. Nella rosa di papabili reggenti – che secondo Renzi avrebbero dovuto guidare la Regione Campania fino alla pronuncia del tribunale sul ricorso – figuravano l’immancabile Raffaele Cantone ed anche Fabrizio Barca. Questo per contrastare, secondo il piano della presidenza del Consiglio dei Ministri, un eventuale pronunciamento negativo alla richiesta di “sospensione della sospensiva” per Vincenzo De Luca. In pratica, avrebbe evitato anche l’eventuale scioglimento anticipato del Consiglio regionale, e tutto il resto previsto dalla legge. Ma il piano di Renzi non sarebbe piaciuto a Vincenzo De Luca, al punto che si sarebbe consumato lo strappo con il premier e segretario nazionale del Partito democratico. Venerdì poi il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che ha sospeso De Luca e ha provocato tutto il resto, compresa la “sconvocazione” della prima seduta consiliare regionale.