Riceviamo e pubblichiamo integralmente la risposta delsindaco di Eboli Mario Conte.
Con riferimento all’articolo apparso su Le Cronache del 13.5.2024, dal titolo “Cornito, la lottizzazione della discordia” e dal sottotitolo di spalla “Sullo sfondo la strisciante < faida> tra la famiglia Conte e i proprietari terrieri di Santa Cecilia a firma di Peppe Rinaldi, sono costretto ad osservare quanto segue: L’articolo in questione fa seguito ad una serie di altri articoli incentrati su vicende edilizie di Eboli invero assai risalenti, tutte riconducibili alle amministrazioni precedenti a quella in carica, ed oggi all’attenzione della magistratura penale inquirente. In questi articoli, in maniera abilmente allusiva e insinuante, l’autore, tra un’affermazione e la sua smentita, ha pervicacemente insinuato, o provato ad insinuare, vista la evidenza della proditorietà della sua tesi, che, rispetto ai presunti illeciti su cui si indaga, ricorrerebbero responsabilità anche dell’amministrazione in carica, fosse anche solo per una sua presunta inerzia o mancanza di trasparenza. Come è stato già chiarito dall’assessore all’urbanistica con una nota del 19.9.2023, quando ancora si riteneva l’articolista in buona fede, la mia amministrazione sin dal suo insediamento ha dato all’ufficio urbanistico e all’ufficio tecnico il preciso indirizzo di implementare gli accertamenti edilizi e di porre in essere le ordinanze di demolizioni per la repressione degli abusi, attrezzando all’uopo un nuovo piano di assunzione di personale addetto. E di prestare, con riferimento alle indagini in corso, la massima e più tempestiva collaborazione alla magistratura inquirente. Viene dunque da chiedersi, quali altre attività avrebbe dovuto porre in essere l’amministrazione di Eboli per assecondare lo spirito della legge che il nostro opinionista assume smarrito? Al dr. Rinaldi, persona di cultura ed informata, di certo non sfugge che solo la magistratura penale o quella amministrativa (quest’ultima solo se tempestivamente attivata, e così non è stato a suo tempo nei casi attenzionati) hanno il potere, all’esito di un giudizio definitivo, di revocare la validità di titoli abilitativi rilasciati anni prima e in forza dei quali il privato ha esercitato lo jus edificandi concessogli. Qualsiasi iniziativa dell’amministrazione che si sovrapponga a quella della magistratura inquirente in corso, oltre a intralciarne impropriamente il lavoro, esporrebbe dunque l’ente a liti temerarie che, in caso di soccombenza, si riverbererebbero gravemente in suo danno sul piano erariale. Si tratta di nozioni giuridico-amministrative, e finanche di buon senso, fin troppo evidenti e note per non essere colte dall’articolista, la cui intenzione era ed è dunque altra, come si è appalesato in maniera ormai inequivocabile con l’articolo del 13 maggio scorso dal titolo “Cornito, la lottizzazione della discordia” e dal sottotitolo di spalla “Sullo sfondo la strisciante <faida> tra la famiglia Conte e i proprietari terrieri di Santa Cecilia”. Un articolo che sin dal titolo, e dall’accurata scelta terminologica, assume un chiaro connotato diffamatorio, esponendo fatti non veri, di modesta rilevanza sociale (un intervento di edilizia privata), e in maniera denigratoria. Valga il vero: la vicenda che riguarda le costruzioni eseguite in loc.tà Cornito sono oggetto di provvedimenti , sia quelli autorizzatori che quelli di diniego , resi, come deve essere, nella più totale autodeterminazione dell’ufficio urbanistico; rispetto a tale pratica edilizia non c’è mai stato, né vi può essere, alcun coinvolgimento deH’amministrazione comunale che non può e non deve assumere atti di gestione diretta in merito; l’ufficio urbanistico assumerà i provvedimenti che la legge, i regolamenti e i provvedimenti giudiziari impongono di adottare, senza alcuna interferenza di nessun tipo; assolutamente falsa e diffamatoria si appalesa l’affermazione dell’articolista sulla sussistenza di una presunta “faida” tra le famiglie Conte e Alfano, che non hanno in corso, né hanno mai avuto, nessun contenzioso di nessun tipo; non hanno mai stretto accordi politici né tanto meno avuto scontri di tale natura, visto che, peraltro, la famiglia Alfano non si occupa di politica ma di impresa agricola; e vi è di più che tra le due famiglie, come con tutte quelle di buon nome, originarie della stessa frazione comunale, ricorrono rapporti comunitari di cordialità. E dunque un contesto reale che testimonia, contrariamente all’assunto dell’articolo, la totale imparzialità dell’attività amministrativa in corso; la pratica urbanistica in questione ha contenuti tutti tecnico-giuridici, non sono in discussione scelte discrezionali di alcun tipo, e su di essa si è espressa la magistratura amministrativa (TAR e CdS), alle cui indicazioni gli uffici comunali necessariamente conformeranno la loro azione; la vicenda, è chiaro ed evidente, non ha nulla a che fare con lo scenario politico locale che l’articolista costruisce come apparente sottofondo ma che in realtà è il vero protagonista del suo articolo, che utilizza una informazione oggettivamente errata per elaborare fantasiose dietrologie e screditare l’amministrazione che mi onoro di guidare; come intendere altrimenti il riferito “nomadismo politico”, pure accennato nell’articolo, rispetto all’impegno civile della famiglia Conte, la cui esperienza politica e amministrativa, che ha attraversato più generazioni, è da sempre riconosciuta per il suo valore e la sua coerenza; o la sprezzante espressione riferita alla mia giunta, definita un “gruppo di potere politico-istituzionale”: una qualificazione normalmente riservata a ben altri casi di concentrazione di potere, e che appare davvero sconsiderato riferire all’attività di una giunta comunale in carica da poco più di due anni. Tutto quanto sin qui rilevato mi fanno ritenere che l’articolo sia ispirato da altre intenzioni che non siano quelle di informare e legittimamente criticare, e di questo non posso che rammaricarmi. Sono però sicuro della sua specchiata professionalità e confido che vorrà provvedere a dare corso alla richiesta rettifica.