Secondo il pubblico ministero incaricato delle indagini, il sindaco di Eboli, Martino Melchionda, sarebbe colpevole del reato di concussione. Un reato che si sarebbe consumato «costringendo, abusando della sua qualità di sindaco, a sottoscrivere un documento di sfiducia nei confronti del segretario della locale sezione del Partito Democratico, prospettando, in caso contrario, il rigetto della richiesta di ottenere l’affidamento di un progetto giovanile». La notizia arriva direttamente dal consigliere comunale dei Riformisti, Antonio Petrone, che per circa tre anni era risultato indagato dalla Procura proprio in seguito alla denunzia sporta nei suoi confronti dal sindaco di Eboli, dopo che lo stesso Petrone aveva denunciato il fatto oggi contestato a Melchionda. Il Gip del Tribunale di Salerno ha archiviato l’ipotesi di reato nei confronti di Petrone, su richiesta dello stesso pm. Ma ora si apre un capitolo delicatissimo, perché coinvolge l’intera politica ebolitana, almeno del centrosinistra, che da moralista e fustigatore dei comportamenti si ritrova ora inchiodato in una storia di ricatti, interessi privati e battaglie personali, almeno stando a quanto ipotizzano i magistrati. La concussione della quale dovrà rispondere Melchionda si riferisce ad un episodio del 2011. Secondo la ricostruzione del pm, il sindaco di Eboli avrebbe costretto un esponente del Partito Democratico ebolitano, Giuseppe Cicalese, a sottoscrivere un documento di sfiducia al segretario di sezione dell’epoca, Salvatore Marisei, anch’egli esponente dell’area contiana, per esautorarlo. In cambio, Cicalese avrebbe incassato il via libera per l’affidamento di un progetto giovanile da realizzarsi in strutture comunali. Nel’agosto del 2011, il fatto venne denunciato con ampia eco sulla stampa proprio da Antonio Petrone. Sul piano più strettamente politico, il giovane consigliere comunale contiano aveva esposto l’intera vicenda anche agli organi di partito, ma alla fine, insieme con i suoi compagni del gruppo consiliare Riformisti, si ritrovò delegittimato e sospeso dal partito. In sostanza, il Pd si schierò apertamente per Melchionda, emarginando i contiani. In più, Antonio Petrone, come lui stesso ricorda in un documento, fu denunciato per diffamazione dallo stesso sindaco di Eboli. «Dopo tre anni in cui ero additato come l’indagato, ora la magistratura ha finalmente fatto luce sull’episodio, archiviando la mia posizione e cancellando l’assurda ipotesi di diffamazione con cui Melchionda ha tentato di insabbiare il tutto», ha spiegato Antonio Petrone. L’impressione è che comunque la vicenda possa avere nei prossimi giorni altri sviluppi. Certo, se fosse accertato che l’affidamento del progetto in capo all’esponente Pd, Giuseppe Cicalese, c’è stato veramente, le posizoni dei singoli potrebbero risultarne aggravate. Ma, al di là del rilievo penale, Antonio Petrone lancia un appello agli organi dirigenti locali, provinciali, regionali e nazionali del Pd. «Quello della sfiducia è solo uno dei tanti episodi di malcostume da me denunciati, per i quali è scattato un sistema di protezione politica nel Pd e grazie al quale sono stato sospeso dal partito per un anno insieme con i consiglieri Riformisti che con me condivisero quelle critiche. Come Melchionda voleva, il circolo Pd, nel quale lui era minoranza, è stato commissarato e privato di ruolo. I dirigenti, invece di condividere le mie critiche, si sono stretti intorno al sindaco, avallandone metodi e scelte. Ricordo che uno dei seggi elettorali, oggetto di critiche e brogli, è stato presieduto dal presidente di un organismo comunale, sottoposto a misura interdittiva, come un imprenditore, che presidava i seggi annotando i votanti. E’ un sistema che ha portato all’allontanamento dalla Giunta di Tonino Conte, a disconoscere l’elezione del capogruppo consiliare Carmine Campagna e del segretario Salvatore Marisei, vittime del sistema Mechionda, col sostegno dei dirgenti del partito Democratico».
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