“Sant’ Cosim’ e Damian’, uno medica e l’altro sana” è un antico detto popolare dedicato ai Santi Medici, nati in Arabia intorno al 260, che dedicarono la loro vita alla cura dei malati e degli infermi, operando prodigiose guarigioni. Ai due fratelli gemelli fu dato l’appellativo di “anàrgiri” che in greco significava “senza denaro” perché offrivano la propria opera medica in maniera gratuita. Il popolo ebolitano è da sempre molto devoto ai Santi Cosma e Damiano, il cui culto fu portato da una colonia di origine greca insediatasi intorno all’anno 1000 a Eboli, dove sorse uno dei primi luoghi di culto a loro dedicato. La chiesa, distrutta nel 1164, fu poi ricostruita sugli stessi ruderi ma dedicata a San Sebastiano. Solo nei primi anni del Settecento il culto dei Medici riprese vigore. Ne è testimonianza la piccola chiesa in stile barocco costruita nel 1771 alle pendici di Montedoro, nella parte alta dell’attuale centro antico, dove i Santi sono stati celebrati per oltre un secolo e mezzo, fino al 1957, anno in cui fu aperto al culto il nuovo santuario collocato sul lato opposto. Dopo il Secondo conflitto mondiale, infatti, l’antica chiesetta non era in grado di ospitare la folla di fedeli che giungeva in pellegrinaggio da tutta la Regione, in particolare nel mese di settembre. In quegli anni la città si era affidata in particolar modo ai Santi Cosma e Damiano che compirono il miracolo più importante, ascritto nei suoi annali: il coinvolgimento dell’intera comunità nella costruzione del nuovo Santuario. Tra il 1949 e il 1950 furono gettate le fondamenta su un suolo donato dall’amministrazione comunale per la costruzione del nuovo Santuario. Il materiale utilizzato per la realizzazione dell’opera fu prelevato dalle macerie del bombardamento alleato dell’agosto del 1943 che distrusse gran parte dell’allora centro abitato. Sorse così un cantiere insolito: per la realizzazione dell’opera, infatti, i fedeli si trasformarono in operai e manovali. Ogni sera, donne e uomini, fanciulli e anziani, trasportavano pietre e mattoni fino al luogo della sacra costruzione adiacente il castello. Gli Ebolitani, indossati gli abiti di manovali e muratori, si organizzarono in un comitato spontaneo per la costruzione del santuario e nel 1953, dieci anni dopo il bombardamento del 4 agosto, in città fu affisso un manifesto dal titolo “La sagra del mattone” che invitava i cittadini a trasportare i mattoni ai Santi Cosma e Damiano. Il nuovo Santuario, inaugurato il 25 settembre 1957, si presenta a una sola navata con le pareti laterali, unitamente all’abside e l’arco maggiore, ricoperte da mosaici. Le pareti laterali della chiesa e l’abside presentano una serie di finestroni decorati con vetrate artistiche che rappresentano la vita dei Santi Martiri. All’interno si possono inoltre ammirare due tele: una “Immacolata” di Giovanni Bernardo Lama del XVI secolo e una “Deposizione” di scuola siciliana del 1700. La festa dei santi Medici cade il 27 settembre ma le celebrazioni iniziano un mese prima, il 27 agosto, con l’alzata del quadro esposto per l’intero periodo delle celebrazioni sul portale d’ingresso. Durante la nottata del 26 settembre, migliaia di pellegrini raggiungevano a piedi il Santuario da varie parti della Piana del Sele e tanti, in forma di voto per grazia ricevuta, percorrevano l’intero tragitto scalzi. Ancora oggi tanti pellegrini mantengono il più antico ex voto della Città, affrontando l’ultimo tratto in salita e raggiungendo il Santuario “scauz'”, vale a dire senza calzari. Si rinnova così l’antico rito de ‘A Nuttata, la notte bianca ante litteram ebolitana, dove la festa laica fa da cornice a quella religiosa: fede e devozione, storie e tradizioni, si susseguono da secoli senza soluzione di continuità durante la notte più lunga dell’anno, vissuta da intere generazioni ed il cui ricordo si ammaglia nella memoria collettiva di una comunità che ieri come oggi si affida ai suoi Santi Protettori.
Vito Leso