di Eugenio Verdini
Un incubo durato otto anni. Quella che potrebbe sembrare una disavventura giudiziaria, per chi veste la divisa dell’Arma dei Carabinieri diventa un’onta, un incubo, specie se si è costretti ad abbandonare la divisa alla quale si è dedicata tutta la vita. L’incubo è però finito mercoledì scorso, quando l’appuntato scelto Maurizio Narducci, fino al momento della sospensione dal servizio, nel 2018, carabiniere in servizio presso la compagnia di Eboli, capopattuglia del nucleo radiomobile, i militari che vediamo per strada a pattugliare il territorio e garantire la sicurezza pubblica, è stato assolto con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Una sentenza attesa otto anni, mercoledì scorso pronunciata presso la Terza Sezione Penale del Tribunale di Salerno, presieduta dal giudice Squillace. Nel frattempo l’appuntato scelto Narducci, tra i carabinieri di Eboli più conosciuti per la presenza costante e visibile sul territorio, aveva ottenuto la collocazione a riposo, cioè in pensione. Ma la sua battaglia non si era fermata, impossibile per il carabiniere non perseguire la verità che gli avrebbe restituito di nuovo l’onore, il rispetto e la dignità di quella divisa che aveva indossato per anni. E così anno dopo anni, Narducci finalmente arriva in Tribunale, difeso dall’avvocato Toscano, per l’attesa sentenza. E qui i magistrati accertano che le accuse mosse nei suoi confronti, ed ipotizzate dalla Procura, non avevano radici nella realtà. L’anziano parente acquisito, al quale qualcuno aveva arrecato un danno patrimoniale, non solo non era stato circuito dal carabiniere, ma questi addirittura in qualche occasione era intervenuto in favore del parente, ma non certo per penalizzarlo. Il Tribunale ha anche stabilito che l’appuntanto scelto non aveva condizionato l’anziano, nel dettare un testamento, peraltro in favore non di Narducci, ma di un terzo, e questo sulla base della testimonianza del notaio che aveva certificato come l’anziano si fosse recato da solo presso il suo studio per il testamento. Dopo 8 anni l’appuntato ritrova il sorriso e l’onore; la dignità, invece, non l’aveva mai persa.