Pina Ferro
Non ha potuto partecipare alla prima comunione del figlio, non ha condiviso con lui gioie, lacrime e difficoltà tipiche dei ragazzini che si affacciano all’adolescenza. R.V. 42 anni, originario di Foggia e residente a Verona per lavoro, è dal 1 dicembre del 2016 che non vede più il suo bambino, oggi 12enne. Da oltre due anni non riesce più ad esercitare il suo diritto alla genitorialià. La storia è simile a quella vissuta da molti altri genitori separati. Madri che tentano di “punire” il coniuge utilizzando la prole. R.V. non ha alcuna intenzione di arrendersi ed è pronto a tutte le battaglie pur di riabbracciare suo figlio che attualmente vive con la madre ad Eboli. La donna avrebbe sottratto il ragazzino al padre con la scusa di portarlo in vacanza. Ieri mattina, dinanzi al giudice monocratico Roberta Troisi della terza sezione penale del Tribunale di Salerno, ha preso il via il processo a carico della donna eburina accusata di inosservanza delle disposizioni del giudice civile, mentre a Verona è in corso un’altro procedimento penale per sottrazione di minore. R.V. in attesa dell’inizio dell’udienza, parla del suo bambino, gli occhi gli si illuminano, parla di cosa avrebbero potuto fare insieme se avesse esercitato il diritto di visita così come disposto dal giudice civile. Era il 2008 quando R.V, la moglie ed il loro piccolo nato nel 2006 si trasferirono a Verona per motivi di lavoro dell’uomo. Trascorsero pochi mesi dal trasferimento e la donna rientra ad Eboli lasciando a Verona padre e figlio. Poi, nel 2012 vengono avviate le pratiche per la separazione. All’improvviso, un giorno, la donna si presenta a Verona e chiede al marito di poter portare il bimbo in vacanza. Era solo un pretesto: la donna cambiò residenza al figlio, spostandola da Verona ad Eboli. Da quel momento comincia il calvario del 42enne. «Nonostante la sentenza di separazione del 2015 stabilisca chiaramente il calendario delle visite, è stato fatto di tutto per impedirmi di vederlo e persino di parlargli. Ho fatto tanti viaggi a vuoto da Verona ad Eboli. Ma sono sempre stato ostacolato dalla mamma, anche quando mio figlio ha fatto la Prima Comunione». R.V. ha saputo che il figlio aveva ricevuto il sacramento attraverso un messaggio sul cellulare. Nel corso degli anni si sono succedute diverse sentenze che almeno nero su bianco hanno affermato il diritto alla genitorialità del 42enne, ma purtroppo nei fatti questo non è mai accaduto. Il dramma vissuto dal 42enne è contenuta anche in una lettera inviata a Papa Francesco.